Nikki oggi è noto vocalist radiofonico di Radio DeeJay, ma in realtà il nostro ha un passato da rocker o meglio pseudo-rocker.
Precocissimo figlio d’arte già a 19 anni arriva ai microfono di Radio DeeJay a condurre nei primi anni ’90 un programma incentrato sulla musica rock e proprio grazie a questa scusa nel 1992 esce il suo primo singolo Te ne vai o no seguito l’anno successivo da Non sai cosa ti perdi.
Visto il discreto riscontro di pubblico per questo rock sbarazzino che pare uscito da qualche radio americana dagli anni ’80 ecco che nel 1994, sotto l’ala protettiva di Claudio Cecchetto, arriva il suo album Rock normale, prodotto dai colladuatissimi Pier Paolo Peroni e Marco Guarniero, che non saranno Michael Wagner e Ted Templeman, ma sapevano come impacchettare delle hit avendo lavorato sui primi due album degli 883.
Musicalmente l’album usa e abusa gli stereotipi dell’hair metal americano più commerciale facilone della seconda metà degli anni ’80 (roba alla Poison, Slaughter, Warrant o Tuff per intenderci) ricalcandone gli stereotipi sia nella musica sia nei testi: ragazze, motociclette, capelli lunghi e ribellione come fossimo a Los Angeles nel 1987 anche se in realtà siamo nella provincia di Milano nel 1994, l’hair metal era morto e sepolto e Kurt Cobain si era già sparato in faccia.
In questo ritardo storico cronico assaporiamo immancabili influenze del rock nostrano (il solito Vasco Rossi nella versione rockstar da stadio, vuota e rumorosa) e una provincialità intrinseca che fa quasi tenerezza (qui non ci si sballa con Jack Daniel’s, cocaina e groupie, perché il massimo della ribellione è portare i capelli lunghi a scuola). Nonostante fosse un prodotto fuori tempo massimo per il resto del mondo (sappiamo che l’Italia arriva, musicamente, sempre tardi) Nikki partecipa con successo al Festivalbar di quell’anno vincendo addirittura il Disco per l’Estate con il brano di punta dell’album L’ultimo bicchiere, power ballad scritta da quegli indomabili rocker chiamati Pezzali-Repetto e scartato dalle session di Nord Sud Ovest Est (con tanto di cameo vocale dello stesso Max)



Giusto per esagerare con la trasgressione Nikki si fa regalare la title track da un peso massimo del rock piu grezzo e stradiaiolo di casa nostra: il suo caro amico Jovanotti!
Dimentichiamoci momentaneamente di tutto questo, non badiamo ai testi idioti, alziamo il volume come suggerisce la copertina (talmente rock che ruba il font al magazine Rolling Stone) chiudiamo gli occhi e per un attimo la sensazione di trovarci sull’Hollywood Boulevard si fa davvero davvero forte. Nonostante le tante ingenuità e l’assoluta non credibilità del progetto, questo Rock normale suona dannatamente più credibile di qualsiasi disco hard rock italiano prodotto fino ad allora.
Piccola curiosità, sulla copertina troviamo (a destra) l’ottimo Mario Riso (ex R.A.F., poi Movida e Rezophonic) che però suonerà la batteria solo durante il breve tour e gli annessi playback.



Dopo un paio d’anni “papà” Cecchetto gli farà tagliare i capelli e gli sequestrerà la chitarra elettrica, facendogli cantare per la sua Cecchetto Compilation un paio di stupidi motivetti pop francamente improponibili come Prima o poi dagli accenti ska o, peggio, il singolo Gira che fa il verso al peggiore Alex Britti con qualche addirittura accenno rap… Senza dubbio lo preferivamo quando giocava a fare il rocker.
Tracce:
01. Rock normale
02. Esagerata
03. Fammi quello che vuoi
04. Non sai che cosa ti perdi
05. Tagliati i capelli
06. Chiedigli se c’ha un’amica
07. A me va bene anche così
08. Stai pure a guardare
09. Fai pure l’amore
10. L’ultimo bicchiere (feat. Max Pezzali)