Federico Zampaglione sul sito dei Tiromancino liquidava senza dettagli il suo album di debutto fornendo questa spiegazione: «il materiale relativo a questo disco non è volutamente disponibile, perché purtroppo lo ritengo uno dei cinque dischi più brutti nella storia dell’umanità». Per dovere di cronaca ci pensiamo noi a fornirvi i dettagli.
Forse il giudzio di Mr. Tiromancino è sin troppo severo anche se il disco uscito a nome Tiromancyno è senza ombra di dubbio una sonora schifezza prodotta da tale Thoty (artefice dell’inutile singolo Love Is… nel 1985) e Stefano Borzi. Giovani? Confusi? Giovani confusi? Poco importa perché qui ci troviamo una collezione di canzoni che mischiano i peggiori scarti anni ’80 con i suoni più brutti dei primi ’90, senza una direzione ben precisa, barcamenandosi tra pop, funky, puntatine rock e R&B. Tutto e niente, insomma; più niente che tutto ad essere sinceri.
Oltre al deprecabile e fastidioso sound da tardi anni ’80 che tanto ricorda siglacce come quelle di Colpo Grosso quello che veramente fa male alle orecchie sono i testi di Zampaglione, che potremmo definire naïf, ma solo con un eccesso di bontà.
L’album inizia in maniera sinistra con i primi versi sussurrati di Adesso seguimi: «camminando piano andiamo incontro alla realtà, qui non c’è più nessuno, storie perse dentro a un bar» roba indegna anche di un Luca Carboni prepuberale, mentre la musica è un frappè di funky-pop-rock da infimo night club, con un ritornello che cerca un disperato appeal che non c’è. Potremmo finire tranquiillamente qui perché in tutti i restanti 12 brani cambieranno le percentuali dei diversi elementi ma non il risulato finale, dando l’impressione di ascoltare continuamente la stessa pessima canzone.
Se si decide di continuare l’ascolto si viene però premiati, perché la successiva Il gigante di gomma è uno degli highlight del disco per la sinergia di musica sconnessa e liriche che parlano di un ragazzo appassionato di body building che scopre il suo lato femminile, trasformandosi senza motivo in un transgender: «per sentirti più bello t’è volato l’uccello». Poesia.
Altro brano degno di nota è il funk sintetico di Non ne posso più dominato da suoni MIDI davvero ai limiti della legalità. Sullo stesso canovaccio, ma con l’aggiunta di un testo quasi rappato, segue il brano più “famoso” del lotto, il singolo Cappuccetto Rosso, pubblicato l’anno precedente e presente in ben due versioni (entrambe rigorosamente inutili); evidentemente era stato pensato dalla casa discografica (per la cronaca la BMG) come un vero capolavoro che avrebbe dovuto lanciare il gruppo nell’Olimpo del pop. Si tratta di una rivisitazione della famosa fiaba con una serie di doppi sensi neppure troppo velati «fammi vedere sotto la mantella, mamma mia che ben di Dio … che mani grandi così ti tocco meglio, baby baby baby un po’ più giù». Posto che chiunque metta la parola «baby» in una canzone italiana si merita la garrota, noi preferiamo di gran lunga la versione di questa fiaba cantata da Franco Franchi e Ilona Staller.
Un album davvero brutto sotto tutti i punti di vista, dove non si salva neppure lo scatto in copertina con un Federico Zampaglione partcolarmente inguardabile che, inspiegabilmente a petto nudo, sembra il fratello sfigato di Scialpi; non facciamo fatica a comprendere perché abbia voluto sbarazzasi in fretta di questa decidendo anche di cambiare nome per i lavori successivi (anche perché Tiromancyno non si poteva proprio leggere).



Questa grandissima ciofeca è riuscita a vendere ben 3000 copie e per fortuna non è mai stata ristampata, ma curiosamente i brani sono presenti nella raccolta Le origini dei Tiromancino, pubblicata nel 2008. Probabilmente le canzoni non erano poi così brutte da non essere riesumente e raccattare qualche punto SIAE.
Tracklist:
01. Adesso Seguimi
02. Il Gigante di Gomma
03. Un Giorno Qualunque
04. Non Ne Posso Più
05. Come un Animale
06. Cappuccetto Rosso
07. Al Relefono
08. Dove Hai Messo l’Anima
09. Cambierei
10. Africa Dance
11. Cappuccetto Rosso (Club Remix)
12. Follow Me