Al Bano e Romina Power – Magic Oh Magic (1985)
Volendo subito giocare sul sicuro, quindi assestando un pugno nello stomaco agli ignari lettori, partiamo con Al Bano e Romina Power che nel 1985 tornano all’Eurovision dopo la loro We’ll Live It All Again (i primi a cantare parte in italiano e parte in inglese) del 1976. In effetti, uno dei motivi per cui l’Italia ha sempre preso ceffoni è da rinvenirsi nella ferma decisione di cantare in italiano, mentre appena il regolamento lo ha ammesso, tutti si sono buttati sull’inglese.
Il duo dell’amore più sdolcinato cerca di sbancare nel 1985, tornando ad abbinare le due lingue col risultato che lascia irrisolto l’interrogativo «chissà che si dicono in inglese» perché il testo nella parte in italiano è stupendamente terribile (ovvero, ricordiamolo, in perfetta linea coi gusti all’estero). Quindi, via alle rime più scontate e anzicheno, dove italiana fa il paio con musica strana e una non meglio pervenuta fata Morgana, in netto anticipo sui tempi, quando Toto Cutugno vincerà nel 1990 abbinando la canzone italiana all’Europa che «non è lontana».
Un plauso meritano le coriste, che si agghindano da tricolore (pare su idea dello stesso Al Bano), mentre Romina sfodera un abito degno di Alexis di Dynasty… Ma siamo nel 1985 e loro arrivano settimi.
Ricchi e Poveri – Questo amore (1978)
Meno bene va ai Ricchi e Poveri nel 1978: in un’Italia scossa da profondi rivolgimenti sociali e dove, musicalmente, Renato Zero e Patty Pravo turbano i sogni degli italiani parlando di amori a più mani, loro vanno all’Eurovision e la buttano sull’ammmore con tre mmm.
Nel concedersi alla platea europea con un canzone tremendamente tradizionaleggiante, i nostri fantastici quattro sfoderano una mise che richiamerebbe i nostrani Cugini di Campagna se non fosse per l’incomprensibile vestito di Marina Occhiena, che per l’occasione si traveste da donna delle caverne, per rovesciare sul palco tutta la melassa di cui sono capaci. Alieni in patria e alieni all’Eurofestival, rimediano un 13° posto senza convinzione né lode, perché il loro momento è ancora di là a venire… Se qualche anno dopo avessero portato Sarà perché ti amo avrebbero trionfato a mani basse.
Gigliola Cinquetti – Si (1974)
Per il suo ritorno all’Eurovision Gigliola Cinquetti cala tutte le carte per arrivare alla vittoria e lei le ha tutte: il ritorno dell’unica vincitrice italiana che, dopo 10 anni dal 1964 di Non ho l’età si presenta con un brano (terribilmente vecchio) in cui canta il suo concedersi al tanto amato maschio italico.
Anche il vestito da bottiglia d’acqua è in tema… Insomma, Gigliola vuole vincere di nuovo, ma, come si suol dire, il diavolo fa le pentole e non i coperchi: in quel 1974, infatti, planano sulla manifestazione gli ABBA che con Waterloo stravincono ed entrano nella storia travolgendo tutto, pure la nostra Gigliola che si ferma al secondo posto. Siccome poi al male si somma il peggio, ci si mise pure mamma RAI che posticipò di mesi la messa in onda dell’Eurovision perché in quei giorni si votava per il referendum sul divorzio e a viale Mazzini ben pensarono che gli italiani avrebbero potuto essere condizionati nella loro scelta.
Il Volo – Grande amore (2015)
Nei terrori nostrani la seconda piazza spetta ovviamente a Il Volo, cui nel 2015 tocca portare i nostri colori oltre confine e il trio non sfigura, ovviamente. Tuttavia, vinto Sanremo ci si aspettava il bis e invece no: misteri dell’Eurovision, perché la canzone è terribilmente vecchia, l’abito non tanto vecchio ma che indosso a loro sembra vecchio pure lui, l’impostazione è liricheggiante come tanto si ama ultimamente all’Eurovision e gli effetti speciali sono abbinati alle urla spiegate, ma 3° posto inspiegabile, perché i crismi per la vittoria ci stavano ovviamente tutti.
Emma – La mia città (2014)
Come è inspiegabile il terzo posto de Il Volo, ugualmente inspiegabile che sia finita nelle retrovie della classifica del’edizione 2014 Emma, perché anche qui e soprattutto qui si è cercata la baracconata “eurovisiva” come non mai.
Forse, a ben pensarci, il barbatrucco sta proprio nel nostro essere terribilmente italiani. Emma ricorda la nobildonna de La cugina Bette di Balzac, che vuole sedurre un suo spasimante e però, mentre si agghinda e si rimira allo specchio, decide di coprire le spalle, smorzando la carica sexy e determinando il fallimento della sua iniziativa.
Di qui, la canzone accattivante (e manco brutta, siamo sinceri) nella cornice di una esibizione sopra le righe in omaggio all’antica Roma, in cui la nostra intrepida non lesina nulla o almeno è convinta di farlo, ma mentre lei crede di esser sexy, per il resto dell’Europa non è che una bacchettona, lei pensa di esser mezza nuda e molto hot con la gonna che si alza in corso di esibizione, mentre le sua colleghe in gara nude lo erano davvero… E vogliamo parlare dei suoi musicisti? Sono rimasti vestiti, ma all’Eurovision si resta in mutande.
Fatto sta che in patria viene travolta da un diluvio di critiche e accuse di eccessiva volgarità, mentre in tabellone non va oltre un 21° posto, ma per noi ha vinto lei, proprio per essere riuscita più di ogni altro (fino ad oggi) e altra ad essersi avvicinata allo spirito baraccone dell’Eurovision.
Fuori classifica: Domenico modugno – Dio come ti amo (1966)
Premio fuori classifica per una delle canzoni più belle di sempre, giustamente entrata negli annali, e perché a Dio come ti amo appartiene un duplice record: non solo è il brano italiano peggio classificatosi nella storia (ultimo!), ma anche perché è riuscito a raccimolare il minor numero di voti di sempre: zero!
Quando vince Sanremo in coppia con Gigliola Cinquetti, tutti vorrebbero che fosse lei a rappresentare l’Italia, anche perché all’Eurovision si sta già manifestando la tendenza a mandare giovani, ma Domenico Modugno s’impone perché a lui quella vittoria manca ancora e la vuole a tutti i costi.
Arriva all’Eurovision già incazzato, litiga con chiunque e a microfoni accesi durante le prove, che venivano trasmesse in diretta radio, sbotta con un «Allora io non canto» e lascia il teatro, per poi tornare a cantare senza orchestra… Insomma, un casino.
Ergo, ultimo posto e zero punti, ma almeno abbiamo chiuso in bellezza, no?