Su queste pagine abbiamo spesse volte parlato di “Italia da esportazione”, ovvero di come alcuni artisti italiani ignorati in patria siano riusciti a ottenere successo in altri paesi del mondo.
Un caso simile, anche se l’Italia c’entra solo in parte, è quello di Joe Dolce: nato in Ohio nel 1947 da genitori italo-americani, dove mostra buona attitudine alla musica e al teatro fin da ragazzino, per poi militare in diverse band ignote ai tempi dell’università. Ma fu solo quando sul finire degli anni ’70 si trasferì in Australia che riuscì a destabilizzare le classifiche di quel paese, e del mondo, con l’apparentemente innocuo stornello finto-italiano “Shaddap You Face”.
Una volta arrivato agli antipodi del mondo, il nostro iniziò a fare il cabarettista per sopravvivere con il nome di Joe Dolce Music Theatre, esibendosi in vari pub e locali. Il suo primo singolo rilasciato sotto quel nome fu “Boat People” (1979), una canzone di protesta sul trattamento riservato ai rifugiati vietnamiti. Non certo roba da hit parade o da ascoltare in allegria con gli amici durante un barbecue sulla spiaggia.
Ci voleva in effetti qualcosa di più accattivante e adatto ad essere fischiettato: così, a Joe sono tornati in mente i pomeriggi passati da piccolo con i nonni di origine italiana e tutto il resto della famiglia allargata. In particolare, gli intercalari “Shaddup” (sta’ zitto) e “What’s the matter, you?” (che ti prende?), tipici della loro parlata con quel classico inglese zoppicante degli immigrati italiani, gli sono sembrati azzeccati per costruirci sopra una canzone.
Così nacque appunto “Shaddap You Face” (più o meno “chiudi il becco”), un singolo che racchiude in sé tutti gli stereotipi dell’italianità: mandolini, fisarmoniche, ma soprattutto un accento che al confronto Super Mario pare abbia studiato a Oxford.
Joe si cala nei panni del giovane italo-americano Giuseppe, che ricorda di come la madre (la tipica mamma italiana iper-protettiva) gli rompesse l’anima con le sue lamentele, ma nonostante ciò è riuscito a diventare una star di TV e cinema, ovviamente senza riuscire a disfarsi dei suoi “What’s a matter, you?” che lo assillano ancor oggi. La canzone è tutta qui: un concetto tanto semplice quanto efficace, visto il successo clamoroso che ne conseguì.
A fronte di una spesa di soli 1.500 dollari australiani (per registrare la canzone e filmare il videoclip), il pezzo riuscì a salire al primo posto della classifica dei singoli della terra dei canguri, a rimanervi per otto settimane di fila e a vendere oltre 6 milioni di copie in tutto il mondo, una cifra impressionante e rimasta ineguagliata per quasi 30 anni in quella nazione.
Per non parlare di come sia arrivato al numero uno in un’altra dozzina di paesi tra cui il Regno Unito, dove è riuscito persino a impedire agli Ultravox di salire in vetta alla classifica. Evidentemente gli immigrati italiani nel mondo erano molti più del previsto.
A proposito di Italia, per ovvi motivi da noi la canzone non ha avuto lo stesso impatto, ma va ricordato che tra i molti artisti che si sono cimentati nel proporre una cover troviamo persino Franco e Ciccio, che nel 1982 la trasformano in “Alì Alì Alé”, pubblicata sul retro del singolo “Ah, l’amore”. In questo caso il punto di vista è quello dei nostri che vogliono emigrare dalla Sicilia negli Stati Uniti.
“Shaddap You Face” in ogni sua forma rimane uno di quei tormentoni che ti si incollano al cervello e non si staccano più: o lo si ama o lo si odia. Joe Dolce comunque rimane un classico esempio di one-hit wonder, dato che tutto ciò che ha prodotto in seguito (ben nove album) è stato tranquillamente ignorato. Questo nonostante abbia voluto riproporre l’immagine dello “scugnizzo” italo-americano ancora per un po’, con singoli dai titoli quali “Pizza Pizza”, “You Toucha My Car I Breaka You Face” e soprattutto l’incredibile “Vaffanculo Polka”, (pronunciato rigorosamente “va fangula”).



