Il “personaggio” Richard Benson, è diventato ormai un personaggio quasi nazional-popolare per le sue comparsate sulle reti Rai (famosa la sua premiazione come “nuovo volto televisivo” a La Grande Notte di Rai 2 e successivamente ospite fisso a Stile Libero) come esperto musicale in ambito rock, ruolo che ricopre con estrema schiettezza dal 2004 su TeleVita (emittente locale romana).
E’ giusto ricordarlo però per la sua attività principale, ovvero quella di musicista che, a detta sua, lo ha reso famoso in tutto il mondo, soprattutto in America. “Madre Tortura” è in realtà il primo album vero e proprio dal chitarrista “britannico” (?), ma romano d’adozione, prima che un tragico (?) incidente lo menomasse nei movimenti; la tracklist è composta da 7 brani di cui uno parlato e 3 basi, ma andiamo con ordine.
La title track nelle intenzioni sarebbe dovuto essere un pezzo probabilmente metal progressive (genere che spesso Richard asserisce di suonare), ma in realtà si tratta di un polpettone rock dalle tinte plumbee di oltre 9 minuti, su cui Benson declama le sue liriche (troppo?) ermetiche contro la corruzione ecclesiastica, strizzando un occhio e forse due al Renato Zero più teatrale.
“C’è Ancora un Colore Nella Notte” è una canzone blueseggiante che inizialmente è anche piacevole, nonostante l’imprecisione esecutiva del chitarrista (pecca non da poco visto che il nostro si presenta come un virtuoso della 6 corde), purtroppo il tutto viene rovinato da assoli masturbatori che avrebbero dovuto richiamare lo stile neoclassico di Yngwie Malmsteen, ma che non c’entrano assolutamente nulla con il contesto in cui sono inseriti.
“Gerarchia Infernale” è invece una traccia solo recitata in cui si può “ammirare” la poetica bensoniana: tre minuti scarsi di nulla, tra declamazioni anti-ecclesisatiche (ancora!) e pseudo-ermetismo. L’ultima vera canzone è un’altro pezzo strumentale “Adagio in Re” (probabilmente la canzone migliore del lotto) che si apre bene con un piacevole riff hard rock che sciaguratamente verrà riproposto per tutta la durata del pezzo (per fortuna abbastanza breve), con un’esecuzione non certo impeccabile per un chitarrista della sua esperienza con alle spalle anche dei video didattici e che millanta collaborazioni prestigiose. Vabbè.
Come già accennato le ultime tre tracce consistono nelle sole basi delle prime tre canzoni, utili solo nel caso qualcuno voglia imitare il mitico guitar hero dall’improponibile parruccone.
Disco brutto, piatto, senza idee e suonato pure male… Piuttosto che ascoltare questa porcheria è meglio continuare a vedere Richard scorrazzare in televisione e ascoltare le sue storielle su Màrlin Manson.
Tracklist:
01. Madre Tortura
02. C’è Ancora un Colore Nella Notte
03. Gerarchie Infernali
04. Adagio in Re (strumentale)
05. Madre tortura (base)
06. C’è ancora un colore nella notte (base)
07. Gerarchie Infernali (base)