Nel 1981 esce nei cinema Una vacanza bestiale, il secondo film del gruppo cabarettistico-musicale veronese dei Gatti di Vicolo Miracoli (all’epoca formati da Umberto Smaila, Jerry Calà, Franco Oppini e Nini Salerno). Di lì a breve però Jerry Calà abbandona il gruppo intraprendendo una carriera di attore che gli regalerà moltissime soddisfazione e successivamente anche una da regista che regalerà a noi spettatori altrettanti momenti in bilico fra b-movies e mito (tra l’altro sarà in un suo film, Gli inaffidabili del 1997, che avverrà la reunion dei Gatti di Vicolo Miracoli sul grande schermo).
Dopo l’addio di Calà gli altri tre partecipano a quello che è un mio personalissimo oggetto di culto, il quasi scomparso Miracoloni (se riuscirete a recuperarlo non ve ne pentirete). E sempre nel 1981 Umberto Smaila pubblica il suo primo 45 da solista: Come il purè/Bricolage.
L’anno successivo arriva per lui l’occasione di debuttare dietro la macchina da presa e lo fa con il film Italian Boys, girato nel 1982 e distribuito nelle sale a gennaio del 1983, di cui cura anche soggetto e sceneggiatura assieme a Giorgio Medail, oltre alle musiche con il chitarrista Gilberto Ziglioli e Riccardo Borghetti. La pellicola tratta il tema delle radio libere e lo fa in maniera molto scanzonata e surreale, tralasciando del tutto o quasi l’aspetto politico, al contrario di quanto accadrà nel 2004 con Lavorare con lentezza, che racconterà le vicende di Radio Alice.
La trama di per sé è molto lineare: un gruppo di giovani deejay che lavora per Trip Radio deve reperire i soldi per strapparla dalle mani del proprietario, il proto-berlusconiano Dottor Viganò. Per farlo accettano di affrontare i rivali di Radio Metropolis, capitanati dal cocainomane Abele (uno schizzatissimo Franco Oppini), in una sfida all’ultimo disco che si tiene alla discoteca Kiwi (di cui parlerò più avanti). Ad aggiudicarsi il premio in denaro sarà la radio che porterà più pubblico nel proprio settore.
Ecco, su una storia così semplice s’innestano numerosi elementi di interesse che rendono il film un piccolo gioiello. In primis il cast può vantare diverse figure molto curiose oltre al già citato Oppini e a Umberto Smaila, del cui personaggio si dice che sia stato addirittura l’autista personale di John Lennon per sei mesi e che viene introdotto con una sequenza da applausi: la sveglia lo apostrofa con un «ué, svegliati pirla!» (la voce può ricordare quella di Teo Teocoli ma non ho trovato fonti che lo certifichino), si alza, si lava i denti col vino ed esce in strada munito di cinturone per le musicassette. Dopodiché si scontra con i sedicenti spazzini della colonna Bruce Lee, che stanno manifestando in favore dello stato di pulizia. Poi si ritrova nel bel mezzo della Stramilano, dopo la quale s’imbatte in un banchetto che raccoglie firme per il ripristino della tortura. Operazione che Smaila liquida con la battuta «Mai visto tanta gente di destra così sinistra». Infine incontra un gruppo di Hare Krishna che lavora per un’altra radio della città, Radio Krishna Centrale.
Tornando al cast, nella scena iniziale compare Andrea Mingardi, che legge delle previsioni del tempo «valevoli 20 minuti, al massimo mezz’ora». Mingardi che più avanti interpreta un imperdibile blues ecologista intitolato Salviamo le balene. Un altro deejay di Trip Radio è interpretato da Max Venegoni, storico conduttore radiofonico che all’epoca deteneva il record italiano di durata senza interruzioni alla conduzione di una trasmissione (48 ore, roba che per le strazianti maratone di Enrico Mentana equivale all’introduzione).
