Grassa e bella: a Louis Armstrong piacevano le donne in carne

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Maschietti ammettiamolo, a tutti è successo di avere incontri intimi con donne con qualche chilo in più. Non c’è nulla di male. Anzi, tanti uomini preferiscono avere tra le mani un po’ di carne in più piuttosto che accarezzare delle ossa. Tra gli amanti delle BBW (in termini “tecnici” Big Beautiful Women) c’è Louis Armstrong; sì, proprio lui, Satchmo, l’eroe della tromba, uno dei mostri sacri del jazz e della musica tutta. Attenzione, noi non facciamo gossip, ma lo scopriamo da un vecchio 45 giri che gli confezionarono in occasione della sua partecipazione al Festival di Sanremo del 1968. Avete capito bene: Louis Armstrong al Festival di Sanremo, ovviamente condotto da Pippo Baudo. OK, prima che vi scoppi il cervello al ritmo di «parapapapá parapapapá pa-ra-ra» sedetevi e facciamo una piccola lezione di storia.

louis armstrong mi va di cantare festival di sanremo 1968

Anche se sembra impossibile, tanto tanto tempo fa il festival della canzone italiana era una cosa seria, tanto che artisti internazionali si genuflettevano alle regole della competizione e venivano nella terra della dolce vita a cantare in italiano, magari tra un piatto di spaghetti e una pizza. Nel 1968, mentre a San Francisco si praticava l’amore libero e ci si imbombava di LSD ascoltando i Doors, sulla riviera ligure arrivava la crème della musica popolare internazionale (magari non proprio all’ultimo grido ma chi se ne frega) per partecipare al Festival di Sanremo, ovviamente cantando nella lingua di Dante. Giuriamo sui Beatles che è tutto vero.

Parliamo di Dionne Warwick, Wilson Pickett e Louis Armstrong, con tanto d’interruzione in diretta ad opera di “Pennellone” proprio durante l’esibizione di Satchmo che non aveva ben capito dove si trovasse e pensava di dover fare un mini concerto visto il cachet astronomico che gli venne pagato (qui vi raccontiamo tutta la storia).

Louis Armstrong partecipava con Mi va di cantare arrivando penultimo (sempre che qualcuno glielo abbia mai spiegato che a più di 60 anni e con una carriera come la sua andava in Italia a farsi giudicare da un manipolo di scellerati), un pezzo scrittogli ad hoc in stile dixieland anni ’20 nel quale faceva a pezzi l’italiano, né più né meno degli altri concorrenti stranieri sia ben chiaro, ma è il lato B di del 45 giri che ci interessa.

https://youtu.be/VqZw_34QmXo

Qui troviamo Grassa e bella scritta dal fisarmonicista Gorni Kramer (nato Francesco Kramer Gorni) e Leo Chiosso (uno che ha nel CV una Parole, parole, tanto per dire) che però non riescono ad andare oltre gli stereotipi del classico jazz di New Orleans di 40 anni prima. Un (presumiamo) ignaro Louis Armstrong si presta professionalmente al gioco, interpretando senza discutere lo spartito che gli mettono davanti. Satchmo fa del suo meglio ma non ha il potere di trasformare la merda in cioccolata e così il mitologico artista viene ridotto a cantare una canzonetta sciocca sulla sua passione per le donne in carne: «grassa, grassa, grassa, that’s alright», alla faccia dei filtri di Instagram e del Photoshop selvaggio di oggi. Resta da capire come abbiano fatto a convincerlo, probabilmente gli promisero un bel piatto di “spaghetti bolonnese”.

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  1. Mi pare di ricordare che dopo San Remo vidi una trasmissione in cui dedicava “Grassa e bella” ad una bella cantante nera che era in cinta. La cantante ballava anche con il pancione dutante l’esibizione di Armstrong ma non ricordo chi fosse.

  2. Leo Chiosso, aurore ritenuto il più geniale del Novecento, ha scritto un testo (grassa e bella) assolutamente in linea con il suo modo di essere anticonformista noinché femminista ante litteram.
    Collegate il cervello prima di scrivere, c’è il rischio che ne azzecchiate una ogni tanto…

  3. Flop ospiti straneri a Sanremo. E’ il 1965. Dusty Springfield viene accoppiata ad un grande illustre sconosciuto certo Gianni Mascolo (oggi ristoratore in GB, speriamo cucini meglio di come canti) con una canzone, inusualmente pietosa, di Bindi ‘Di Fronte all’amore'(ascoltare per credere). Dato che anche Sanremo ha un limite la canzone non si qualifica per la finale. Ma Dusty ha un colpo di fortuna: in quella occasione sente Pino Donaggio…Io che non vivo. Dusty fa sua la canzone che diventera’ il suo cavallo di battaglia ed uno dei grandi hits del pop intenazionale.

  4. Penso che nn abbiano dovuto faticare molto x convincerlo. Satchmo era tossicodipendente da sempre e lo sarebbe stato x tutto il resto della sua vita. Dalla sua splendida carriera, dalle sue insuperabili capacità artistiche e dalle vendite dei dischi con contratti capestro aveva guadagnato praticamente nulla. I soldi che gli venivano offerti x queste quisquilie erano x ovvii motivi ben accetti.

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