Sin prima dalla sua morte nel 1994 Moana Pozzi è assurta a idolo borghese di cui in tanti si sono sentiti in dovere di scrivere, sviscerando nel minimo dettaglio la vita e le opere dell’attrice, spinti dalla ricerca di una presunta verità nascosta dietro quella uscita dalle scene improvvisa e prematura.
Un lato però è rimasto inspiegabilmente ignorato o accantonato: le sue canzoni. Forse perché la biondissima stella accolta a braccia aperte anche dalle masse cattolico-borghesi italiane e aspirante deputata nelle fila del Partito dell’Amore aveva una negazione congenita per il canto (nonstante i sei anni di studio di chitarra classica), facendo fatica a rimanere intonata per più di due battute con una voce probabilmente peggiore della sua collega Ilona Staller, il che è tutto dire.
Ma chi era Moana Pozzi? Nata a Genova il 27 aprile 1961 gira un po’ il mondo con la famiglia (Brasile, Canada e Francia) prima di tentare la carriera cinematografica a Roma agli inizi degli anni ’80. Arrivano le prime parti in commediole erotiche e i primi film per adulti sotto pseudonimi vari, mentre conduce contemporaneamente un programma per bambini su Rai 2.
Smascherata questa doppia vita venne chiaramente allontanata dalla Rai e prontamente scritturata dalla Diva Futura di Riccardo Schicchi e Ilona Staller, così nel 1986 fa l’ingresso in pompa magna nel mondo dell’hardcore professionale.

Bella, elegante ed intelligente, anni luce distante dagli stereotipi del mondo della pornografia, diventa ben presto la diva più coccolata dalla televisione italiana e soprattutto dai numerosi VIP che (come riporta il suo libro, oggi introvabile, La filosofia di Moana, pubblicato nel 1991) finiscono tra le sue cosce (tra questi ricordiamo Renzo Arbore, Massimo Troisi, Beppe Grillo, Francesco Nuti, Andrea Roncato, Luciano De Crescenzo, Enrico Montesano, Marco Tardelli e l’innominato Bettino Craxi).
Se il personaggio pubblico di Cicciolina era il volto fanciullesco e quasi stupidino del mondo della pornografia, Moana sovverte i classici stereotipi delle donne di spettacolo e soprattutto di quelle che si guadagnano da vivere facendo sesso davanti a delle telecamere.
Gli anni ’80 fino ai primi anni ’90 proseguono quindi spediti tra i set di film per adulti e gli impegni televisivi, tra tutti L’araba fenice (1988), paradiso comico erede del glorioso Lupo solitario in cui appariva completamente nuda tra gli sketch del Gran Pavese Varietà, David Riondino, Sabina Guzzanti, Francesco Salvi ed Eva Robin’s.
Tra il 1991 e il 1994 (anno della sua misteriosa scomparsa a soli 33 anni) arrivò anche la politica e diede il volto al surreale Partito dell’Amore assieme alla sua amica e collega Ilona Staller.
Tra tutti questi impegni “la Marilyn di Genova” trovò anche il tempo di incidere almeno una quindicina di canzoni principalmente pensate come colonne sonore dei suoi film e spettacoli, salvo rare eccezioni. Solo un paio vennero effettivamente pubblicati in maniera, però, semi-carbonara: Supermacho, un picture disc in 12” oggi considerato un sorta di cimelio perché non fu mai distribuito, il 7” L’Ultima notte in una edizione limitatissima (entrambi nel 1989) e successivamente Aeroplano telecomandato nel 1993, ma solo in Spagna.
Sebbene le informazioni siano molto scarse abbiamo cercato di fare un po’ di luce sulla produzione discografica della pornostar più amata dagli italiani, proponendovi tutte le sue incisioni scritte quasi sempre dal fido Jay Horus (il rinomato compositore Paolo Rustichelli sotto mentite spoglie) autore e curatore delle musiche per tutte le produzioni dell’agenzia Diva Futura di Riccardo Schicchi e Ilona Staller.
Nel 2023 a sorpresa la mitica Cinedelic Records ha ripubblicato tutti i brani di Moana Pozzi in digitale e in vinile picture disc, ripristinati dai master originali! Li trovate tutti qui.
- Sublimation: tratta dallo show Sesso telecomandato (1987), anche se accreditata a Moana, la voce dell’attrice non si sente perché… non c’è! Il brano consiste in una base di pianoforte su cui una voce arrapatissima declama liriche che vorrebbero avere un certo appeal erotico ma finiscono con l’essere tristemente comiche anche per l’uso smodato dell’effetto eco.
- Amore tossico: anche se il titolo si adatta meglio a qualche canzone di Jo Squillo nel suo periodo pseudo punk, si tratta di suadente brano notturno e malizioso in perfetto stile night club dove la vocina afona di Moana riesce a non sfigurare troppo; si può ascoltare un clip nel film Fantastica Moana (1987).
