In questi caldi giorni di luglio i media hanno dedicato grandi attenzioni a un misterioso “brano” (ma a noi sembra più uno sketch) dal titolo “Le focaccine dell’Esselunga”, firmato dall’altrettanto misterioso OEL.
La canzone, pubblicata su Youtube il 14 giugno 2017 e 10 giorni dopo sulle piattaforme di streaming musicale come Spotify, non è altro che una base trap (ma anche su questo si potrebbe discutere) con un giovane dall’accento del nord e dalla voce ricca di autotune che racconta, con una lieve vena demenziale, quanto gli piacciano le focaccine dell’Esselunga, la nota catena di supermercati fondata dal defunto Bernardo Caprotti in combutta con la famiglia Rockefeller.
Il motivo per il quale le testate giornalistiche (principalmente quelle online) si sono dedicate al brano è semplice: in pochi giorni si è trovato in cima alla classifica Viral 50 – Italia di Spotify, che testimonia la viralità, la crescita esponenziale degli ascolti, rispetto al semplice numero di volte che il brano è stato suonato: al momento in cui scriviamo le riproduzioni su Spotify sono solo poco meno di 85.000; giusto per avere un termine di paragone con un’operazione simile, Enrico Papi con la sua “Mooseca” uscita qualche mese fa ne ha 840.000, 10 volte tanto.
Il trionfo della canzone nella classifica ha subito creato una querelle: chi come Michele Monina (con il suo solito fiume di virgole) su Linkiesta.it sostiene che la classifica virale di Spotify sia facile da controllare e direzionare rendendo tutto il meccanismo una merda e chi invece come Franco Zanetti su Rockol dichiara: «”Le focaccine dell’Esseunga” è una meravigliosa, e feroce, presa in giro del trap: uno Spinal Tap concentrato in due minuti. E’ un fake, un concentrato di ironia in due minuti, uno “spoof”, cioè una parodia. E questa parodia spietata di un sottogenere musicale è così ben confezionata, usa così bene gli stereotipi del genere (l’autotune!) che sta avendo più successo degli originali. “Le focaccine dell’Esselunga” è una lezione di marketing sul campo. Ed è anche un dito ficcato nell’occhio di un sistema che anziché cercare di rinnovarsi e di rigenerarsi si tiene in precario equilibrio cercando di sfruttare le mode.»
Zanetti aggiunge un’informazione che purtroppo, senza fonte, poco aggiunge alla faccenda: «Dopo un paio di giorni mi sono stancato di leggere le stesse cose, ho mandato un sms e ho fatto una telefonata, e quello che prima era solo un sospetto ha avuto conferma. Dietro a “Le focaccine dell’Esselunga” c’è un pensiero intelligente, c’è una persona geniale che conosce a menadito i meccanismi dell’industria della musica, e che si sta divertendo moltissimo (come mi sto divertendo moltissimo io) ad osservare il casino che ha messo in piedi con uno scherzo ben congegnato.»



Diversi articoli riportano in effetti che sull’interprete c’è un piccolo mistero: c’è chi dice che OEL sia in realtà Leonardo Cecchetto, diciassettenne figlio di Claudio Cecchetto (OEL è in effetti LEO al contrario), c’è invece chi sostiene che dietro al progetto ci sia il team di Ciao Belli, il programma di Radio Deejay che ha trasmesso il brano più di qualunque altro programma radiofonico. Da dove vengano queste informazioni non è dato sapere. Misteri della stampa italiana degli anni ’10.



Incuriositi dal fatto che tutte le testate riportino le stesse identiche informazioni, abbiamo provato a indagare sulla questione e il mistero s’infittisce ma per certi versi diventa sempre più semplice: il brano ad oggi non è depositato nell’archivio SIAE, probabilmente per evitare che ficcanaso perditempo come noi andassero a controllare sputtanando subito il mistero. Inoltre Claudio Cecchetto dalla sua pagina Facebook ufficiale ha condiviso (facendo lo gnorri) la canzone pochissimi giorni dopo la sua uscita, seguito a ruota da Fiorello, Francesco Facchinetti e altri della “galassia cecchettiana”.
Una cosa salta all’occhio in tutta questa operazione: nell’immagine utilizzata per promuovere la canzone su YouTube invece di metterci una foto delle rinomate focaccine cosa troviamo? Il marchio registrato dell’Esselunga che fa bella mostra di sè e a nulla servono gli orribili font utilizzati per dare un tocco amatoriale al tutto.



Provate ad assecondarci in questo pensiero. Se veramente dietro all’intera operazione ci fossero Cecchetto e suo figlio ci troveremmo davanti a questa situazione: Claudio Cecchetto (che ormai di grosso rispetto ai fasti del passato ha solo Max Pezzali) sfruttando le sue tentacolari connessioni potrebbe aver dato una spintarella alla canzone creata in combutta con il dipartimento marketing della nota catena di supermercati facendola passare su radio e streaming e diffondendo il mistero tra i media.
Il risultato è a tutti gli effetti un grandissimo troll della musica trap, ma in generale della discografia italiana tutta (su questo diamo ragione a Zanetti) e allo stesso tempo ci mette in guardia sui pericoli (e su questo ci tocca dare ragione a Monini) della manovrabilità delle classifiche di streaming.
Niente di veramente virale ma anche niente di nuovo né catastrofico comunque, le classifiche di dischi sono controllate e controllabili da sempre, solo che una volta c’erano più soldi, mentre adesso si fa la classica guerra dei poveri. Semplicemente un capolavoro di guerrilla marketing.
Per rispondere quindi alla domanda nel titolo, il ritorno della dinastia Cecchetto? Se le cose stiano effettivamente così o meno poco importa, sta di fatto che di virale qui non c’è niente; molto più probabilmente è la zampata di un vecchio e grande leone della musica italiana che si voleva divertire un po’. Anche con noi che alla sua (presunta) creatura abbiamo dedicato questo articolo. Grazie Claudio, come sempre ti vogliamo bene perché non ci fai annoiare mai!
AGGIORNAMENTO AGOSTO 2017. Con la pubblicazione del video ufficiale della canzone tutti i sospetti sono diventati realtà: nonstante ufficialmente tutti tacciano nel video compare per qualche fotogramma un ragazzotto dalla chioma platinata che altro non e se non proprio Leonardo Cecchetto (intorno al 1’13” e 2’23”).