Immanuel Casto è stato per anni il segreto nascosto del web grazie ai suoi testi homo-pornografici declamati con l’espressività di un citofono rotto su fetenti basi elettroniche. Come dimenticare hit-non hit del calibro di “Che bella la cappella”, “Culinfranti”, “Sniffate rettali” o “Vento di erezioni”. Esempio di dozzinale fai da te musicale che non dovrebbe lasciare le mura della cameretta in cui è stato concepito.
Immanuel Casto era un personaggio volutamente / involontariamente ridicolo (tanto che agli albori rilasciava interviste in un inglese un po’ maccheronico, cercando di spacciarsi come artista straniero – ma chi ci credeva?), sostanzialmente l’incarnazione dell’assenza di talento musicale sopperita da ammirevole perseveranza che ne faceva un personaggio vero nella sua assurdità.
Ciò che rendeva ancora più surreale tutto questo era l’immagine artefatta e curatissima di una giovane e auto-proclamata icona gay che, come novello Bonaparte, si autoincoronava “Re del porn groove”, beffandosi bellamente di spiegarne i motivi (nonché i meriti) sia del “re”, sia del “porn groove”, visto che la musica del nostro nulla ha a che vedere con il sound che impreziosiva le pellicole a luci rosse degli anni ’70.
Grazie a una doppia azione di virale passaparola multimediale e penetrante strategia di marketing il fascino del Casto Divo (altro nomignolo appiccicato al nostro) non è passato inosservato tra i DJ più attenti a scandagliare le novità del popolo del www.
Colta la palla al balzo Immanuel Casto comincia a sfoderare singoli musicalmente più raffinati alla ricerca disperata dal tormentone che lo possa lanciare definitivamente in orbita: ecco quindi le varie “Io la do”, “50 Bocca/100 amore”, fino a “Battito Anale / Anal Beat” che riassume il meglio del suo progetto musicale-comunicativo. Tutto questo non lo ha incoronato re delle classifiche, ma quantomeno gli ha garantito un contratto come opinionista per la trasmissione Loveline su MTV.
Dopo una doverosa raccolta di successi questo “Adult Music” è il vero debutto del “divo de noaltri” che sotto l’ala protettrice della Universal gioca a fare il grande passo. Sulla carta gli elementi ci sono tutti: il tormentone preconfezionato di “Escort 25” (sorta di cacio sui maccheroni in tempi di papponi al governo), ripescaggi a mani basse dall’italo disco spruzzate di erotismo di quarta mano (“Crash”) e il classico sciabordio di “musica per adulti” che però si rivela assai più edulcorata e ripulita rispetto al passato (anche recente). Non basta infatti colorare di beat luccicanti canzoni come “Popper” o “Gioco di Mano” per evitare che siano poco più o poco meno di qualche canzonaccia dei Gemboy, né tantomeno andare a ripescare “Finalmente ho comprato l’uccello” per impreziosire una robaccia come “Johnson”.
https://www.youtube.com/watch?v=sGhiUyUN_x4
In realtà il problema di questo album non è nemmeno la musica (brutta), ma quello che rappresenta: niente affatto un’anarchica mosca bianca nel panorama musicale italiano, bensì la riprova di come anche un personaggio incatalogabile come Immanuel Casto sia stato fagocitato dal sistema, che oggi ce lo ripropone ripulito e digerito, spacciandocelo oltretutto come elemento di rottura, quando in relatà il gioco si vede lontano un miglio.
La cosa veramente agghiacciante è che il pubblico che pensa esistano solo le canzoni che passano le radio troverà magari geniale questo populismo spicciolo mascherato da trasgressione.
Tracklist:
01. Escort 25
02. Revival
03. Killer Star
04. Il Sesso Vende Sempre
05. Crash
06. Do Ut Des
07. Gioco Di Mano
08. Popper
09. Broken Girl
10. Fluffer Boy
11. Johnson
12. Touché (bonus track)