Ci sono dischi difficilmente spiegabili che sembrano uscire da qualche portale spazio-temporale e che ci colpiscono come proiettili vaganti quando meno ce lo aspettiamo.
Canzoni talmente vecchie che oggi suonano nuove di zecca, anzi più moderne di tutto quell’armamentario di modernariato pop-rock che ci troviamo ad ascoltare tra radio e televisione.
Jack Mandrillo, accompagnato da i suoi Sporcaccioni è sin dal principio probabilmente la goliardata definitiva. Una zingarata musicale che forse avremmo potuto trovare in qualche scena tagliata di Amici miei.
Ovviamente non c’è traccia né di questo fantomatico Jack Mandrillo, né di questi Sporcaccioni, né tantomeno di questo raro 45 giri pubblicato in una spartana busta verde (ma ne esiste anche una versione rossa) dall’altrettanto fantomatica etichetta Club 69, il cui nome è già tutto un programma.
Gruppo inventato, etichetta fittizia, ma per noi non ha nessuna importanza. Probabilmente un complesso da balera in un momento indefinito (molto presumibilmente) agli inizi degli anni ’60, per qualche ragione che non sapremo mai, si è trovato a perdere tempo in uno studio di registrazione, forse dopo una lunga giornata di prove o di incisioni per qualche cantante, e i nostri, con la complicità dei fonici, decisero di mettere su nastro due canzonacce da dormitorio militare.
https://youtu.be/En3KwlTImF0
La prima è una versione riveduta e corretta del celebre successo di Fred Buscaglione: al diavolo le storie di gangster americani, le risse da bar e le femmine avvenenti, qui siamo nella provincia italiana che nelle afose sere d’estate si riposa dai lavori nelle campagne, tra un ballo e un altro bicchiere di rosso della casa.
Che notte, accompagnata da una fisarmonica in primo piano, diventa la sagra del turpiloquio. Il racconto del classico stallone di provincia che si prodiga a fornirci tutti i dettagli di una selvaggia notte di sesso con una signora dall’invidiabile appetito sessuale, dotata di uno sfintere prodigioso e abile nel massaggio prostatico, nonché eccitata dalla zooerastia (o bestiality che dir si voglia). Che cosa volere di più?
https://youtu.be/HyhOLUqh3h0
Il lato B è forse ancora più succulento con la programmatica Solo un buco, ballata voce e fisarmonica cantata in un fittizio dialetto emiliano che in due minuti scarsi alza l’asticella del politically incorrect di parecchie tacche, non limitandosi a dileggiare volgarmente con sana misoginia il genere femminile tutto, degradandolo a semplice strumento di sfogo sessuale (solo un buco, appunto), ma condendo tale aulica rappresentazione con una mirabolante bestemmia plastica a metà del brano, infilata con una nonchalance di rara classe, tanto da passare quasi inosservata tra tutto quel ben di Dio che la circonda. Chapeau!
Ora la domanda è: chi si nasconde dietro alla maschera di Jack Mandrillo?
Nonostante il supporto sonoro di scarsissima qualità pensiamo di aver trovato la risposta.
Dopo ripetuti ascolti, a nostro sindacabilissimo giudizio, pensiamo si tratti di un piccolo colpo di testa dell’amato Riz Samaritano! Ascoltatevi la sua versione di Che notte: se le nostre orecchie stanche non ci ingannano ritroviamo la stessa intonazione, la stessa cadenza e la stessa interpretazione.
Se questo è vero non deve meravigliare che il nostro abbia voluto tenere bene celato il suo nome visto che altri cantanti si sono giocati la carriera per molto meno.
Chi siano realmente Jack Mandrillo e i suoi Sporcaccioni non ha importanza, perché in tutti i casi si tratta solo di un superbo divertissement di triviale raffinatezza e barocca volgarità che oggi come ieri, o forse più di ieri, fa scomparire le presunte provocazioni delle rockstar contemporanee.
Che notte
Ti ho scopata, ti ho chiavata ieri notte.
Se ci penso mi sento le palle rotte:
m’aspettava quella stronza che col culo sa sborrar,
quella figa tutta pepe che lavora al Ringo Bar.
Che scopata, che chiavata ieri notte.
All’inizio gliel’ho messo tra le tette,
poi col fare da ambulante circa all’una e ventitré
l’ho sdraiata sul divano e ne ho fatte tre più tre.
La giro, la chiavo son tre,
poi la richiavo facendomi il bidè
e fintanto quella vacca s’avvicina e sai che fa?
Mette un dito nel mio culo poi lavorandimi si va.
Che scopata, che chiavata ieri notte.
So che avevo le mutande tutte rotte.
Ma per un appuntamento quando poi c’è da scopar
quando esiste l’argomento, lo sapete so rischiar.
La inculo la faccio gridar
poi la richiavo e continuo a sborrar
e fintanto quella vacca si strofina sa che fa?
Chiama il cane e con la lingua le mie palle fa leccar.
Che scopata, che chiavata ieri notte!
So ci penso mi sento le mutande rotte!
Ma per un appuntamento quando poi c’è da scopar
lascio tutto l’armamento per andermela a chiavar.
Che notte, che notte, che fighe
tutte rotte… ragazzi!
Che scopata ieri notte!
Ahhhh…
Solo Un Buco
[parlato: mo brisa mica per criticare,
ma mi avrai mica preso per un cretino? oh?]
Hanno rotto, con la tua figa
Ti hanno rotto, mi hanno detto, anche il culo.
La tua bocca è come un forno
è venuta per fare il pompin!
Le tue tette, mò sono flosce
e le seghe alla spagnola.
Solo un buso solo, solo
nelle orecchie rimane ancor san.
Hai preso cassi di tutte le misure
hai fatto seghe a tutte le maniere
ed il tuo culo, mò somiglia ad un paniere
dove i cazzi ci stanno a quintal!
[parlato: questa sarebbe la seconda strofa,
puttana della *adonna!]
Sei puttana mille volte
ti avran già chiavato in cento mila,
ma con me fai la ritrosa
perché cerchi di farti sposar.
Sei puttana e ti manca
solo il casso di un somaro
Non mi dire mò: vieni caro, ne.
So chi sei e non mi fo giullar!
Hai preso cassi di tutte le misure
hai fatto seghe a tutte le maniere
ed il tuo culo somiglia ad un paniere
dove i cazzi ci stanno a quintal!