Sacro Graal del culto del diversamente bello; Torah per ogni vero appassionato della musica dimenticata; inafferabile cimelio dalle origini sconosciute; piacere estatico assoluto; culto misterico solo per gli iniziati. Questo è quanto rappresenta il 45 giri di “La ballata del finocchio / Finocchi e banane”.
Tutto ciò che verrà dopo questo articolo, ahimé, non avrà più senso; tutto quello di cui abbiamo parlato fino ad ora sembrerà tremendamente edulcorato, serio, borghese, scolastico, politically correct e culturalmente impegnato.
È con paura e trepidazione che mi appresto a narrare di questa reliquia dai poteri ancora ignoti; la sua essenza pare immanente e trascendente al mondo di noi poveri mortali: non una data di registrazione o pubblicazione, non un nome dietro a quell’Occhio Fino, nessuna notizia sui compositori, nessuna informazione sulla F.D.M. (etichetta che ha pubblicato il disco), nulla sull’autore della copertina. Niente di niente.
Di fronte a tanta magnificenza possiamo solo provare un’esperienza mistica ed avere una fede dogmatica sui significati sibillini che questo documento sonoro, giunto fortunatamente e fortunosamente sino ai nostri gioni, ci comunica.
tale cimelio pare risalire agli anni ’60/’70 (per stabilire almeno una data approssimativa sarebbe interessante fare un’accurata analisi filologica sui testi, soprattutto su “Banane e Finocchi” quando dice «sembran delle pupe belle e bone / ti chiedon cinquemila e la grana / la voglion prima dell’operazione» o sui titoli dei film citati Bora Bora e La Volpe e il leone) ed ovviamente proviene dall’italica penisola, nota terra di artisti, santi e poeti e questo oggetto rappresenta un po’ il summa di tutto ciò!
Partiamo dalla copertina: pur dall’apparenza grossolana (non sembra esserci stato un grosso studio alle spalle, notate la mancanza di ogni rigore nella scrittura dei titoli) e dalla tecnica (volutamente?) approssimativa e naïf, è un’abile mise en abyme che ci introduce a quello che incontreremo quando la puntina diamantata del nostro giradischi toccherà il disco color pece.
Sulla destra notiamo una figura maschile dalla postura e dai tratti decisamente equivoci (da notare come venga sottolineato il peculiare fondoschiena a 90°); al centro dell’opera si rizza un serpente dai chiari tratti fallici e sulla sinistra troviamo un suonatore indiano. La mise-en-scène, scelta dallo sconosciuto autore, pone sicuramente all’centro dell’attenzione il fallo e la sua esaltazione da parte dell’equivoca figura che pare danzarvi intorno, il tutto condito da atmosfere esotiche ed orientali (il suonatore).
https://youtu.be/0xMoGjQamkQ
Quando la musica de “La ballata del finocchio” (firmata dal fantomatico Cabra) comincia, ci troviamo di fronte ad uno stornello che narra le vicende di un “finocchio” definito, con una grazia senza pari, testualmente «figlio di puttana» e «culattone» che viaggia per il mondo (Africa, India, Italia, Polo) alla ricerca di un «maschione» ben dotato per soddisfare i suoi appetiti sessuali (formidabile quando dice: «Sono andato a Roma a fare l’ano santo») guadagnando nel contempo «tanta grana», che volere di più?
Occhio Fino conclude la canzone con un invito/minaccia rivolgendosi all’ascoltatore: «venitemi a trovare che vi farò vedere / quelle soddisfazioni che proverete voi / a casa con gli amici le farete prima o poi».
Volgare, bieco, triviale, dozzinale, stereotipato, gretto, maschilista, razzista, chi più ne ha più ne metta. In una parola: magnifico!
Se pensate che cotanta grazia sia insuperabile, beh vi sbagliate. Il climax assoluto dell’opera si raggiunge, come è giusto che sia, con la seconda traccia “Finocchi e banane”, firmata dallo stesso Occhio Fino, dove compare come ospite nientemeno che Peder (ogni riferimento non è assolutamente casuale), in un magnifico brano che inizia con un intro cabarettistico dove vengono narrate le vicende di un fruttivendolo meridionale che, ovviamente (!?), vende banane ed ha una discussione con un ambiguo personaggio dai forti tratti femminili che sta facendo una passeggiata con il suo cagnolino.
