Adriano t’incendierò, la canzone di Gino Santercole contro Celentano e Claudia Mori

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Quella tra Gino Santercole e Adriano Celentano è una storia lunga e travagliata che riguarda sì l’ambito artistico, ma anche quello familiare. Santercole infatti è nipote di Adriano Celentano, essendo figlio di sua sorella Rosa. E non è tutto, perché Santercole in primo matrimonio sposerà Anna Moroni, sorella di Claudia Mori, diventando così contemporaneamente nipote e cognato del Molleggiato.

Ma andiamo con ordine. Come Celentano anche Gino Santercole cresce a Milano, in via Gluck, Entra a far parte dei Rock Boys (formazione in cui nel tempo militeranno anche Enzo Jannacci, Giorgio Gaber e Luigi Tenco) il cui leader è proprio lo zio. Dopo vari cambi di line-up il gruppo si trasforma ne I Ribelli che oltre a Celentano accompagnano anche Ricky Gianco e il mai troppo celebrato Clem Sacco. Con I Ribelli partecipa ad alcuni musicarelli di successo del periodo.

Il 1961 è l’anno della svolta. Insieme allo zio e a Don Backy, Miki Del Prete, Ricky Gianco, Detto Mariano e altri dà vita al Clan, sorta di Rat Pack all’italiana. Le cose sembrano filare lisce e Santercole diventa compositore, azzeccando negli anni alcune hit come Una carezza in un pugno, Svalutation, Such a Cold Night Tonight (colonna sonora di Yuppi Du) e ancora l’intera colonna sonora di Segni particolari: bellissimo. Parallelamente inizia una carriera da attore che lo porta a prendere parte a una trentina di film fra cui vale la pena ricordare Super rapina a Milano diretto proprio da Adriano Celentano nel 1964, Sono fotogenico di Dino Risi e lo stracult SuperAndy – Il fratello brutto di Superman che lo vede recitare al fianco di Andy Luotto.

Ma è tutto rose e fiori. Nel 1968 infatti, Don Backy abbandona il Clan sbattendo la porta e ne decreta di fatto la fine. Contemporaneamente il matrimonio fra Gino Santercole e Anna Moroni naufraga fino ad arrivare a un divorzio abbastanza burrascoso. La cosa avrà enormi ripercussioni sulla sua carriera all’interno del Clan. Claudia Mori e Adriano Celentano prendono le difese di Anna e isolano Santercole che cade in un periodo di depressione.

E veniamo così alla canzone Adriano t’incendierò del 1981. Perchè se Gino Santercole è la voce, a co-firmare il testo e a distribuirlo con la sua etichetta Ciliegia Bianca è l’altra pecora nera del Clan, Don Backy. E la cosa, abbinata a un testo non proprio cavalleresco, farà inizialmente infuriare Adriano Celentano. Testo del quale non avrebbe senso citare soltanto alcune parti. È una storia, o meglio una versione di essa, e come tale va letta, per intero. Nella visione dei due “cattivi” il Clan viene raccontato come una favola: ci sono un castello, un re (Celentano) irretito da una strega (Claudia Mori) che lo convince a mangiare una mela marcia nonostante il parere contrario degli amici. Ci sono anche i due autori: Santercole è la delusa voce narrante e Don Backy il mago che gli suggerisce di bruciare il re per farlo rinsavire. Se ne fosse stato tratto un cartone animato sarebbe certamente stato appassionante. Se avete voglia di recuperare il testo integrale lo potrete leggere ai vostri bambini prima di metterli a nanna.

Come si diceva il pezzo, arrangiato da Fabio Frizzi (fratello di Fabrizio Frizzi), inizialmente non fece molto piacere al Molleggiato, che però col tempo, anche grazie alle dichiarazioni distensive di Santercole, lo accettò senza troppi problemi. L’autore nel corso degli anni ha infatti dichiarato di averla scritta non perché ce l’avesse con Celentano ma perché in quel momento non riusciva più a scrivere canzoni e il nome dello zio e del Clan lo perseguitavano. Non ha però perso l’occasione per tirare una stoccata al vero bersaglio della canzone, Claudia Mori. Nel corso di un’intervista disse che «Adriano t’incendierò era una cosa satirica, non era niente di serio. D’altra parte sono sicuro che Adriano non sia stato l’unico responsabile della mia emarginazione. Lui era in una posizione difficile, stretto dalle pressioni della moglie e della cognata». Il gelo fra i due dura fino al 1987, quando Adriano Celentano lo chiama per partecipare a una puntata di Fantastico 8. I due, a sorpresa, eseguono proprio Adriano t’incendierò.

Sembra che i rapporti fra zio e nipote/ex cognato stiano finalmente per tornare alla normalità, ma in realtà non ci saranno più collaborazioni. Almeno fino al 1999, quando sarà ancora la TV a vederli protagonisti di una reunion. Reunion che però è anticipata da una nuova guerra e da dichiarazioni ferocissime da parte dei soliti bad boys Santercole e Don Backy.

