
Roma ha sempre avuto una grande tradizione di stornellatori, satira in musica, goliardia più o meno pesante (basti solo pensare ai Prophilax), per cui un progetto come la Gnometto Band non poteva che nascere da quelle parti. Si tratta di un’idea concepita dal poliedrico pianista romano Paolo Arcuri che, dopo una serie di esperienze tra animazione, recitazione e piano bar, decide a metà anni Novanta di mettere in piedi assieme ad alcuni musicisti e vocalist (Peppe Giampietro, Fabio Penna, Angelo Trane, Denis Fattori e Domenica di Sanzo) un complesso allo scopo di realizzare uno spettacolo di cabaret musicale comico.
Il nome scelto è di per sé una dichiarazione d’intenti: lo “gnometto”, rappresentato dall’omino giallo che campeggia nel logo della band, è anche il soprannome di Paolo Arcuri, che simboleggia lo spirito irriverente dei loro testi parodistici e il suo presentarsi come una sorta di “folletto” impertinente e bislacco; ma “gno’ ‘o metto” in romanesco significa anche “glielo metto” (dove, non è difficile intuirlo), il che fa capire come buona parte del loro humour sia basato su doppi sensi e battute a sfondo sessuale.
Gli inizi dello Gnometto
https://youtu.be/p6aYJr32w2Y
Tra le canzoni originali abbiamo Elisabetta, pezzo in stile Gianni Drudi pieno di rime mancate allusive, e Innamorato con la “in” maiuscola, brano per una volta non “zozzo”, in cui quasi tutte le parole cominciano con la sillaba “in”. Un disco comico senza eccessive pretese, sicuramente figlio dei tempi, ma che riflette esattamente lo spirito con cui lo Gnometto e i suoi si pongono nei confronti dell’ascoltatore o dello spettatore.
L’arrivo in TV e il successo nazionale
La mossa paga bene, infatti nel 2000 Mediaset li vuole per fornire la sigla di chiusura di quell’edizione di Zelig (allora ancora fucina di nuovi talenti e non solo di tormentoni), con la già citata Gnometto. I nostri vengono anche opzionati dal simpatico Music Zoo, programma del defunto canale All Music che si occupava della canzone comica e bizzarra in tutte le sue forme, una specie di equivalente sonoro di Mai dire TV.
https://youtu.be/CCx53LDRPOY
Nel 2001 è la volta del fatidico secondo album Escopo di rado e Gnometto ancora meno, che nel titolo e nella grafica di copertina si rifà all’allora recentissimo (e vendutissimo) Esco di rado e parlo ancora meno di Adriano Celentano. Purtroppo nonostante il titolo il Molleggiato non viene mai sbeffeggiato né tantomeno citato, e per di più il disco è composto per metà di inutili sketch e riempitivi di pochissimi secondi che in alcuni casi si riducono al solo titolo e superflue reincisioni dei brani più noti (Gnometto, Innamorato con la “in” maiuscola, Pompa magna). Spicca la quasi totalmente strumentale Cagnolini da cruscotto con testa basculante, che mette in luce l’abilità dei musicisti del gruppo, e la semi-seria Anima musicale in cui Arcuri si cala ancora nei panni dello Gnometto e ribadisce il suo modo di fare musica.
Davvero difficile apprezzare questo lavoro senza l’interazione con il pubblico e ascoltarlo da soli porta inevitablimente a skippare le tracce.
L’uomo in Smart e i progetti paralleli
Nel frattempo il frontman porta avanti anche altri progetti, restando nell’ambito musicale, come ad esempio il Paolo Arcuri Trio, terzetto jazz-swing sempre in chiave comica, mentre la Gnometto Band sembra essere stata messa in disparte, quando a sorpresa nel 2007 spunta un terzo album, Monducasuvado. Si tratta di un mini-album di sole 8 tracce tra le quali è presente uno dei loro pezzi più noti al grande pubblico, L’uomo in Smart.
La notorietà del pezzo è dovuta soprattutto alla diffusione radiofonica e a una controversia: in origine s’intitolava Vecchia Smart ed era una parodia di Vecchio frac di Domenico Modugno, ma, dopo essere stata trasmessa dal Trio Medusa su Radio Deejay, gli eredi del cantautore pugliese ne richiedono il ritiro in quanto non avevano concesso l’uso della musica. Prima di venire trasformata ne L’uomo in Smart, però, il brano venne diffuso sul sito di Radio Deejay dove fu scaricato da un buon numero di utenti.
https://youtu.be/z1JSreqb7G4
Per il resto, il disco si trascina tra parodie scontate come quella del Gioca Jouer, idee riprese dai precedenti lavori (Mi-mi in cui le parole, anziché iniziare, terminano quasi tutte con la sillaba “mi”) e altre trovate come prendere canzoni e tradurle in sardo o latino, si veda ad esempio C’era un ragazzo di Gianni Morandi che diventa Erat puer. Non c’è molto da aggiungere a quanto già detto, se non che lo spirito irriverente del folletto sembra essersi affievolito e distanziato dalle tematiche sessuali.
In ogni caso ci rimane un pugno di canzoni godibilissime a documentare la scena cabarettistica romana a cavallo tra i due millenni.
Discografia
- The Worst of Gnometto (1998 – CD)
- Gnometto (T’appartengo)
- Elisabetta
- Big Jim
- Pongo (Io vagabondo)
- Brutta
- Innamorato cone la “in” minuscola
- Ancona (Ancora)
- Na balena (Bambolero)
- Famose i tranquillanti (Tranqi funky)
- Pompa magna
- Escopo di rado e Gnometto ancora meno (2001 – CD)
- Intro
- Gnometto (versione 2001)
- Che cosa sei
- Ostia non è Rio
- Ehhhmmm (skit)
- La placca
- Eee… (skit)
- Letisia fa la violinista
- L’eco funziona (skit)
- Innamorato con la “in” maiuscola (versione 2001)
- Pompa magna (versione 2001)
- Incontri ravvicinati con la tera tipa
- Cagnolini da cruscotto con testa basculante
- Anima animale
- Monducasuvado (2003 – CD)
- Monducasuvado
- L’uomo in Smart (Vecchio frack)
- Erat Puer (C’era un ragazzo)
- Rememeber
- Aridatece il bluss
- Si eu si idda (Se io se lei)
- Mi-mi (P.I.M.P.)
- Kanna Jouer (Gioca Jouer)
- The Best Of the Web (2017 – album digitale)
- Giampaolo alla Zecchino
- Lavatrice
- Fai da te benzina
- Nunzia mi stai mancando
- La donna in SUV
- 8-4-2-1 e mezzo
- The People Don’t Stay Well
- Furia medley
- Dalle alghe a S.Vittorio
- Viva il calendario Maya
- Na sega a me (Asereje)
- Te va a pia’
- Sindaco di Palomonte (remix)
- Coso