La canzone si trasforma rapidamente in un raffinato quanto squallido stornello da pessima osteria dove Occhio Fino lamenta la massiccia presenza di «culattoni» che fanno concorrenza alle «puttane» che «si metton la parrucca e la sottana / che sembran delle pupe belle e bone» (tanto che anche uno sciupafemmine come Franco Califano ci cascherà come narra nella sua magnifica “Avventura con un travestito”) e che ingiustamente sono «piazzati» nei posti di lavoro migliori, addirittura in televisione!
https://youtu.be/mWVB-to4Wlc
Si preoccupa, come è giusto che sia, dell’educazione dei pargoli che venendo fiabe educative (La volpe e il leone di Esopo) o film romantici/drammatici (non è chiaro se il riferimento a Bora Bora è per l’omonimo film di Ugo Liberatore del 1968 o al classico Tabu di Robert J. Flaherty e Friedrich Wilhelm Murnau del 1931) ovviamente (!?) diventano a loro volta «culattoni». Gli interessi di Occhio Fino sono sociologici ed antropologici come dimostra la sua preoccupazione anche per il buon nome dell’Italia («vengono da noi le svedesine / per andare a letto coi fustoni / ma restano deluse, poverine / non trovan maschi in mezzo ai culatoni») dove anche per Rodolfo Valentino (noto omosessuale) «è tutto un casino»!
La conclusione è un chiaro monito all’inclinazione bizantina dello stivale «Le svedesine per le banane / si forniranno dai negri africani / e l’Italia coi cocchi / è il paese dei finocchi», altro che “La terra dei cachi”, questa sì che è vera critica sociale!
Impossibile non godere come maiali nello sterco di questo liquame sonoro dei tempi che furono tanto misterioso quanto politically incorrect.
La Ballata del Finocchio (Cabra)
Son figlio di puttana e faccio il culattone
giro per il mondo in cerca d’un maschione
che sappia contentarmi come piace a me
perché di passerotti ne ho presi ventitré
Dopo tanta caccia mi voglio riposare
da un bel fustone farmi coccolare
in Africa andare e girare nel Tukul
poi tornare a Roma e cantare “Sitting Bull”
Sono andato a Roma a fare l'”ano” santo
ed ho trovato un frate che mi piaceva tanto
mi ha dato il suo cordone da tirare su e giù
io mi son voltato: “e godi un po’ anche tu…”
Son figlio di puttana e so fare il mio mestiere
faccio tanta grana con l’uso del sedere
ad Hollywood son stato ed a Cinecittà
e di passerotti ne ho presi in quantità
Son stato a far l’amore nell’India misteriosa
con un gran santone dall’aria baldanzosa
ha preso il suo serpente che non finiva mai
soffiava nello zufolo e io dicevo “ahi!”
Al Polo ho incontrato un culo raffredato
al Congo ho incontrato un negro assai dotato
che con le mie chiappe ben ben si destreggiò
e la banana in mano quel negro mi lasciò
Se voi non ci credete che sia un bel mestiere
venitemi a trovare che vi farò vedere
quelle soddisfazioni che proverete voi
a casa con gli amici le farete prima o poi
Finocchi e Banane (Occhio Fino)
cantano: Occhio Fino e Peder
Baaanane, baaanane, belle e dure le mie baaanane!
(Peder) Bananaio, hai detto “duVe”, ma “duVe duVe”? E la tua banana com’è, com’è, com’è?!
(Occhio Fino) Ma come vuole che sia la mia banana? Io tutte buone ce le ho, belle! E le vendo a poco prezzo! Baaanane!
(Peder) Ma com’è ingenuo questo teVVone!
(Occhio Fino) Senti, non incominciamo, ahhh? Che io padre di famiglia sono! E sono uscito oggi per guadagnarmi il pane, ahhh! Baaanane, baaanane, e pure i finocchi c’abbiamo! Finocchi di prima scelta!
(Peder) Ohhh, adesso se tu che sfotti, spiVitoso!
(Occhio Fino) Spiritoso? Sfotto? Che vuole che sfotto? Io ho detto che ci sono pure i finocchi?
(Peder) Ma se non è veVo? Tu hai solamente le banane: nella caVVetta non ci sono i finocchi!
(Occhio Fino) Eh eh eh, certo: oramai i finocchi si trovano così facilmente per le strade!
(Peder) Guarda bananaio che io gVaffio, sai, quando mi aVVabbio! Fuffi! Fuffi! MoVdilo! MoVdi quel cattivone!
(Occho Fino) Ma senti, te ne vuoi andare, ahhh? E che veramente compromettere mi devo oggi, ahhh?
(Cantato)
Ed oggi giorno i culattoni
fan concorrenza alle puttane
con il buchetto fanno milioni
alla sera lungo i vial
Si metton la parrucca e la sottana
che sembran delle pupe belle e bone
ti chiedon cinqumila e la grana
la voglion prima dell’operazione
E questi tipi son fortunati
ovunque vai sono piazzati
anche alla televisione
trovi tanti culattoni
E vengono da noi le svedesine
per andare a letto coi fustoni
ma restano deluse, poverine
non trovan maschi in mezzo ai “culatoni”
Qui fanno i “filmi” d'”educazioni”,
la “Bora Bora”, “La volpe e il leone”
ed i giovani marmocchi
poi diventano finocchi
E dai oggi e dai domani
han perso ormai la fama gli italiani
il povero Rodolfo Valentino
dirà “l’Italia è tutta un casino”
Le svedesine per le banane
si forniranno dai negri africani
e l’Italia coi cocchi
è il paese dei finocchi