Marina Finalmente ho comprato l'uccello

Marina – Finalmente ho comprato l’uccello (196? – 7″)

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Marina Finalmente ho comprato l'uccelloQuando i vostri nonni o i vostri genitori vi diranno che ai loro tempi certe cose non si facevano, fate loro ascoltare questo gradevolissimo brano uscito a cavallo tra gli anni ’60 e gli anni ‘70. Una canzone tra balera, Juno, le fisarmoniche del Südtirol e Sixteen and pregnant.

Ad eseguire la canzone c’è Marina, una sconosciuta che, purtroppo per lei, rimarrà così. La cantante nel brano ci racconta, con la stessa sensualità con cui Orietta Berti castamente lascia andare la barca che va, la disavventura di una giovinetta curiosa a cui piace particolarmente l’uccello e, non fate i maliziosi, avete già capito di che tipo di uccello stiamo parlando.

Già dalle prime righe Marina ci fa capire che l’amabile pennuto è il suo oggetto del desiderio da molto tempo e, quando finalmente lo trova, non si lascia certo perdere l’occasione per prenderlo.

“Finalmente ho trovato l’uccello
era tanto l’andavo a cercar
e fra tutti l’ho preso il più bello
perché è quello che proprio mi va”

La canzone da qui in poi si dà al libero sfoggio dell’uso dei doppi sensi, o almeno ci prova, descrivendo per bene l’uccello, con quel suo “rosso cappello” che alla fanciulla piace così tanto da decidere di metterlo nella “gabbia”. Lì il simpatico batuffolo di piume sembra stare molto comodo e lei non perde occasione per accarezzarlo e per “vederlo sudar”.

Purtroppo la natura ha dato all’uccello un’indole selvatica e, dopo aver “mangiato” a sazietà, il tenero animaletto non vuole più stare nella gabbia e si ritrae tanto che “non pare più quello”.

L’epilogo dell’avventura ornitologica cantata da Marina però è dei più funesti, infatti il pennuto nella gabbia “l’ha fatto un macello” e la sventurata in preda allo sconforto dà del “maiale” all’uccello, confondendo l’ascoltatore più disattento che, convinto di ascoltare una piacevole fiaba di dame e fringuelli, si ritrova immerso in una volgare storia di sesso, portandolo a pensieri impudichi.

“Ma lì dentro l’ha fatto un macello
qualche cosa già sento non va
quel maiale m’ha teso il tranello
la puntura l’ha fatta di già
Mamma mia che disastro è quello
chissà cosa mi succederà
me l’ha fatta quel rosso cappello
sento il petto che già se ne va”

Ma se pensate che la storia sia finita con la semplice scoperta che gli uccelli dal “rosso cappello” possono pungere, vi sbagliate. Infatti l’ingenuità della giovine ragazza ha portato a delle conseguenze e, abbandonando l’uso dei (non troppo) doppi sensi, ci spiazza sul finale, con una gravidanza inattesa alla tenera età di sedici anni.

“Era tanto cercavo l’uccello
non credevo mi avesse a fregar
nella gabbia l’ha fatto un flagello
a sedici anni son mamma di già!”

La canzone fa parte di quella schiera di brani da balera in cui l’uso della “metafora sessuale” si spreca;  ma qui troviamo un finale con una morale, sembra quasi l’autrice voglia metterci in guardia:

“Attenti all’uccello!”

Il risultato, più che un grido, diventa una citazione di Hitchcock fatta da Bombolo.

La sfortuna di Marina è di non aver cantato ai giorni nostri quella canzone, altrimenti un paio di comparsate da Barbara D’urso se le sarebbe assicurate, si sa che il tema è scottante e di altissima attualità, ne è la prova il sopracitato programma di MTV.

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