Ci sono film che pur essendo imperfetti divengono opere generazionali, vuoi per la capacità talvolta involontaria di rappresentare la perfetta istantanea di un’epoca, vuoi per la colonna sonora particolarmente rappresentativa di un genere (o sotto-genere), vuoi per tematiche universali e quindi sempre attuali.
Tra queste opere rientra certamente l’horror Trick Or Treat, uscito nel lontano 1986 e arrivato da noi ben un anno dopo con il titolo Morte a 33 giri, uno di quei rari casi in cui tutti questi fattori convergono contemporaneamente regalandoci uno scatto magistrale di come era la cultura popolare negli Stati Uniti a metà anni ’80.
All’epoca la musica heavy metal era uscita dai pub puzzolenti di Birmingham e dai localacci ambigui di Los Angeles e aveva ormai conquistato le classifiche, ma soprattutto i ragazzini: Mötley Crüe, Twisted Sister, Judas Priest, Ozzy Osbourne, Iron Maiden, W.A.S.P. e Van Halen tappezzavano le camerette di tutti i teenager con le loro facce poco rassicuranti, gli abiti in pelle e loro canzonacce rumorose e dalle tematiche sconce od oscure. Tanto che i tromboni dei Parents Music Resource Center (PMRC) guidati da Tipper Gore (moglie del democratico Al Gore) nel 1985 fecero istanza al Senato chiedendo di applicare un’etichetta di avvertimento per qualsiasi materiale audio con contenuto ritenuto offensivo. Famosi gli interventi di Dee Snider (frontman dei Twisted Sister), John Denver e Frank Zappa che però non impedirono l’introduzione dell’etichetta “Parental Advisory: Explicit Content” che ottenne esattamente l’effetto opposto: ora i ragazzini sapevano esattamente quali erano i dischi che non piacevano ai loro genitori e chiaramente diventavano così i più ricercati e venduti.
Pur se popolare, socialmente la musica heavy metal veniva stigmatizzata e questo film attacca in maniera nemmeno tanto velata questa forma di pensiero comune e di critica istituzionalizzata tipico di quel periodo che vedeva ancora nel rock più pesante lo zampino malefico di Satana pronto a corrompere le menti dei giovani, rappresentando fino alle estreme conseguenze le paure dei benpensanti e raggiungendo così vette di comicità involontaria. Ad aggiungere pepe alla questione ecco che vengono reclutati per l’occasione Gene Simmons dei KISS (all’epoca disperatamente intento a cercare di diventare un attore anche se aveva la capacità recitativa di un merluzzo bollito) e il principe dell’oscurità in persona Ozzy Osbourne nei panni del reverendo anti-rock Aaron Gilstrom.
La storia vede protagonista il giovane Eddie Weinbauer detto Ragman (Marc Price), outsider e metallaro continuamente vessato dai suoi compagni di classe con magistrali episodi di bullismo tipici dei film anni ’80, che grazie a DJ Nuke (Gene Simmons) entra in possesso dell’ultimo LP di Sammi Curr, cantante rumoroso e capellone recentemente deceduto e non ben visto dalla comunità locale (leggenda vuole che la parte sarebbe dovuta essere di Blackie Lawless degli W.A.S.P. ma alla fine fu data al ballerino Tony Fields).
Proprio il riprodurre casualmente il disco al contrario permetterà alla defunta rockstar di entrare in contatto col giovane fan e mettere in atto il suo sanguinolento piano di vendetta che diverrà sempre più incontrollato in vista di un concerto la notte di Halloween nella scuola del nostro Ragman, cui inizialmente avrebbe dovuto partecipare lo stesso Sammi Curr in persona. Tutto questo, ovviamente, non potrà che risolversi in uno scontro finale tra il ragazzino e il suo ex idolo assetato di sangue in un finale teen-horror tipicamente ottantiano che non vogliamo “spoilerare”.
Motore principale di questo Trick Or Treat è sicuramente la musica della rockstar assassina scritta e interpretata dai Fastway, band di belle speranze in cui troviamo “Fast” Eddie Clarke (storico chitarrista e fondatore dei Motörhead) e il cantante Dave King (successivamente leader della band celtic-punk Flogging Molly), che dopo un inizio di carriera promettente si mette a rincorrere suoni e stereotipi del momento confezionando sette nuovi brani (più due già editi che non fanno testo) in una collezione che raccoglie impietosamente tutti i peggiori stereotopi dell’heavy metal americano di metà anni ’80 immediatemente prima che si femminilizzasse diventando tutto capelli cotonati, make up e canzoncine zuccherose per ragazzine.
Il gioco è bello se dura poco e in effetti la title track funziona benissimo all’interno del film così come tutte le altre canzoni in fondo, ma senza il supporto delle immagini rasenta la parodia. L’album intitolato, pensate un po’, Trick Or Treat avrebbe dovuto godere della promozione fornita dal successo della pellicola ma non fu affatto così: il film fu accolto piuttosto freddamente all’epoca facendo di fatto affondare la carriera dei Fastway.
Col passare del tempo il film è diventato una sorta di piccolo culto per una ristretta cerchia di appassionati dell’horror talmente ridicolo da sfociare in commedia involontaria e per i metallari nostalgici; in ogni caso rivedendolo oggi appare un’opera talmente pregna di una tale carica nostalgica da rendere superflua una qualsiasi analisi tecnica (basti menzionare la seconda parte piuttosto confusionaria e il finale frettolosissimo) permettendo in fondo di soprassedere sui suoi innegabili difetti.
Domenico Francesco Cirillo e Vittorio “Vikk” Papa
Tracklist:
A1. Trick Or Treat
A2. After Midnight
A3. Don’t Stop The Fight
A4. Stand Up
A5. Tear Down The Walls
B1. Get Tough
B2. Hold On To The Night
B3. Heft (dall’album Fastway)
B4. If You Could See (dall’album All Fired Up)