Chi non conosce Elvis Presley? Fra miti, leggende e musica più o meno riuscita si può dire che è stato il primo vero mito della musica pop(olare) mondiale.
Un mito costruito sulla sua grande voce, ma anche sulla sua immagine: il ribelle con la giacca di pelle e il ciuffo che ancheggia in maniera sessualmente esplicita, il bravo ragazzo che parte per il servizio militare e poi sbarca al cinema tra pessime commediole e canzonette languide, fino al periodo Las Vegas a fine carriera: ormai l’ombra di sé stesso (non solo fisicamente) Elvis è praticamente una macchietta che veste riprovevoli abiti da circo e che ai giorni nostri non sfigurerebbe in una delle tante trasmissioni-contenitore di dubbio gusto che impestano da troppo tempo i palinsesti della televisione italiana.
Se Elvis Presley fosse ancora vivo che canzoni reinterpreterebbe oggi? Sì, perché pur avendo cantato oltre 600 brani Elvis non ha mai scritto una singola nota. La risposta ha provato a darcela James Brown (non quel James Brown!), meglio noto come The King. Un postino nordirlandese con il pallino di Elvis che ogni tanto si esibiva ai matrimoni per via della sua voce naturalmente simile a quella della star di Memphis: tutto questo fino a quando nel 1997 non si esibì in un bar di Belfast con Suspicious Minds e The Wonder of You attirando l’attenzione del cantautore locale, produttore discografico nonché ex frontman degli Energy Orchard, Bap Kennedy. Probabilmente tra una pinta e l’altra nacque la bizzarra idea di far registrare a Brown la canzone Come As You Are dei Nirvana cantata à la Elvis, ben 20 anni prima che gli Elvana se ne uscissero con questa bella trovata (una cover band dei Nirvana con un moderno Elvis alla voce).
Il brano fu un piccolo caso, non solo perché il ritorno di fiamma di Elvis Presley sarebbe arrivato solo qualche anno più tardi grazie al remix dance di A Little Less Conversation dei Junkie XL ma anche perché James Brown/The King non parodiava né si sforzava di imitare in ogni particolare Elvis preferendo invece un approccio dannatamente spontaneo. Ecco che il successo inaspettato spinse i due a registrare un intero album di cover di brani di/portati al successo da cantanti deceduti interpretati come solo Elvis avrebbe potuto fare, intitolato emblematicamente Gravelands.
Le cover più notevoli oltre alla già citata Come As You Are (di cui esiste anche una folle versione in giapponese) sono senz’altro Love Will Tear Us Apart dei Joy Division (vabbeh, già l’originale aveva un tiro da crooner), Sweet Home Alabama dei Lynyrd Skynyrd o No Woman No Cry di Bob Marley: le altre sono meno riuscite come l’orrenda Whiskey In The Jar portata al successo dai Thin Lizzy, la pasticciatissima Working Class Hero di John Lennon o la versione da fetido pianobar di New York, New York. Peccato per una versione non proprio convincente di Whole Lotta Rosie degli AC/DC con un palese pubblico in playback, manco fosse Pupo con il suo Canada’s Wonderland. Comunque applausi.
https://youtu.be/vkGeH3j8zaM?list=PLYVZwXG7nis1Fw4X6IjUluY5viGO61EIn
Anche in questo caso non mancano i brutti scivoloni come Good Vibrations dei Beach Boys dalle tinte reggae (!) o una spompatissima Pretty Vacant dei Sex Pistols, mentre la palma per la cover più divertente/improbabile va questa volta a Under the Bridge dei Red Hot Chili Peppers. Per qualche assurdo caso la sua cover di King of the Road di Roger Miller venne usata per uno spot Audi del 2001 sulla TV tedesca.
https://youtu.be/u9vDdRzsZyU?list=PLYVZwXG7nis0xqNyUno7Fxhmpd6-46GqN
Nonostante l’exploit commerciale sia durato il tempo di un singoletto il nostro James Brown irlandese continua imperterrito la sua vita parallela e, forse montatosi un po’ la testa, decide nel 2005 di pubblicare Any Way You Want Me, un album di inediti che ovviamente non interessava a nessuno. Poco male, i concerti in Irlanda del Nord e in Europa (soprattutto Germania) non mancano, garantendogli così un’allegra pensione con il suo hobby preferito.
Provocazione, omaggio o semplice divertimento? Decidete voi. Sicuramente consigliato agli amanti del rock con un senso dell’umorismo.
Gravelands (1997, ristampato nel 1998)
Tracce:
01. Come As You Are (Nirvana cover)
02. Love Will Tear Us Apart (Joy Division cover)
03. Song To The Siren (Tim Buckley cover)
04. Whiskey In The Jar (trad. – resa famosa dai Thin Lizzy)
05. I Heard It Through The Grapevine (Gladys Knight & the Pips cover)
06. Blockbuster (Sweet cover)
07. Sweet Home Alabama (Lynyrd Skynyrd cover)
08. Working Class Hero (John Lennon cover)
09. Somethin’ Else (Eddie Cochran cover)
10. All Or Nothing (The Small Faces cover)
11. 20th Century Boy (T-Rex cover)
12. Dock Of The Bay (Otis Redding cover)
13. Piece Of My Heart (Erma Franklin cover)
14. No Woman No Cry (Bob Morley cover)
15. Woodoo Chile (Jimi Hendrix cover)
16. Whole Lotta Rosie (AC/DC cover)
17. New York, New York (Liza Minnelli cover)
18. That’s Alright, Mama (Arthur “Big Boy” Crudup cover) [traccia fantasma]
Return To Splendor (2000)
Tracce:
01. Sympathy For The Devil (The Rolling Stones cover)
02. L.A. Woman (The Doors cover)
03. Under The Bridge Under the Bridge (Red Hot Chili Peppers cover)
04. The House is Rockin’ (Stevie Ray Vaughan cover)
05. Whole Lotta Love (Led Zeppelin cover)
06. You Got It (Roy Orbison cover)
07. Everybody’s Talkin’ (Harry Nilsson cover)
08. Child Of A Preacher Man (Dusty Springfield cover)
09. King of the Road (Roger Miller cover)
10. Good Vibrations (The Beach Boys cover)
11. Crazy Little Thing Called Love (Queen cover)
12. Pretty Vacant (Sex Pistols cover)
13. Hoochie Coochie Man (Muddy Waters cover)
14. Take Me Home, Country Roads (John Denver cover)
15. What A Wonderful World (Louis Armstrong cover)