- Woman In Your Life: è una ballata ibrida cantata in italiano e inglese piuttosto imbarazzante, con un arrangiamento talmente cheap da essere praticamente assente e la voce agghiacciante di Moana, probabilmente registrata durante la prima e unica sessione di registrazione. Di tale capolavoro c’è traccia nel film I vizi segreti degli italiani quando credono di non essere visti (1987).
- Impulsi di sesso: è un incrocio dance-rock poco riuscito dove Moana mostra un piglio vocale aggressivo che può ricordare una Loredana Bertè senza voce; nonostante non sia nulla di memorabile forse è la canzone più utilizzata nei sui film: Diva Futura (1987), Fantastica Moana (1987), Tutte le provocazioni di Moana (1990), e nell’home video Curve deliziose (1986).
- Autostop: è una canzone piuttosto anomala, un groove elettronico che sembra girare a 33 giri invece che a 45, con continui effetti sonori di automobili in sottofondo e un assolo di synth. Imperdibile la nostra Moana che cerca di avventurarsi su improponibili falsetti con risultati a tratti commoventi.
- Rocky: è un funky-dance con le radici saldamente ancorate negli anni ’80 ancora una volta dalle sonorità dozzinali con uno dei ritornelli più brutti mai sentiti.
- Aeroplano telecomandato: in mezzo a una marea di brani tra l’inascoltabile e l’imperdonabile doveva saltare fuori il capolavoro, ed eccolo qua! L’incipit è un inaspettato elettro-anime con tanto di effetti laser, in cui Moana mette subito le cose in chiaro «Scivoli senza barriere, seguita da due mani nere… Scelgo il mio piacere, diluito a grammi nel tuo pene» per poi esplodere definitivamente nel ritornello che si fa cantare: «Aeroplano telecomandato per fare adesso un po’ di sesso», qui si respira aria da sigla di cartone animato con la voce piacevolmente incompetente di Moana a perfetto suggello di questo piccolo capolavoro.
- La gabbia: questo brano a due voci è l’essenza della bruttezza, con Moana, fastidiosamente stridula che si arrampica su tonalità insensatamente alte, e la controparte maschile (lo stesso Jay Horus?) che farfuglia versi in francese. Pessima senza se e senza ma. Tale abominio lo potete ascoltare nella videocassetta di Curve deliziose (1986).
- Nuda: purtroppo non siamo in possesso di questo brano quindi non possiamo in tutta franchezza darvi alcuna dritta, ma si tratta della cover del brano scritto da Don Backy e portato al successo da Mina; alcuni spezzoni della canzone sono andati in onda nell’indimenticabile trasmissione Cocktail d’Amore.
- Fantasy: altro brano che conosciamo solo di fama, sappiamo che si tratta di un jingle erotic-disco per i suoi spettacoli, dove Moana non si sente (se non in sottofondo) mentre una voce maschile chiama la diva.
- Ti Amoana: anche se pare strano questa canzone autocelebrativa venne usata come sigla del programma televisivo Magico David (dedicato agli illusionismi di David Copperfield) e rimane certamente uno dei brani più riusciti e divertenti dell’intero repertorio di Moana Pozzi. Per una volta vengono tenuti nel cassetto i testi erotici, lasciando trasparire tutta la sua femminilità ammiccante nella sua voce che, seppur limitatissima, fa da contrappunto perfetto alle ritmiche latine che richiamano alla lontana Tropicana del Gruppo Italiano.
- L’ultima notte: pubblicata in un 7” in tiratura limitatissima dalla misconosciuta etichetta Lgo Music di Lanfranco Gambini; si tratta di una ballad erotico-romantica in pieno stile anni ’80 con sax onnipresente. La diva ci regala ancora una volta una performance piuttosto imbarazzante dietro al microfono grazie alla sua vocina traballante un po’ afona e un po’ stonata che nel ritornello cerca anche di cantare in un falsetto impossibile, tanto che suscita tenerezza. Nel 1989 fu interpretata da Moana nella trasmissione II principe azzurro condotta da Raffaella Carrà.
- Let’s Dance: il lato B de L’ultima notte appare assai più divertente, quantomeno per il ritmo decisamente ballabile con un sound da tarda italo-disco che rimanda immediatamente a qualche scarto di Sabrina Salerno o Spagna; purtroppo ancora una volta la voce inficia pesantemente sul risultato finale, soprattutto quella pronuncia inglese da quinta elemntare.
- Supermacho: questo è forse il brano più noto di Moana, un 12” stampato in un bel picture disc con la giunonica bellezza dell’attrice che straborda dai microsolchi. Il brano è un italo-disco di maniera senza grossi spunti, cantato a stento, ma con un ritornello che comunque si ricorda al primo ascolto. Il mix contiene 3 versioni: extended, edit e samples; purtroppo il disco non venne mai stato distribuito ufficialmente quindi rimane merce assai rara per i fans più incalliti.
Un grazie per le informazioni a Marco Serafini e Moanamoana.it