Che bello riascoltare Pippo Franco in versione canterina nel 2017. Permetteteci un momento d’immodesto orgoglio visto che è da oltre 10 anni che non perdiamo mai occasione di sottolineare il nostro amore per l’immenso talento del poliedrico attore-cantante-presentatore nasuto, fregandocene delle solite facili battutine e dei commenti superficiali.
Quando un decina d’anni fa tentammo inutilmente di intervistarlo ci fu detto che «Pippo preferiva non apparire sul web», evidentemente ora la pensa in maniera differente o deve aver cambiato agente, vista la facilità con cui il suo social media manager snocciola e condivide tweet, foto e filmati.
Un male necessario (forse) per mantenere vivo il personaggio Pippo Franco non tanto tra i meno goivani, ma per i millennials (cioè la generazione nata a cavallo degli anni ’90 e 2000) che comunque dubito siano interessati ad ascoltare un pacioso ultrasettantenne dalla faccia picassiana, quando invece possono godere dei vari Fedez, Fabio Rovazzi, Pitbull, Luis Fonsi e Thegiornalisti.
Ciliegina sulla torta di questo ritorno (ma se ne era mai andato?) è la nuovissima versione a ben 35 anni di distanza del suo tormentone Che fico! , reintitolata maldestramente #CheFico. Puro revival? Certamente, ma che cos’ha da dimostrare un simpatico nonnino che, tra le tantissime cose fatte nella sua carriera, può vantare anche un’ampia discografia (alla faccia dei detrattori)? Ovviamente nulla.
Che vi piaccia o meno “Che fico!” è assurto a classico della canzone pop italiana degli anni ’80 (e se non la pensate così provate a dimostrarci il contrario), quindi alla notizia di una versione riveduta ed aggiornata una goccia di sudore freddo ci è corsa lungo la schiena, anche perché nel 2012 ci aveva provato senza successo tale Fabio Milella a svecchiare il brano e tentare di recuperare il tormentone che fu.
Partono le prime note di questa #CheFico e ci troviamo immediatamente spiazzati da un arrangiamento acustico probabilmente vicino alla stesura originale della canzone, lontano anni luce dal synth-pop “rimbalzino” dell’originale che abbiamo tatuato nel cuore e nelle orecchie. Il pericolo “rovazzata” è per fortuna scampato ma basta a farci piacere la canzone? In ogni caso qui vince Pippo, però poi arriva il resto.
Così come la canzone del 1982 era un’istantanea dei teenager dell’epoca (gli adesivi, i poster, le spillette punk, i pattini…) così anche la versione 2017 ha un punto di vista esterno sui ragazzini di oggi, ma davvero troppo limitato al mondo dei social network, quasi fosse una parodia che non è. Quindi vai con un orgia di termini “moderni” (twittare, chattare, taggare, postare, Facebook, Youtube, Vimèo, Netflìx, Instagràm…) che però sembrano buttati lì alla rinfusa giusto per inzuppare il testo d’inutile modernità che tra l’altro suona gia vecchia considerata la velocità con cui si evolvono mode e tecnologie al mondo d’oggi. Tutto molto scontato, forzatamente “gggiovane” e in un paio di passaggi metricamente incerto, tanto che probabilmente il testo è stato scritto proprio dal social media manager di prima.
Traspare inesorabilmente il fatto che la canzone è stata scritta da un vecchio che vuole raggiungere un pubblico di giovanissimi e forse non si rende conto che in questo mare di lessico del mondo 2.0 l’espressione «che fico» suona terribilmente datata e a nulla serve farne un hashtag. Isomma un eroico fallimento già scritto prima di iniziare.
L’arrangiamento, a metà strada tra un generico pop acustico e una compilation lounge da aperitivo sulla spiaggia, può sembrare fresco, ma non dona alcuna personalità alla canzone. Poi vogliamo davvero parlare dell’agghiacciante ritornello «ma quanto è fico quello lì / ma guada quanti cliccano like / tutti gli mandano smile»?. Volendo anche ignorare tutto questo, ciò che manca è principalmente la scintilla istintiva che rendava irresistibile quella canzonetta sciocchina.
In ogni caso questa cosetta di fine anni ’10 nulla toglie a una carriera invidiabile (ad eccezione della parentesi televisiva che dimentichiamo volentieri) e non ci fa minimamente disinnamorare di Pippo Franco, ma se volete ascoltare il suo genio qui siete fuori strada.