Credo fosse il 1995, “appena” una ventina di anni fa, quando mi ritrovai tra le mani il vinile di questo “Terra” degli Onda del Futuro regalatomi da un carissimo amico DJ (come me, del resto) in quanto ormai “vecchio” di un paio d’anni e pertanto caduto in disuso.
Il brano lo conoscevo (forse l’avevo anche sentito suonare un paio di volte in discoteca) grazie sopratutto a Radio Deejay e Radio Italia Network, alle quali vivevamo incollati, che lo avevano diffuso con una certa frequenza, e devo ammettere che mi aveva colpito.
Non vogliatemene, ero un ragazzino e non posso affatto dire che mi facesse schifo, anzi credo che gli orrori in quegli anni fossero ben altri, anche per quanto riguardava la musica dance cosiddetta “commerciale” (termine che peraltro non ho mai digerito bene).
Erano anni in cui questo genere di musica andava prepotentemente a competere, sovrapporsi e talvolta a sostituirsi al pop e pezzi come questo arrivavano addirittura a girare con un videoclip (in questo caso consistente in una terrificante computer-animazione priva di alcun significato a meno che non siate sotto acido) .
“Terra” non è altro che un’onesta traccia in stile eurodance corredata da qualche elemento trance, caratterizzata però da una componente alquanto bizzarra: è cantata (o forse sarebbe meglio dire recitata) in italiano. Con uno strano accento, è vero, ma pur sempre italiano.
Questo in barba all’imperante moda dell’epoca che imponeva anzitutto l’inglese come lingua abbligatoria, una strofa rappata da voce maschile e il ritornello cantato da voce femminile. Ma qui il mistero s’infittisce perché, se ai tempi l’Italia si ritrovava al centro dell’attenzione per le produzioni di musica dance (sic!) ed era in grado di attrarre ed esportare i suoi prodotti in modo molto influente anche sui mercati esteri, sugli Onda del Futuro non si sa molto, le notizie sono poche e confuse eppure, a parte il linguaggio utilizzato, nulla sembra indicare una loro provenienza dalla nostra penisola.
Dietro questo progetto si nasconderebbero i produttori Matthias Wunderlich e Michael Pradel (di chiare origini franco-germaniche) sotto gli psedudonimi rispettivamente di Mess-U e Frère Michèle, mentre alla voce troviamo l’enigmatica Y (nota anche come Yps) che leggenda vuole si tratti di una fantomatica professoressa tedesca di nome Yvonne. Insomma, nulla che suoni neppure vagamente italiano.
Eppure, guardando la loro discografia, possiamo notare come gli Onda del Futuro fossero veramente innamorati della nostra lingua inanellando una serie impressionante di brani nella lingua di Dante come “Disperazione”,“Storia d’amore”, “Universo”, “Elementi” e “Mondo progressivo”. Una vera fissazione insomma.
Ciò che all’epoca più mi colpì di “Terra” non fu nulla di tutto questo, quanto piuttosto l’inconsueta e tutt’altro che scontata profondità del testo e il messaggio ecologico-sociale che trasmetteva. Perché, diciamocelo pure, la musica da discoteca non era certo nota per veicolare messaggi particolarmente complessi o culturalmente elevati. Invece in questo caso:
Terra
già distrutta
ancora
non è troppo tardi
ancora
si può far qualcosa
si può far qualcosa.
Nessun popolo ha il diritto
di imporre ad un altro
il proprio modo di vivere, di pensare
le proprie tradizioni
o la propria religione.
Per quanto abbia sempre sofferto il volo pindarico tra l’incipit (e ritornello) ecologista e le strofe spiccatamente filantropiche ed improntate al rispetto delle differenze e della libertà individuale, devo assolutamente ammettere che il testo non era affatto da buttare, sopratutto se paragonato ai suoi “simili” dell’epoca, e avrebbe probabilmente meritato maggiore attenzione da parte di noi giovani discotecari degli anni ’90.
Scherzi a parte gli Onda del Futuro ci riprovarono poi con il brano-fotocopia “Amore senza fine” ma, come spesso accade con i tentativi di bissare un successo, il risultato fu qualcosa di forzato, grottesco e destinato a non lasciare il segno. Ecco, forse questo è il loro vero orrore.
Filippo Tha (Discoforgia)