Prima di iniziare a parlarvi di questo Canada’s Wonderland è doverosa una contestualizzazione. La DV More Records, piccola etichetta discografica di Milano, a partire dai primi anni ’90 ha costruito la propria fortuna mettendo sotto contratto artisti degli anni ’80 ormai in declino e reincidendo i loro successi con arrangiamenti più attuali (ma dalla qualità effettiva delle basi midi) e attuando una strategia di vendita su larga scala del tipo “10000 Lire nei cestoni dei supermercati”.
Ricordate che nei primi anni ’90 non era ancora stato sdoganato il trash per i ragazzini in discoteca e non esisteva nemmeno L’isola dei famosi per rilanciare le sgangherate meteore degli anni ’80, dunque artisti del calibro di Adriano Pappalardo, Marcella Bella, Cristiano Malgioglio, Ivan Cattaneo, Garbo, Donatella Rettore e molti altri hanno prestato i loro grandi successi per questa operazione di restyling “de noantri”.
Tra le uscite della DV More, la più interessante per gli appassionati di “musica per stomaci forti”, come senza dubbio voi siete se state leggendo questa recensione, è indiscutibilmente il live in Canada di Pupo, datato 1991.
Vi starete chiedendo «perché mail il live di Pupo è la punta di diamante della DV More?». Semplice. Perché è un live finto come i soldi di cioccolata.
Non una sovraincisione, come in molti hanno fatto, ma proprio una registrazione in studio, con l’aggiunta in postproduzione di urla, applausi e cori del pubblico; il fatto è che non c’è bisogno di avere l’orecchio musicale di Phil Spector per sentire che queste aggiunte di pubblico sono fintissime.
E non è finita qui, oltre alla presentazione dei musicisti e alla tracklist che segue il climax di un vero live, c’è anche l’introduzione di un improbabile presentatore italo-canadese, dall’eloquente nome Johnny Lombardi; inoltre spesso e volentieri Pupo si sofferma a dialogare con il “suo pubblico”, come ad esempio in Lo devo solo a te in cui afferma: «Grazie, sono felice di incontrarvi ancora, sono venuto tante volte a Toronto ma questa volta è particolare, infatti registreremo stasera tutto il concerto, e diventerà il mio primo disco dal vivo! Grazie!», il tutto seguito da cori di ragazzine (canadesi?) inneggianti «Pu-po! Pu-Po! Pu-Po!».
Qualche traccia dopo, in Vita da artista, possiamo sentire Pupo dichiarare: «Questa è la mia confessione, mi piacerebbe dirlo anche in inglese per quei pochi che sono qui stasera e non capiscono l’italiano …Vabbè, semmai mi dite dopo come si dice ed io glielo dico». Ancora, in Gelato al cioccolato, verso la fine del live, il cantautore toscano dichiara didascalicamente: «E così sento che avete voglia di cantare, eh? Avete voglia di cantare con me? Dai tutti insieme, dai!» seguito dalle solite ragazzine che intonano il ritornello per quattro volte di fila palesemente in loop, dopodiché alla fine del quarto giro esplode una folla disumana da stadio, come se d’improvviso uno squadrone di hooligans temporaneamente sopito si fosse risvegliato e avesse invaso il campo.
Ciliegina sulla torta, l’interno della copertina è costituito unicamente da una foto su due facciate di pupo su un palco, davanti a una folla oceanica (di anziani) che di canadese ha ben poco: probabilmente era un live alla festa dell’Unità di Fiesole, in cui il nostro deve avere peraltro cantato in playback.
Non mi soffermerò sugli altri pezzi, lascio al coraggio dei lettori provare ad ascoltare il disco per intero almeno una volta. Per concludere, devo riconoscere che trovo geniale l’idea di ambientare il finto live in Canada: dubito che un qualsivoglia canadese si prenda la briga di contestare la veridicità di un album live di Pupo; il Canada è distante: occhio non vede, cuore non duole. DV More 1 – Canada 0.