Trash Music: celestiali melodie e atroci tormentoni, la guida alla musica “diversa”

Un punto di partenza per chi vuole cominciare ad andare a caccia dei principali reperti della discografia "altra" della musica pop italiana

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Vi ricordate la gloriosa Tunnel Edizioni? Casa editrice di Bologna attiva tra il 1995 e il 1999, ma malgrado la storia brevissima sfornò una serie di simpatiche nonché utili guide al sottomondo del camp, della “musica trash”, del cinema psicotronico (in altre parole tutte quelle pellicole bizzarre) e dell’underground in genere. Vera e propria gioia per gli autori, ma soprattutto per i lettori più curiosi.

Tutte queste pubblicazioni sono attualmente difficili da reperire, vale comunque la pena cercarle, magari in qualche negozio dell’usato o setacciare eBay; per deformazione professionale non possiamo non raccomandare in particolare il volume Trash Music: celestiali melodie e atroci tormentoni edito nel 1996.

Erano gli anni ’90 e la risacca culturale dei decenni precedenti aveva riportato alla luce decine di ritrovati vinilici che nessuno voleva più, tranne pochi appassionati tra cui l’autore F.C.N. (Fabio Casagrande Napolin ) già mente dietro Abastor, mitica fanzine (o meglio oddzne) di retro cultura pop con lo zampino di Tommaso Labranca. che venne pubblicata dal 1994 al 2000.

Come già ben chiaro sin dal titolo il volumetto di circa 100 pagine ci elenca una serie di uscite musicali “diverse”, camp, kitsch o semplicemente bizzarre. Tutto questo marasma venne definito genericamente trash music, pessimo anglicismo che non ha alcun significato (nel mondo anglosassone non esiste infatti una categoria estetica definita come musica trash). Nonostante il titolo (odiato dallo stesso autore) e la brutta copertina il libricino di nemmeno 100 pagine rimane un ottimo bignami del bizzarro musicale anni ’70 e ’80, ovviamente visto con gli occhi (e le orecchie) degli anni ’90.

Il libro propone un’agile selezione commentata di un buon numero di 45 giri presi principalmente dalla collezione personale dell’autore, a volte canzoni stupide ma geniali, ma spesso pubblicazioni stupide e inutili. Nell’epoca del primissimo internet in Italia, quando ancora non esisteva YouTube e il revival del vinile era ancora lontano, tutto questo ben di Dio poteva essere solo ritrovato tra i mercatini delle pulci spesso a poche Lire (l’Euro doveva ancora arrivare).

Letto con gli occhi di oggi ovviamente ha grossi limiti e qualche errore grossolano per gli esperti del settore, ma possiamo giustificarlo visto che non bastava cercare su Google poiché non esisteva, ma a distanza di anni rimane una fotografia interessante di quello che stava per esplodere: la moda e l’abuso del termine “musica trash” che avrebbe perso ogni straccio di significato. Nonostante il tempo trascorso che pare un’era geologica, rimane un ottimo punto di partenza per chi vuole cominciare ad andare a caccia dei principali reperti della discografia “altra” della musica pop italiana.

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