Mino Reitano è facile ricordarselo come un noto presenzialista in trasmissioni televisive di dubbio gusto, in buona parte orchestrate dal “burattinaio del male” meglio noto come Maurizio Costanzo, ma è giusto ricordarlo anche per il suo passato come cantante che ha portato all’estero l’orgoglio di essere italiano.
Mino non è certo l’ultimo degli stronzi: ha debuttato a Sanremo nel 1967 con Non prego per me scrittagli da tale Lucio Battisti mica pizza e fichi, l’anno successivo arriva la famosa hit Una chitarra cento illusioni e nel 1971 è il vincitore di Un disco per l’estate con un’altra languida ballata intitolata Era il tempo delle more ma, come diceva qualcuno, questa è un altra storia.
Nel 1988 l’inossidabile Mino torna al Festival di Sanremo con Italia, una fantastica canzone-manifesto scrittagli, forse a sfregio, da Umberto Balsamo. Non c’era da dubitare che il pubblico del teatro Ariston apprezzasse tale scempio ed infatti il brano si piazzò al sesto posto, ma destini ben più prestigiosi l’avrebbero attesa negli anni a venire quando sarebbe riapparsa in ogni trasmissione-contenitore della Domenica pomeriggio.
Il brano è una ballata dai toni epico-melodrammatici dove Mino ricopre i panni di un comune cittadino che esalta la sua amata terra natale con argomentazioni… assai spicciole, facendo sì che il testo, più che un elogio tendente al sublime, sembri una guida turistica sgrammaticata scritta da Marisa Laurito in overdose di babà.
Ci imbattiamo quindi in una specie di flusso di coscienza di un ubriaco: «Era tanto che volevo, col mio canto dire a te, grazie a un vecchio pensiero, grazie al mio paese che». Che… cosa Mino? Spiegacelo! «Quest’Italia che respira, sempre bella e c’è un perché». Quale sarebbe questo perché? Non tenerci sulle spine! «Poi mi prende l’emozione, per Firenze che sta là, per Venezia che si muove…» Cosa cosa cosa? Venezia si muove? E dove andrebbe?
In realtà della pregnanza del testo si può fare benissimo a meno quando esplode il ritornello «Iiiiiiitaaaaaaaalia!! Iiiiiiitaaaaaaaalia!!» cantato a pieni polmoni l’emozione è più forte di mille parole. Altro che quelle cazzate delle chiome sugli elmi, questo per noi è il vero inno nazionale tricolore!
Qualcuno l’ha definita la canzone italiana più brutta di sempre, noi dissentiamo, ma se anche fosse significa scrivere il proprio nome nella storia.
Italia
Era tanto che volevo
Col mio canto dire a te
Grazie a un vecchio pensiero
Grazie al mio paese che
Quest’Italia che respira
Sempre bella e c’è un perché
Questa gente le vuol bene
Questa gente è come me
Poi mi prende l’emozione
Per Firenze che sta là
Per Venezia che si muove
E l’eterna Roma è qua
Italia, Italia
Di terra bella e uguale non ce n’è
Italia, Italia
Questa canzone io la canto a te
Un giardino dentro al mare
Contadina come me
Ride e canta e ballerina
Forse il sole è nato qui
Quest’Italia che profuma
Di oleandri e di perché
Anche quando si è un po’ stanchi
Non ci si arrende per un se
Italia, Italia
Di terra bella e uguale non ce n’è
Italia, Italia
Questa canzone io la canto a te
Italia, Italia
Di terra bella e uguale non ce n’è
Italia, Italia
Questa canzone io la canto a te