Con Toto Cutugno se ne va un vero pezzo di storia vivente. Uno dei paladini della musica e cultura italiana all’estero, semplice e popolare come un piatto di spaghetti al pomodoro ma proprio per questo capace di raggiungere milioni di persone.
Si sa, una lunga carriera ha certamente canzoni molto belle, canzoni meno belle e canzoni molto brutte. Oggi vogliamo ricordarlo con 12 canzoni che abbiamo pescato nella sua lunga e variopinta discografia che noi ricordiamo sempre con un piacevole sorriso.
Una domenica italiana (1987)
Sul finire degli anni ’80 Toto Cutugno divenne, oltre che cantante di successo con presenza fissa al Festival di Sanremo, anche un volto rassicurante per le famiglie italiane conducendo Domenica in… seguitissimo programma-contenitore domenicale in onda su Rai 1. Quale migliore occasione per firmarne anche la sigla che non poteva essere se non Una domenica italiana.
Voglio andare a vivere in campagna (1995)
Se mischiamo in quantità assolutamente casuali un po’ di Apache dei The Shadows, le chitarre dei Gipsy Kings, qualche passaggio di Nights In White Satin dei The Moody Blues, una buona dose de Il ragazzo della Via Gluck di Adriano Celentano, un pizzico di Jesahel dei Delirium e una generosa quantità di sigla di Hazzard, cosa potremmo ottenere? Pressappoco questa Voglio andare a vivere in campagna, gioiello folk-rock del 1995 incompreso dalla giuria di Sanremo che lo fece arrivare solo diciassettesimo.
Insieme: 1992 (1990)
Il pathos e la drammaticità da telenovela sudamericana («Con te, cosi lontano e diverso, con te, amico che credevo perso, Io e te, sotto lo stesso sogno») mista a un certo retrogusto di coro da stadio («Insieme, unite, unite, Europe») e la musicalità da un jingle televisivo («L’Europa non è lontana, c’è una canzone italiana»). Insieme: 1992 non avrà fatto breccia tra i patri confini, ma è diventata una hit d’oltralpe vincendo l’Eurofestival nel 1990. Buongustai.
Piacere Raiuno (1989)
Dopo Domenica in… e relativa sigla iconica, ecco che Toto arriva a condurre Piacere Rai Uno, assieme al giornalista Piero Badaloni e Simona Marchini, un programma d’intrattenimento quotidiano che allietava tutte le casalinghe italiane mentre preparavano il pranzo. Anche in questo caso non poteva mancare la sigletta interpretata dal nostro eroe che, mefistofelicamente, accrocchia un abile mix di parecchi successi passati e li risputa fuori con invidiabile nonchalance, regalandoci un ritornello ipnotico.
Albatros – Volo AZ 504 (1976)
Se associate Toto Cutugno ai suoi testi nazional-popolari da canticchiare allegramente andatevi a ripescare questa gemma funk psichedelica degli Albatros, band capitanata dal nostro prima della svolta solista. Una sorta di spoken word con un tema scomodo: l’aborto. Soprattutto al Festival di Sanremo e soprattutto se in Italia nel 1976 non era stato ancora legalizzato. Difatti la protagonista prende un volo (Alitalia, bei tempi) per andare ad abortire all’estero.
C’est Venice (1986)
Dal disco Azzurra malinconia che noi amiamo, troviamo questo sound-alike (o sarebbe meglio dire tarocco) dei Rondò Veneziano, con il testo che è un pastiche paraculo di francese e italiano per accaparrarsi i turisti internazionali della laguna con versi del calibro di «Quante volte ho pensato che se non ci fosse Venezia / dove andrebbero gli innamorati a sognare Venezia». Praticamente è la trama di Inception.
L’italiano (in cinese) (2017)
Nel 2017 Toto nazionale torna a far parlare/discutere per la sua versione in cinese de L’italiano, brano commissionato per il nuovo programma di Real Time Italiani made in China con tanto di videoclip girato in via Sarpi, le Chinatown milanese, mentre canta il suo più popolare successo in cinese.
Mademoiselle ça va (1986)
In chiusura del già citato Azzurra malinconia arriva una vera e propria bomba: un grammelot tra francese, italiano, napoletano e spagnolo dall’immortale testo senza senso e, ovviamente, dal ritornello appiccicoso da cantare tutti insieme.
Aio’ Aio’ Polinesia (1980)
Non ci si aspetterebbe davvero che anche “l’italiano vero” per eccellenza possa cedere al fascino di terre lontane come la Polinesia, e invece anche il secondo posto più celebre di Sanremo si abbandona all’incanto tropicale e dedica nel 1980 un pezzo tutta energia alle remote isole del Pacifico. Nasce così Aiò aiò Polinesia, misconosciuto lato B del singolo Innamorati che sarebbe davvero un peccato mortale dimenticare.
Mister X & Co. – Guappati Guappatu (1977)
Toto Cutugno prima di essere Toto Cutugno. Qui alle prese con la sigla della trasmissione televisiva della RAI Arrivano i mostri, una perla poliglotta nonsense dimenticata, ma graziosissima.
Mi piacerebbe… (Andare al mare… di lunedì…) (1985)
Quando penso al mare e all’estate penso immediatamente a questo sfacciato tormentone estivo anni ’80 con fiati a tutta manetta, cori martellanti e un basso sintetizzato riconoscibilissimo. A parte il ritornello da cantare a squarciagola con il braccino fuori dal finestrino della macchina, il brano è caratterizzato dalla disarmante autoconsapevolezza di Toto Cutugno di assomigliare/imitare contemporaneamente Adriano Celentano e Vasco Rossi nello stile vocale, testimoniato nel delirante skit finale.
Rappa rappa (2008)
In un tentativo di rilancio nazional-popolare Toto partecipa a Sanremo con Un falco chiuso in gabbia e a ruota pubblica il suo nuovo album. Una raccolta di classiche ballate ma anche canzoni frizzantine tra spicca l’incredibile Rappa rappa dove il nostro prova a fare un rap! ammiccando languidamente con un poco originale «me gusta il rappa rappa». Ecco che voce suadente e ammiccamenti verso la giovane fanciulla di turno fa capire quali siano le sue intenzioni, con giochi di parole al limite del ritiro della patente di cantautore.