Ma forse per lui è stato meglio così, dato che il “vero” Joe è quello delle canzoni sui rifugiati, un raffinato intellettuale. E non stiamo scherzando: oggi Joe Dolce è un poeta, saggista, compositore e suonatore di musica classica, folk e blues intimisti, che si diletta in progetti tra cui il cabaret letterario Difficult Women sulle grandi donne della letteratura, che porta avanti con la compagna Lin Van Hek dagli anni ’90. Piccola curiosità: Dolce e Van Hek hanno scritto un pezzo, “Intimacy”, cantato da quest’ultima, che è finito nella colonna sonora di Terminator. E se Arnold Schwarzenegger invece che «I’ll be back», avesse detto «Shaddap you face»?
Shaddap You Face
‘Allo, I’m-a Giuseppe, I got-a something special-a for you, ready?
Uno, duo, tre, quatro!
When I was a boy just about the eighth-a grade
Mama used to say “don’t stay out-a late with the bad-a boys
Always shoot-a pool Giuseppe going to flunk-a school!”
Boy it make-a me sick all the t’ing I gotta do
I can’t-a get-a no kicks, always got to follow rules
Boy it make-a me sick just to make-a lousy bucks
Got to feel-a like a fool
And-a mama used to say all-a time
What’s-a matter you? Hey! Gotta no respect?
What-a you t’ink you do, why you look-a so sad?
It’s-a not so bad, it’s-a nice-a place
Ah shaddap-a you face!
That’s-a my mama, I can remember!
Big accordion solo!
Ah, play ‘dat again!
Really nice, really nice!
But soon-a come-a day, gonna be a big-a star
Den I make-a T.V. shows and-a movies
Get-a myself a new car but still I be myself
I don’t want-a to change a t’ing
Still a-dance and a-sing
I think-a about-a mama, she used to say
What’s-a matter you? Hey! Gotta no respect?
What-a you t’ink you do, why you look-a so sad?
It’s-a not so bad, it’s-a nice-a place
Ah shaddap-a you face!
Mama, she said it all-a da time!
What’s-a matter you? Hey! Gotta no respect?
What-a you t’ink you do, why you look-a so sad?
It’s-a not so bad, it’s-a nice-a place
Ah shaddap-a you face!
That’s-a my mama!
Hello everybody!
‘At’s out-a dere in-a radio and-a T.V. land
Did you know I had a big-a hit-a song in-a Italy with-a dis?
Shaddap-a you face, I sing-a dis-a song, all-a my fans applaud, Dey clap-a da hands
Dat-a make me feel-a so good
You ought to learn-a dis-a song, it’s-a real-a simple
See, I sing “what’s-a matter you?”, you sing “hey!”
Den I sing-a da rest and den at de end we can all-a sing
Ah, Shaddap-a you face!
Okay, let’s-a try it, really big
Uno, due, tre, quattro!
What’s-a matter you? (Hey!) Gotta no respect? (Hey!)
What-a you t’ink you do (Hey!) why you look-a so sad? (Hey!)
It’s-a not so bad (Hey!) it’s-a nice-a place
Ah shaddap-a you face!
That’s great, we gonna do it better this time!
What’s-a matter you? (Hey!) Gotta no respect? (Hey!)
What-a you t’ink you do (Hey!) why you look-a so sad? (Hey!)
It’s-a not so bad (Hey!) it’s-a nice-a place
Ah shaddap-a you face!
Okay, one time for mama, everybody!
What’s-a matter you? (Hey!) Gotta no respect? (Hey!)
What-a you t’ink you do (Hey!) why you look-a so sad? (Hey!)
It’s-a not so bad (Hey!) it’s-a nice-a place
Ah, shaddap-a you face!