A solo un anno di distanza dalla pubblicazione del singolo d’esordio dedicato a Bob Dylan & Co. e alle tipiche beat-proteste all’italiana dell’epoca, viene messo alle stampe dalla Ricordi il secondo 45 giri di Pippo Franco che forse ingiustamente ha avuto poca notorietà nell’ambito dei racconti surreali musicati dal nostro Pippo col naso.
Proprio quegli anni si riveleranno per il nostro Pippo l’anticamera della notorietà mediatica che di lì a poco lo portranno al vero successo di pubblico tra cinema e televisione.
Nel corso del 1969 infatti, sempre spalleggiato dal poliedrico Maurizio Costanzo, entra finalmente a far parte in maniera definitiva nel nucleo originario del Bagaglino assieme a Pino Caruso, Oreste Lionello ed Enrico Montesano e in ambito cinematografico gira quattro film. Nello stesso tempo prosegue febbrilmente anche la fiorente carriera televisiva all’interno di molti varietà della Rai oltre a diverse trasmissioni radiofoniche. Per non farsi mancare nemmeno una svirgolata in campo discografico, scrive e interpreta la colonna sonora del film spaghetti-western L’odio è il mio Dio.
In tutto questo incessante turbinio di impegni tra cinema, teatro e televisione, il nostro Pippo riesce pure a trovare il tempo di proseguire la sua carriera discografica personale e dopo il già citato 7” d’esordio e il suo primo LP I personaggi di Pippo Franco dello stesso anno, manda alle stampe il suo secondo 45 giri La licantropia/Qualsiasi cosa faccio, portando a casa un ulteriore carico di consensi di publico e critica.
https://youtu.be/KH7jFY50IwA
Ma veniamo al nostro singolo: il lato A La licantropia è famosa, oltre che per la sua vena di racconto surreale, per il semplice fatto che concorrerà nel Cantagiro dello stesso anno all’interno del Girone C dedicato alle nuove proposte folk, piazzandosi putroppo solo al 22° posto.
Ad un primo ascolto si rivela il classico raccontino dal sorriso facile, di quelli che si ascoltano a perdifiato a mo’ di filastrocca e si stampano in testa grazie ad una struttura melodica ripetitiva. Con un accento italo-francese da far invidia ad Alain Delon, il nostro Pippo ci racconta la sua storia d’amore con una licantropa di cui non aveva inizialmente intuito la vera natura in una chiave rhythm and blues, dove si sussegue un continuo concatenarsi di eventi correlati alla “dolce metà” del nostro Pippo che si ritroverà, ahilui, ad aver sposato una lupa mannara che lo perseguiterà.
https://youtu.be/RCkhGbwMwCE?t=1
Sul lato B troviamo la curiosa Qualsiasi cosa faccio che esamina in maniera approfondita la vita sfortunata di un anonimo cittadino a cui non ne va mai una giusta, “qualsiasi cosa faccia” appunto. Caratterizzato da una tema portante leggero, tipico da sottofondo televisivo di qualche talkshow pomeridiano, ritrova poi un finale da tarantella partenopea alla «triccheballacche» con tanto di banda municipale di paese, diventando probabilmente il brano ispiratore per eccellenza del nostro Orlando Portento e del suo famigerato tormentone Triccheballacche – La cammellata che imperverserà nel corso del 2006/2007 in seguito alle accese contestazioni contro la gentil consorte Angela Cavagna, all’epoca concorrente del reality show La fattoria.
https://youtu.be/-ICHV8AjD7I
Come in ogni operazione discografica di successo che si rispetti, questo secondo singolo a firma Castellacci-Pingitore (guarda caso celebri patron del Bagaglino) vedrà l’inserimento del brano La licantropia nel successivo LP del 1971 Cara Kiri e sarà talmente riuscito che a distanza di 40 anni verrà coverizzato pure dai Maisie, baluardi messinesi del pop alternativo, nel loro doppio album Balera metropolitana (2009).
Un 45 giri questo che rischiava di restare ingiustamente nascosto in qualche magazzino o scantinato e che visti i suoi contenuti surreali merita di essere rispolverato e fatto girare nuovamente nei vostri mangiadischi Penny (possibilmente quello rosso); uno dei classici dischetti alla Pippo Franco, quelli dalla “risata facile” se vogliamo chiamarli così, che allieterà certamente tutti gli aficionados del nostro showman nasuto e che non mancherà certamente di suscitare il vasto interesse dei collezionisti del weird vinilico made in Italy più raffinato.
