
Com’è facilmente intuibile gli ingredienti sono praticamente invariati: musica da balera, testi “birichini”, sfondo bucolico e immancabili basi latino-americane. Il tutto con il cervello rigorosamente spento.
Se il primo capitolo poteva avere qualche parentesi che riusciva a intrattenere qualche incauto ascoltatore avvinazzatosi con ettolitri di Tavernello, qui siamo su livelli francamente insopportabili: Roby Santini vorrebbe essere più divertente di una normale orchestra da ballo (“Mi Son Stuf”), ma senza voler per forza di cose essere etichettato come cantante comico (“Mille Euro Al Mese”), vorrebbe avere dei suoni tra il radiofonico e le canzoncine da spiaggia (“Puta Mala Flaca”), ma con un tocco più casereccio per renderlo immediatamente riconoscibile e personale (“Rosina”).
Il risultato è esattamente l’opposto e questo secondo capitolo dell’ex produttore dance improvvisatosi “ragazzo di campagna” galleggia in un limbo di suoni vuoti, umorismo che non fa ridere, finto intrattenimento e arrangiamenti latini veri come i capelli di Richard Benson.
Il non plus ultra nel nulla sono i brani di stereotipata comicità da due soldi bucati come “Puzza Sffiatà”, “El Pirulin”, “Cozza”, “Rigaton” o nel “migliore” dei casi “La Patata”, dove con un “colpo di assoluta e inedita genialità” tesse le lodi dell’organo riproduttivo femminile mascherandolo con “inediti” doppi sensi.
Perché tutto questo? Onestamente non lo so, ma sapere che è uscito anche un terzo imperdibile capitolo di questa saga mi fa temere il peggio.
Tracklist:
01. Rosina
02. Mille Euro Al Mese
03. Puzza Sffiatà
04. El Pirulin
05. La Patata
06. Cozza
07. La Sposa Me
08. Mi Son Stuf
09. Puta Mala Flaca
10. Rigaton