Che vi piacciano o meno i film recenti di Michael Bay con quei “robottoni” spigolosi, zuppi di CGI e traboccanti di esplosioni l’adattamento definitivo del franchise dei Transformers rimane il lungometraggio animato del 1986.
Transformers: The Movie è un esempio di cartoon pienamente godibile (cronologicamente collocato tra la seconda e la terza serie, anche se in Italia arrivò come sempre in estremo ritardo tra la terza e la quarta), nonostante fosse in sostanza uno spot promozionale per la nuova linea di giocattoli ispirati ai robot trasformabili (per lanciare i nuovi personaggi, infatti, la Hasbro non si fece scrupoli e impose nella seneggiatura quali personaggi sarebbero dovuti morire). Nulla di scandaloso perché l’intero cartone animato fu creato per pubblicizzare i giocattoli, come per tanti cartoni animati tipo He-Man and the Masters of the Universe o i G.I. Joe.
A differenza degli action-movie campioni d’incassi degli anni 2000 Transformers – The Movie, diretto da Nelson Shin (lo stesso che curò il cartone animato) fu un flop, arrivando a malapena a coprire i sei milioni di dollari di spese di produzione. Massacrato dalla critica per una storia troppo adulta, emotiva e ultra violenta (i Decepticon passano da irascibili villani ad assassini psicopatici), oltre all’animazione a tratti grossolana, curata sì da ottimi studi americani (Marvel e Sunbow) e giapponesi (Toei) che però dovettero completare il film in meno di un anno lavorando contemporaneamente anche alla serie TV (all’epoca servivano 3 mesi di lavoro per crareare un singolo episodio di 30 minuti) Solo successivamente divenne un oggetto di culto.
https://youtu.be/_25RK5GbJIc
Il merito non è esclusivamente della solita nostalgia, delle voci note prestate al doppiaggio tra i quali Leonard Nimoy (il Dr. Spock di Star Trek nella parte del mefistofelico Galvatron), Eric Idle dei Monty Paython (Wreck-Gar), Judd Nelson fresco fesco del successo di The Breakfast Club (Rodimus Prime), il celebre presentatore radiofonico americano Casey Kasem (Cliffjumper) famoso anche per essere stato la voce storica di Shaggy Rogers in Scooby-Doo, e addirittura Orson Welles (qui alla sua ultima interpretazione, nel ruolo del cyber-pianeta Unicron), ma anche, o soprattutto, della colonna sonora, divenuta, così come la pellicola, vero e proprio feticcio di quel decennio.
Le canzoni che accompagnano le battaglie tra gli eroici Autobot e i malvagi Decepticon sono come una macchina del tempo che ci riporta all’istante a metà degli anni ’80 tra energico AOR, roboante hair metal, ballate enfatiche e un tocco di synth-pop. A parte la canzone-traino The Touch che divenne una piccola hit, anche la colonna sonora fu inizialmente ignorata, facendo dapprima affondare le speranze di diversi artisti che vi parteciparono e successivamente rendendoli schiavi di Optimus Prime, Megatron e tutti i loro compari metallici.
Prendiamo ad esempio il caso del compositore Vince DiCola (noto anche per l’uso pionieristico dei sequencer nei suoi brani), legato in modo indissolubile agli anni ’80: sue sono infatti le partiture di film quali Staying Alive (1983) e soprattutto Rocky IV (1985 – in cui rimpiazzò lo storico Bill Conti, di cui ricordiamo in particolare i pezzi Heart’s On Fire e War). Nonostante sapesse poco e nulla dei Transformers, gli fu affidato il compito di comporre le partiture per il film nel suo stile immediatamente riconoscibile come Escape, Autobot/Decepticon Battle e soprattutto Death of Optimus Prime, che accompagna la scena madre del film dove, a metà del lungometraggio il capo degli Autobot (Optimus Prime o Commander secondo l’adattamento italiano) viene ferito mortalmente, tra le lacrime dei ragazzini in sala che, inaspettatamente, si trovano ad affrontare inaspettatamente la tragica esperienza della morte del protagonista della serie animata nonché personaggio più amato in assoluto (tra l’altro nel cartone animato non moriva mai nessuno).