Alex
La Licantropia
(P. Franco – Castellacci – Pingitore)
Vi devo confessare che io l’ho sposata
dopo due giorni soli di fidanzamento
io ero assai felice e così contento
e non mi accorsi che mia moglie era un pò strana
ma fin d’allora lei non mi sembrò sana, ma fin d’allora lei non mi sembrò sana
perchè voleva sempre stare all’aria aperta
ed una notte svelta proprio come un razzo
mentre stavo dormendo mi sfondò un tramezzo
da qui ho capito la sua malattia
che tutti chiamano claustrofobia, che tutti chiamano claustrofobia
cioè la malattia di uno che crede
cha l’aria manchi sempre un poco dappertutto
vivendo noi così con le finestre aperte
in quell’inverno io mi salvai a stento
da un bel principio di congelamento, da un bel principio di congelamento
poi con la primavera noi andammo avanti
ma una mattina mentre mi lavavo i denti
mi accorsi che ne avevo tre di meno
eran tre denti grandi uniti fra di loro
e guarda caso proprio quelli d’oro, e guarda caso proprio quelli d’oro
ma poi li ho ritrovati dentro al suo cassetto
l’aveva presa lei questa mia protesi
da questo fatto io formulai l’ipotesi
che lei c’aveva addosso un’altra malattia
che tutti chiamano cleptomania, che tutti chiamano cleptomania
cioè la malattia di uno che ruba
anche se poi non ci guadagna proprio niente
ma quella sera mi sentivo tanto in vena
chissà forse perchè c’era la luna piena
io chiusi un occhio e gliela mandai buona, io chiusi un occhio e gliela mandai buona
però mentre le davo il bacio del perdono
io le sentii qualcosa proprio sotto il mento
qualcosa che cresceva assai rapidamente
e che in una donna certo non mi garba
qualcosa che auh era la barba, qualcosa che auh era la barba
le crebbe in tutto il corpo dura, folta e lesta
che dopo un pò sembrava tutta una foresta
poi d’improvviso le sentii una cosa nuova
che si muoveva lunga, sibilante e soda
qualcosa che auh era la coda, qualcosa che auh era la coda
capii così d’un tratto cos’era successo
che a lei gli era venuto addosso un altro guaio
o meglio un’altra vecchia brutta malattia
che quando viene non ti va più via
perchè c’aveva la licantropia, perchè c’aveva la licantropia
un male assai curioso, una male di paese
la stessa cosa che il popolino ignaro
chiama col nome strano di “lupo mannaro”
cioè che a luna piena e quando il cielo è cupo
la mia signora diventava lupo, la mia signora diventava lupo
e questo è un fatto che mi ha dato il mal di cuore
e sto vivendo una vita di terrore
perchè fra le altre cose ancora non v’ho detto
che lei mi segue ovunque e mi ama ancora
e può saltarmi addosso ad ogni ora, e può saltarmi addosso ad ogni ora
io l’ho so quasi sempre prima quando viene
perchè si sente sempre prima da lontano
un ululato uhh uhh come questo
un ululato uhh uhh io vi saluto
ecco l’amata, mamma mia aiuto!
si salvi chi lo può, salvatemi dal lupo!
si salvi chi lo può, salvatemi dal lupo!
ecco il lupo!
uhh uhh uhhhhh!
Qualsiasi Cosa Faccio
(P. Franco – Castellacci – Pingitore)
Qualsiasi cosa faccia
è certo che va male
per me ormai la disgrazia
è una cosa naturale
perfino quando nacqui, bruttino dice zia
mio padre mi guardava e mi buttava via
poi persi i genitori, scomparvero una sera
mamma scappò con uno, il babbo sta in galera
e venni su ignorante perchè, cosa infelice
quando mi metto a leggere va sempre via la luce
di giorno lavoravo, la cosa mi piaceva
e poi stavo all’aperto, vendevo a chi passava
dei bei porta fortuna, colore grigio topo
ma chi li comperava… moriva poco dopo!
io non ci pensai troppo e feci fallimento
passai poi alle banche però naturalmente
fui preso al primo colpo, mi misero in prigione
la ritrovai mio padre, morì per l’emozione
entrai dopo in un circo, lì lavoravo a ore
lì conobbi lei, il mio perduto amore
lei la Donna Proiettile, usciva dal cannone
che caricavo io, facendo l’esplosione
ma un giorno nel cannone, la cosa è ancora torbida
ci misi troppa carica che lei è andata in orbita
ci parlo via satellite, anche oggi ci ho parlato
ma è solo una vocetta… che dice “disgraziatooooo!”
sono stato dal dottore, credendomi malato
ma lui mi ha detto “guardi, è solo sfortunato!
lei prenda i tranquillanti e viva la sua vita”
ma un giorno mi decisi, la volli far finita
mi impiccai ad un albero con corda e con sapone
e mi sparai nell’attimo dell’impiccagione
la corda sul mio collo già aveva fatto presa
e il colpo di pistola tagliò la corda tesa
mi ritrovai per terra nel mondo disgraziato
perchè pure la morte m’aveva rifiutato
e adesso sono qui in buona compagnia
passeggio per la via… con la disgrazia mia!
e adesso sono qui che mangio liquerizia
ne dò un pezzo a me… e un pezzo alla disgrazia!
e un pezzo alla disgrazia
uno a te e uno a me
uno a mammeta chessò tre!
ih che bellezza in compagnia della disgrazia!
triccheballacche e puttipù!
oh che felicità con la disgrazia che sta qua!
triccheballacche (e la disgrazia)
il puttipù (e la disgrazia)
il tamburello (e la disgrazia)
il sottoscritto (e la disgrazia)
la liquerizia (e la disgrazia)
e la disgrazia (e la disgrazia)
non la voglio più vedè!
più vedè, più vedè
più vedè, più vedè, più vedè ehh!