In questo disgraziato 2020 anche l’infaticabile Jerry Calà ha voluto dire la sua per rendere la nostra estate ancora più miserabile. Grazie per il pensiero ma non ce n’era bisogno.
L’indefesso ex “gatto” veronese, a discapito dell’età che avanza e dei capelli sempre più radi e sempre più bianchi, rimane l’animale da intrattenimento di sempre. Nel senso che, tolti gli ovvi riferimenti ai fatti di cronaca (tra l’altro piuttosto didascalici), la sua nuova Un metro indietro potrebbe essere stata scritta in un anno a caso tra il 1983 e oggi. Stiamo parlando praticamente di 40 anni di carriera, tra una Maracaibo (vi prego basta!), la solita voglia di fare festa sulla spiaggia, un «capito?!» buttato qua e là e ovviamente il solito «ocio!» (e ti pareva). Manca «libidine», anzi no, se ascoltate bene c’è pure quella.
Noi a Jerry vogliamo anche bene, come fosse uno zio un po’ sbruffone e tamarro, ma qui pare più che altro rincoglionito. Quando si autoparodiava vestendo i panni del gangsta-rapper con Ocio era effettivamente assai divertente, sia perché l’operazione simpatia era ben congegnata, ma soprattutto perché Danti e Pedar Poy (già noto come Padre P-Yo) gli avevano confezionato un brano su misura micidiale.
La nuovissima Un metro indietro è una canzone stitica. Una scoreggina che sembra buttata lì da qualche produttore per far contento quel rimbambito di Jerry Calà. Io mi domando effettivamente se qualcuno durante la registrazione, il missaggio o la masterizzazione si sia preso la briga di dargli un’ascoltata: frizzante come una Coca Cola aperta da un mese, croccante come un savoiardo inzuppato nel latte caldo e con un ritmo effettivamente incalzante… per i degenti in geriatria.
Un mix letale tra distanziamento sociale e cenni autobiografici: il nostro ammette di non essere al passo con i tempi e lascia andare avanti gli altri, ma proprio perché resta indietro (proprio com quelli che mantengono un mentro di distanza dal prossimo) rimane, in fondo, il più fico. Nel suo caso il rimanere indietro non è esattamente una scelta ma un dato di fatto, ma questi sono dettagli noiosi; Jerry Calà sa ancora animare le feste fino a mattina e non stentiamo a crederlo perché i vecchi, in effetti, dormono poco.
Se questo non bastasse un dozzinalissimo video a cartoon con un’animazione che «il mio falegname con 30 mila lire la fa meglio» (cit.) in un tripudio di tristezza, disagio e miseria.
Buona estate.