Se da una parte il culto per il film e per il mondo dei Transformers ha fatto diventare Vince DiCola in una celebrità per le convention a tema (come la BotCon) portandolo anche a comporre le melodie per il gioco Angry Birds Transformers (sì, esiste davvero), contemporaneamente la lunga carriera da musicista e onesto turnista che prosegue tuttora è passata bellamente in secondo piano.
Stesso discorso anche per Stan Bush. Cantautore americano che ha composto svariate canzoni per il cinema, e ha rilasciato alcuni album negli anni ’90 e 2000, ma che viene menzionato esclusivamente per aver cantato l’energica The Touch, canzone-simbolo di tutta la pellicola. A risentirla oggi, con il suo testo da personal trainer sotto steroidi («You never bend, you never break / You seem to know just what it takes / You’re a fighter») sottolineato dell’urlo «You got the touch, you got the POWEEER», sembra quasi una parodia, ma è in realtà pura essenza degli anni ’80. Inrealtà The Touch venne scritta in origine per Sylvester Stallone: ebbene sì, Stan Bush l’aveva composta per la colonna sonora del film Cobra, ma poi la casa discografica decise di inserirla in questo film animato, con buona pace di Marion Cobretti.
In misura minore ha subìto la stessa sorte anche Dare, l’altra canzone da lui cantata, ma scritta da Vince DiCola, che si muove sulla falsariga the The Touch, con in più un bel tappeto di tastiere e altre esclamazioni ottimistiche tipo «Dare / Dare to believe you can survive / You hold the future in your hand / Dare / Dare to keep all your dreams alive / It’s time to take a stand / You can win if you dare».
Sul lato più “duro” della soundtrack troviamo i Lion, all’epoca gruppo esordiente di belle speranze tra hard rock e glam metal in cui militava il talentuoso chitarrista Doug Aldrich (successivamente con Dio, Whitesnake e Dead Daisies) con all’attivo solo un paio di canzoni (tra cui un brano nella colonna sonora di Friday the 13th: The Final Chapter) e un EP distribuito solo in Giappone. Qui i Lion ci regalano la cover della famosa sigla del cartoon The Transformers (Theme), quella dello slogan «Transformers, more than meets the eye!». Vedere un film che contiene per intero la sigla della serie che l’ha ispirato fa un po’ strano, in ogni caso i Lion fanno un buon lavoro proponendo una versione potente, zeppa di assoli, ma pur sempre orecchiabile, insomma nel miglior stile hair metal, in fondo eravamo nel 1986. Successivamente i nostri pubblicheranno due album di scarso successo prima di sciogliersi sul finire del decennio, ma resteranno sempre ricordati per questa cover, ben prima che rifare le sigle dei cartoon diventasse una sorta di moda.
Ancora meno c’è da dire sui N.R.G., una band heavy metal che nemmeno dopo essersi riformata sotto il nome Damn Cheetah (?) ha lasciato grandi tracce, al di fuori della canzone Instruments of Destruction qui usata come sottofondo al massacro di numerosi Autobot da parte del leader dei cattivi. Un metal grezzo abbastanza standard ma funzionale, che termina con il falsetto che fa molto Rob Halford (chiaramente tutto mooolto alla lontana).