Un altro dipendente della radio è Mauro Micheloni, e come per Venegoni questa sarà la sua unica presenza sul grande schermo. Proprio in quel 1982 Micheloni pubblica il suo primo 45 giri, Come il gelato, con la copertina che richiamava il logo della metropolitana milanese. Del 1983 è invece Looking for love, un interessante pezzo italo-disco. La sua carriera di cantante si chiude nel 1986 con l’uscita del 45 giri Montego Bay/The day after. Parallelamente Micheloni lavora anche come produttore e tra i suoi lavori non si può non citare Sto correndo, canzone interpretata dal calciatore Giuseppe Galderisi, attaccante all’epoca in forza al Verona campione d’Italia che per l’occasione si trasformò in un perfetto imitatore di Renato Zero, del quale era grande fan.
Receptionist della radio è Patrizia Pellegrino, che in quegli anni ’80 sforna una manciata di pezzi che non passeranno esattamente alla storia (anche se qualcosa di interessante c’è. Ascoltare Musica spaziale per credere, oltre ovviamente alla sua folle Matta-ta). L’ultimo personaggio che si muove negli studi di Trip Radio è Rosa Fumetto, che negli anni ‘70 era stata la vedette del Crazy Horse di Parigi. E dato che all’epoca un disco non si rifiutava a nessuno nel 1979 aveva inciso il 45 giri Crazy Moon/Una rosa per te; se il lato b è sinceramente trascurabile, l’irresistibile disco-funk del lato a merita assolutamente un ascolto. Ci riprova poi nel 1984 con il non proprio memorabile Non mi chiedere perché/Aux Caraibes.



Piccolo ma folle cameo anche per Giorgio Medail, sceneggiatore del film oltre che conduttore e giornalista. Compare nei panni di un veggente sui pattini a rotelle che Smaila e tutto il gruppo della radio insegue per le vie di una Milano notturna e deserta. Con Umbertone che, ammirato dall’abilità di Medail, si lascia andare a un laconico «venderei l’autografo di Bob Dylan per pattinare così». Altre comparsate degne di nota sono quelle di Cesare Cadeo nei panni di sé stesso, Alba Parietti (non accreditata), Armando “Ossario” Celso, Simone Bongiovanni (il figlio di Gianni e Angela, proprietari del Derby) e l’immancabile Jimmy il Fenomeno che entra in discoteca urlando «LIBERATE LA SCIMMIA, ITALIAN BOYS». Nel suo imprescindibile Stracult Marco Giusti parla anche di un cammeo di Marino Bartoletti, ma il giornalista baffuto che compare a una decina di minuti dalla fine non è certamente lui.
Ultimo e più importante interprete è senza dubbio Ivan Graziani, come tanti altri alla sua prima e unica prova da attore. Compare nella parte finale del film, quella della sfida in discoteca, nei panni del presidente della giuria. Il suo personaggio si chiama Ivano Graziati e ci viene presentato come «l’ultimo dei futuristi viventi» nonché inventore della cravatta di latta. Con gli immancabili occhiali rossi (ma con la montatura spessa il doppio) arriva, si siede e accenna la sua Il chitarrista. Graziani inoltre non si separa mai da un’aragosta di plastica che accarezza come se fosse un gatto vivo e con la quale occasionalmente scambia due parole. Nel corso del film si possono sentire anche altri tre pezzi del grande cantautore teramano: Angelina, Digos Boogie e Doctor Jeckyll e Mister Hyde
Ovviamente la musica ha un ruolo predominante all’interno del film. Durante la sfida in discoteca tutti i deejay di Trip Radio cantano Italian Boys, brano che per la verità di disco non ha assolutamente nulla. La canzone, incisa poi sul 45 giri Italian Boys (Parte I)/Italian Boys (Parte II), è scritta dallo stesso Umberto Smaila insieme a Riccardo Borghetti (autore dell’inno calcistico Spezia oh eh). Nel testo di Italian Boys è facile ritrovare gli elementi nostalgici tipici di diverse produzioni dell’ex Gatto. Sempre durante la scena finale al Kiwi si esibiscono i Cacao con lo scatenato brano Bravo Culumb. Il cantante del gruppo fittizio è Dario Guidotti, flautista del gruppo progressive milanese Jumbo. Nel 1973 i Jumbo si erano meritati il bando dai programmi radiofonici grazie alla provocazione dei testi dell’album Vietato ai minori di 18 anni?, nel quale è presente anche il compianto Franco Battiato ai sintetizzatori. E a proposito di synth, a un certo punto Franco Oppini tira fuori un disco omonimo dei Quartz, gruppo francese che in quel lavoro datato 1978 mischiava soul, musica elettronica e funk. Ma di tutto questo ad Abele/Oppini interessava ben poco. Il disco lo usava solo per stenderci e sniffare una pista di coca.