In quel periodo Celentano stava conducendo Francamente me ne infischio su Rai 1 e i due gli rinfacciarono di essersi completamente dimenticato, volontariamente, del Clan. Santercole, decisamente alterato, dichiarò: «Nessun accenno a me quando ha proposto i miei brani e, ciliegina sulla torta, a cantare Questo vecchio pazzo mondo, che io ho lanciato nel ’64, ha chiamato Ligabue: una scorrettezza davvero brutta. Mi sono arrivate voci che forse Adriano mi avrebbe voluto per la quinta puntata, quella del 5 dicembre sul meglio del programma ma a questo punto non so se mi inviterà. È un peccato perché in quei 4-5 anni del Clan ci siamo divertiti moltissimo ed essere dimenticati non fa piacere. L’altra volta Celentano ha detto che bisogna essere più Gesù che Giuda: mi sembra che lui stia facendo di tutto per essere un Giuda del Clan.

Gli fece eco Don Backy: «Lo sgarbo fatto a Gino Santercole, snobbato in favore di Ligabue, non è neanche da commentare tanto è stato sgradevole. In quanto al modo in cui Adriano ha trattato il Clan durante il programma, è la dimostrazione evidente che ha grossi scheletri nell’armadio di cui non riesce a liberarsi: ho l’impressione che abbia imposto anche agli ospiti di non parlare di noi, ogni tanto accenna ai Ribelli che erano altra cosa dal Clan che è stata la parte più importante della storia di Adriano. Certo, dei vecchi amici c’è Teocoli ma gli serve perché ora Teo è il numero uno e garantisce successo: ma una volta non era così, ricordo che Adriano mi diceva di non portarlo alle riunioni del Clan perché lo imitava». Non contento rincarò la dose aggiungendo: «Per non parlare di Morandi: ricordo benissimo che all’epoca del Clan Adriano si oppose all’ingresso di Morandi perché aveva paura che Gianni potesse superarlo; ora, invece, tutti baci e abbracci. Se il programma fosse durato 25 minuti sarebbe stato un trionfo. A parte gli sketch con Teo e le sue canzoni, il resto è uno strazio da dimenticare: dall’insultante versione di 24mila baci fatta con Kusturica e Paolo Rossi alla demagogia insopportabile, inutile e offensiva per gli spettatori che sono accusati con lo sguardo di Adriano di chissà quale nefandezza. Vedere quello show per me e’ una tortura infinita».

Dopo questa ennesima diatriba verbale Celentano invita il solo Santercole nella puntata bonus andata in onda il 15 gennaio del 2000 per tentare nuovamente di ricucire un rapporto molto complesso che può solo definirsi di amore/odio. Basti pensare che Santercole dal suo secondo e salvifico matrimonio con l’attrice e cantante Melù avrà un figlio. Come l’ha chiamato? Naturalmente Adriano.

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  1. In realtà fu Gino, come poi confessò in un’intervista nel programma TV “Mister Fantasy, a sposare, pur senza amarla, Anna Moroni,sorella di Claudia Mori già moglie di zio Adriano.Lo fece per adeguare il proprio status civile a quello del famoso zio – forse, si può aggiungere, per affrancarsi dalla sudditanza connessa al rapporto nipote-zio, mettendosi come su un piano di parità nella linea parentale. Anche questo episodio testimonia l’eterno rapporto di odio e amore, di dipendenza mista ad antagonismo, che ha sempre contraddistinto la relazione instaurata da Gino con la sua icona Adriano.

  2. Celentano dedicò il suo “Adrian – La Serie” a Gino Santercole, facendolo anche apparire come uno dei personaggi positivi del cartone. Seppure quella serie sia tecnicamente brutta, racconta moltissimo del privato del cantante, attraverso metafore, storie e personaggi che si ispirano a persone reali, come il cantante alter ego di cui non ricordo il nome, ispirato a Don Backy. Sarebbe bello se ne parlaste e individuaste gli elementi biografici e a chi sono ispirati i vari personaggi che appaiono.

  3. Il povero Gino Sanrercole (scomparso improvvisamente tre anni fa, proprio mentre si accingeva a presentare un nuovo album pieno di brani inediti appena terminato) avrebbe sicuramente meritato più riconoscimenti in vita e non solo da Celentano: per lo zio infatti lui -che non era paroliere bensì compositore- musicò alcuni dei suoi maggiori successi tra cui vorrei riportare le sole “Una carezza in un pugno”, “Un bimbo sul leone” e “Svalutation”.
    Dagli ultimi 45 giri dei primi anni ’80, a parte poche altre collaborazioni con Adriano, sono dovuti passare quasi 20 anni prima che qualcuno ne riconoscesse il valore e lo aiutasse a tirar fuori dei brani inediti dal cassetto per pubblicarli.

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