L’edizione originale del disco si chiude con la canzone che accompagna le scorribande dei Junkions, automi riciclabili che vivono in un’immensa discarica da cui ricevono le onde TV terrestri. Quale artista migliore per descrivere un gruppo di robot che si esprime solo attraverso le citazioni televisive da loro imparate, se non chi ha fatto del parodiare gli altri un’arte? Stiamo parlando di un allora giovane “Weird Al” Yankovic che arrivava dal successo di Eat It (parodia di Beat It). Il suo inno all’imbecillità Dare to Be Stupid non solo ha un testo composto da espressioni proverbiali, frasi fatte e slogan televisivi, ma oltretutto è musicato in modo da essere una perfetta imitazione dello stile dei Devo: pare che lo stesso Mark Mothersbaugh, dopo averla ascoltata, abbia detto che “Weird Al” Yankovic era riuscito a cogliere l’essenza dei Devo meglio di loro stessi! Per non parlare del folle videoclip che non a caso ricicla molti spezzoni di bizzarrie del passato.
Ironicamente, ai tempi il buon Weird Al e le sue parodie demenziali erano visti come un fuoco di paglia che sarebbe sparito presto, e invece dopo più di trent’anni e milioni di dischi venduti è ancora qui a pigliare per il culo un po’ chiunque. Alla fine quello che sembrava più fuori posto di tutti è stato l’unico a non sparire o farsi fagocitare dalla fama dei “robottoni” della Hasbro.
Nel 2007 la colonna sonora è stata ripubblicata in concomitanza con il ventesimo anniversario del film, in versione rimasterizzata e con l’aggiunta di quattro nuove tracce aggiuntive: tre strumentali, Unicron Medley, Moon Base 2 – Shuttle Launch, Megatron Must Be Stopped (Parts 1 and 2) firmati da Vince DiCola, più un’ennesima variante del The Transformers (Theme), stavolta ad opera dello stesso Stan Bush che ormai si sarà rassegnato al suo destino (aveva anche provato a fare un’ulteriore versione da usare per il Transformers di Michael Bay del 2007 ma non fu accettata per il film).
Per finire la traccia Unicron Medley è forse una delle cose migliori del disco, cupa e opprimente il giusto, però ricorda qualcosa… Sì, la parte iniziale con quei sibili è praticamente ripresa da Drago Suite, il tema di Ivan Drago tratto proprio da quel Rocky IV di cui si parlava prima. Una colonna sonora del genere non poteva che culminare in una simile (auto)citazione. Il che la rende ancor oggi, in questo periodo di revival perenne, ottima da inserire all’interno di qualche playlist da ascoltare quando si va in palestra o per qualche festa a tema.
Federico Tiraboschi e Vittorio “Vikk” Papa
Tracce (versione originale):
A1. Stan Bush – The Touch
A2. N.R.G. – Instruments Of Destruction
A3. Vince DiCola – Death Of Optimus Prime (strumentale)
A4. Stan Bush – Dare
A5. Spectre General – Nothin’s Gonna Stand In Our Way (John Farnham cover)
B1. Lion – The Transformers (Theme)
B2. Vince DiCola – Escape (strumentale)
B3. Spectre General – Hunger
B4. Vince DiCola- Autobot/Decepticon Battle (strumentale)
B5. “Weird Al” Yankovic – Dare To Be Stupid
Tracce (ristampa del 2007):
01. Stan Bush – The Touch
02. N.R.G. – Instruments Of Destruction
03. Vince DiCola – Death Of Optimus Prime (strumentale)
04. Stan Bush – Dare
05. Spectre General – Nothin’s Gonna Stand In Our Way (John Farnham cover)
06. Lion – The Transformers (Theme)
07. Vince DiCola – Escape (strumentale)
08. Spectre General – Hunger
09. Vince DiCola- Autobot/Decepticon Battle (strumentale)
10. “Weird Al” Yankovic – Dare To Be Stupid
11. Vince DiCola – Unicron Medley (strumentale) (Bonus Track)
12. Vince DiCola – Moon Base 2 – Shuttle Launch (strumentale) (Bonus Track)
13. Vince DiCola – Megatron Must Be Stopped (Pts. 1 And 2) (strumentale) (Bonus Track)
14. Vince DiCola And Stan Bush- The Transformers® (Theme) (Alternate Version) (Bonus Track)