Oltre alle già citate canzoni di Graziani, durante il film si sentono quattro pezzi di Kelly Groucutt, bassista degli Electric Light Orchestra, tutti trattu da Kelly, il suo unico disco solista uscito nel 1982. Si tratta di Anything goes with me, Am I a dreamer, Midnight train e Old rock and roller. Compaiono inoltre anche Shaddap You Face, one hit wonder dell’italo-americano Joe Dolce e Take a heart di Dianne Cobb (prodotta e arrangiata da Carlo Pennisi, già chitarrista dei Goblin).
Ultima cosa che rende il film molto interessante sono alcune location. La pellicola è ambientata a Milano e del capoluogo meneghino vengono mostrati o citati alcuni luoghi che meritano un piccolo approfondimento. I protagonisti s’imbattono nel già menzionato veggente sui pattini dopo essere stati al cinema a vedere La strada di Federico Fellini. Il cinema in questione era il Pasquirolo, che si trovava in Corso Vittorio Emanuele e che ha chiuso i battenti il 1° gennaio del 2006. Poi c’è un momento di Italian Boys in cui un gruppo di motociclisti discute sul da farsi e qualcuno propone di andare a farsi una spaghettata “al Charlie”. Con tutta probabilità si tratta del Charlie Max, storico locale milanese situato praticamente in Piazza del Duomo che nel 1965 ospitò l’aftershow dei Beatles dopo il concerto al Vigorelli; le cronache dicono che furono sostanzialmente ignorati dai cumenda presenti nel locale. Con gli anni è poi diventato uno dei centri nevralgici della Milano da bere, meta dei nottambuli cunt i danè (coi soldi). Della canzone di Mingardi sulle balene si è già detto, ma non ho detto dove la suona: lo fa sul palco del leggendario Capolinea. Il locale è stato per trent’anni uno dei templi del jazz mondiale e ha ospitato le esibizioni di tutti i più grandi interpreti del genere. Dal 2017 il pianoforte del Capolinea si trova presso un altro locale milanese, l’Arci Bellezza, che nel 1960 era la palestra in cui Luchino Visconti girò alcune scene di Rocco e i suoi fratelli. L’ultima location di cui voglio parlare è la discoteca Kiwi Cathedral, che a differenza di tutte le altre non si trova a Milano ma a Piumazzo (Modena). Il locale venne inaugurato la notte di Santo Stefano del 1970 (fra i proprietari c’era anche Caterina Caselli) e ha visto muovere i primi passi al Vasco Rossi DJ. E prima di Smaila venne già usato da Adriano Celentano per due suoi film: Qua la mano, in cui vi gira una scena con la sempre ottima Lilli Carati, e Bingo Bongo, in cui sfrutta il Kiwi per riprendere un balletto sulle note di Uh…Uh…
Insomma, mi pare evidente che Italian Boys abbia tutte le carte in regola per essere definito l’I love radio rock (The Boat That Rocked) italiano.