Forse oggi nessuno ricorda più le dimensioni della Sandokan-mania che sconvolse l’Italia nel 1975, quando tra omicidi politici, rapine e sequestri di persona finiti nel sangue, l’italiano medio si rifugiava nello sceneggiato basato sui romanzi di Emilio Salgari che divenne istantaneamente un fenomeno di culto e con esso inevitabilmente il carismatico protagonista.
Penso che tutti quelli che hanno una certa età abbiano visto almeno una volta nella loro vita (almeno per sbaglio o in replica) la famosa scena della lotta tra Sandokan e la tigre dove, al rallentatore, l’eroe passa sotto l’animale uccidendolo con la scimitarra.
Kabir Bedi divenne immediatamente un idolo assoluto in Germania, Francia, ma soprattutto in Italia con scene di isteria collettiva che vedevano coinvolti grandi (soprattutto ragazze, signore e mamme!) e piccini che vennero inondati per la primissima volta da merchandising di ogni genere (figurine, giocattoli, maschere di carnevale, ecc.).
Come suggello di tale successo non poteva mancare la pubblicazione di un disco, et voilà ecco che nel 1976 arriva questo 45 giri intitolato I’m On the Way to Your Heart che a discapito del suo modesto piazzamento in classifica (solo ventisettesimo), non può non essere considerato un successo clamoroso, visto e considerato che si tratta di una canzone d’amore strappalacrime di una pallosità disarmante, indirizzata ad un pubblico femminile medio-borghese con gli appetiti sessuali rivitalizzati dal fascino esotico di Kabir Bedi.
In realtà l’attore di Bombay nemmeno canta, ma si limita a recitare le sue liriche su una base tanto languida quanto insopportabile, impreziosita solo da inevitabili inserti di sitar.
Se tutto questo non bastasse ecco che per far strappare le mutande a tutte le casalinghe italiane il lato B ci regala lo stesso brano in versione italiana che diventa Sono sulla strada del tuo cuore e come per magia sembra di ascoltare un Alberto Lupo al curry!
Ancora una volta la televisione ha creato dei mostri.