Renato Pareti Fino al collo

Siamo nella cacca fino al collo: la canzone cult di Renato Pareti

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Renato Pareti Fino al colloNel periodo storico dei cosiddetti “anni di piombo”, quasi a far da controcanto agli episodi quotidiani di cronaca nera, violenza e lotta armata, sorge spontaneamente un’esigenza di leggerezza che trova ampio sfogo in televisione, al cinema, nella moda come nella canzone.

Così, come ne è espressione sul fronte cinematografico tutto il filone di commedie pseudo sexy di quel periodo (quelle con Lino Banfi, Alvaro Vitali, Edwige Fenech e compagnia bella per intenderci), non era quindi affatto casuale che anche musicalmente la si buttasse nel cazzeggio, con risultati ovviamente alterni e il buongusto che andava a farsi spesso benedire.

Tra gli altri il cantautore Renato Pareti, il quale ci sguazza divertito eccome, senza farsi mancare nulla. In primis la copertina del suo 45 giri del 1979 Fino al collo, già incoronata su queste pagine come una tra le più brutte di sempre della discografia italiana, in cui peraltro con vaga tendenza didascalica il nostro lascia davvero poco spazio a distorte interpretazioni sul titolo e senso della canzone.

In secondo luogo non ci viene risparmiato neppure il video nel quale con pochezza di mezzi si realizza un piccolo gioiello di rara bruttezza che comprende un po’ tutto, dall’imitazione di Gesù al cattivo gusto degli arredi (benché sia pur sempre carino vedere cose che un tempo occupavano i salotti e oggi nella migliore delle ipotesi arredano le case vacanza di infimo ordine). Peccato che non sia stato girato in un water gigantesco. Occasione sprecata.

In ultima analisi il testo che, come suggeriva la copertina ci racconta della tragica situazione dell’epoca. Da quell’humus sociale esplosivo ci si aspetterebbero badilate di satira ficcante a destra e sinistra o quantomeno il desiderio di evasione e divertimento, invece Renato Pareti si limita a ripeterci ossessivamente che «navighiamo nella cacca fino al collo». Il j’accuse…! del cantautore è un mix letale di rassegnazione collettiva e accidia di gregge, senza prendere né accennare alcuna posizione di sorta. Certo non ci si poteva aspettare una roba incendiaria come Io se fossi Dio (guarda caso pubblicata nello stesso anno da Giorgio Gaber) ma anche un «piove, governo ladro» a questo punto sarebbe stato meglio di quell’insistente «navighiamo nella cacca fino al collo». Non basta certo usare la parola cacca per rendere minimamente interessante una canzone che non ci lascia nulla se non quel sapore un po’ strano di un incrocio blasfemo tra una canzone a caso di Toto Cutugno e qualche musichetta da sagra paesana.

Pur non riuscendo mai a diventare una stella di prima grandezza Renato Parenti negli anni ha continuato a lavorare nel magnifico sottobosco di autori, produttori e musicisti, con produzioni poliedriche (Zecchino d’oro, l’inno dell’Inter) e spesso di livello (Ornella Vanoni, Roberto Vecchioni, Fiorella Mannoia), ma anche più leggere (Pino D’Angiò, Amanda Lear, senza dimenticare che ha scritto Non m’annoio e Una tribù che balla insieme a Jovanotti), come in questo caso.

Una cosa è certa, il ritornello è diabolico, fate attenzione a non ascoltare il brano fino in fondo altrimenti ne rimarrete imprigionati… fino al collo.

Fino al collo

Mi dici che non ne puoi più …
lo dici a me che vorrei essere un bantù,
ma forse è scomodo girare per la giungla senza un drink
e allora c’è che resto qui.

Barabba blu, Scaramacai …
non so più neanche cosa dico amore mio, oh Dio …
ce ne son tanti che non sanno cosa dicon più di me,
per uno in più che male c’è?

Io non so chi ha ragione oppure no,
ma ci troviamo nella cacca fino al collo.
Io, tu noi, son compresi anche gli eroi,
navighiamo nella cacca fino al collo.

C’è un mio amico sorridente, che mi dice “buonanotte!
Non pensarci che non cambia proprio niente”,
ma c’è anche “2 novembre” che con aria da civetta
vede solo come pasto una michetta.

Io non so chi ha ragione oppure no,
ma la puzza sta salendo sempre più.

Non parli più, non parlo più,
però in compenso ci vediamo le TV,
così impariamo tante cose sbrindolati sul sofà,
contento me, contenta tu.

Ci fossi tu, Gesù, Gesù…
saresti pronto per la croce ancor di più,
vorrei parlarti di persona, consultarmi un po’ con te,
non prego mai non prego più.

Io non so chi ha ragione oppure no,
ma ci troviamo nella cacca fino al collo.
Io, tu noi, son compresi anche gli eroi,
navighiamo nella cacca fino al collo.

Forse un modo ci sarebbe per calmare la bufera:
rimboccarci mani e piedi, tutta forza avanti!
Ma il problema è sempre uguale… chi comincia? Tu, per primo!
E’ più facile convincere un bambino.

Io non so chi ha ragione oppure no,
ma la puzza già si sente fin quassù.
Io non so chi ha ragione oppure no,
ma ci troviamo nella cacca fino al collo.

Io, tu noi, cantautori e parolai,
tutti quanti nella cacca fino al collo.
E la cosa più spaziale è che c’è rassegnazione,
solo in questo siamo insieme, bella comunione!

Colpa nostra, colpa a destra, colpa a manca, colpa, colpa!
Non viviamo certo meglio della talpa …
Io non so chi ha ragione oppure no,
ma la puzza è già arrivata

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