Sull’onda lunga del successo del “Supercafone” qualcuno sente odore di successo facile e recluta il rapper per una pellicola che immortali il personaggio del coatto romano che tanto era piaciuto agli italiani. Prima che Piotta decidesse di distaccarsi da quell’ingombrante e ricco alter ego per urlare al mondo che era un musicista e non un caratterista in rima, ci fu il tempo per “Il Segreto del Giaguaro”, mestissima pellicola con la regia dell’infaticabile Antonello Fassari (Selvaggi, SPQR, I Ragazzi della 3ª C, Sognando la California, Romanzo Criminale, Avanzi e mille altri).
Probabilmente il modo migliore per iniziare a parlare del film è quello di elencare il variegato cast in rigoroso ordine alfabetico: Dario Ballantini, multiforme imitatore di Striscia la Notizia noto per i vari personaggi interpretati con successo come Valentino e Gianni Morandi; Isabella Biagini, icona sexy degli anni ’70 ora caduta in disgrazia; Kurtis Blow, mito del rap americano old school, uno dei fondatori del genere; Primo Brown, il compianto membro dei Cor Veleno, scomparso troppo presto; Lando Buzzanca e Gianni Ciardo, mostri sacri della commedia sexy italiana; Dino Cassio degli indimenticati Brutos ma anche noto attore di varietà; Ugo Conti, l’immancabile spalla di Diego Abatantuono; il già ciatato Antonello Fassari, che compare anche nelle vesti di attore e regista, G.Max dei Flaminio Maphia, e basta questo; Gabriele Gresta, visto a Tokusho; Romuald Andrzej Klos, volto noto delle fiction italiane di ogni livello; Emanuela Panatta, ex ragazza di Non è la Rai; Piotta, l’ovvio protagonista; Enrico Salimbeni, il Tito di Radiofreccia; Stefania Spugnini, la Michelina Canà de L’Allenatore nel Pallone, Taiyo Yamanouchi, attore rapper e co-protagonista del cabaret Tintoria assieme a Carolina Marconi. Basterebbe questo per chiudere bottega e andarcene tutti a casa.
Invece noi ci prendiamo gusto e continuano parlando della trama, se tale si può definire. Già, perchè il Segreto del Giaguaro è quanto di meglio, o peggio, ci potremmo aspettare da un cast come quello elencato, aggiunto alla verve creativa di geniacci quali i Manetti Bros ed Herbert Simone Paragnani. Ne esce un quadretto celebrativo di diversi topoi del cinema italiano del secolo scorso mescolati a uno stralcio di vita nell’ambiente rap romano di fine anni ’90.
La celebrazione dei sottogeneri cinematografici degli anni ’70 e ’80 ripercorre temi del filone del poliziesco-poliziottesco, con gioielli rubati e ritrovati e mafiosi pronti a tutto, e della commedia sexy, con tette e culi coatti a go-go, tutti vittime del fascino irresistibile del personaggio interpretato dal nostro Piotta, impreziositi da uno sempre splendido Lando Buzzanca nella parte del marito incapace di soddisfare le voglie della moglie.
A completare la scena, gli intermezzi e i rimandi alla cultura rap, con Primo Brown nei panni di un giovane rapper emergente ma snobbato da tutti, salvo che da Kurtis Blow che interpreta se stesso (come se Al Bano avesse fatto un cameo in un film porno di Snoop Dogg) e che in lui intravede possibilità artistiche tali da concedergli l’onore di un featuring. A fare da filo conduttore, le prodezze carismo-erotiche del Giaguaro, condensazione cinematografica del concetto di supercafone, pezzo con cui Tommaso Zanello a.k.a. Piotta sbancò le classifiche nel 1999 e che l’artista non si risparmia di mettere in scena nell’immancabile discoteca (anzi, non una discoteca, un ficodromo) con G.Max come Master of Ceremony: serate che purtroppo rimangono solo nei nostri ricordi o nelle nostre fantasie.



Il Giagguaro è un personaggio improbabilmente coatto, che gira per Roma sfoggiando abiti aderenti dorati, perizoma leopardati, occhialoni da sole, capello lungo e unto, catena d’oro permanentemente in vista su petto villoso e immancabile panza di rappresentanza. Un vero e proprio guru per gli abitanti della zona di Piazza Vittorio, che si ritrovano al bar di Marione (Antonello Fassari) in cerca d’ispirazione da quella fonte di saggezza, che non lesina certo consigli di vita, di morale e di performance sessuale. Il tutto accompagnato da una colonna sonora a ritmo rap-dance, interpretata dagli attori del cast, sulla quale campeggia il nuovo singolo “La mossa del giaguaro”. Che cosa vorremmo di più dalla vita?
Un film come questo puo essere comunque apprezzato solo se visto con la giusta dose di ironia o meglio dopo aver assunto abbondanti dosi di alcol. Il Segreto del Giaguaro è infatti la classica pellicola che potremmo guardare solamente se amanti dei film troppo brutti per essere veri, o facendo zapping tra le reti locali in una tediosa domenica sera, dopo aver cenato e averci dato dentro col vino. A questa categoria appartiene il sottoscritto, con l’aggravante però della sobrietà. Traete voi tutte le conclusioni del caso.