Siamo abituati a vedere il mondo delle radio come una cassa di risonanza delle più grandi hit musicali. Eppure ci sono illustri esempi di hit che vengono create proprio da chi lavora in radio; è il caso della singolare storia di Gianni Riso, uno dei primi e più celebri speaker radiofonici delle radio private, conduttore per ben ventidue anni del suo Gianni Riso Show su Radio Studio 105 e tuttora in attività su Radio Zeta con La sveglia di Zeta.
È il 1980 quando Gianni Riso decide di compiere il grande passo e, coadiuvato alla produzione da Mauro Malavasi (che aveva appena sfornato le mega hit dei Macho e dei Change) scrive, interpreta e pubblica un gioiellino disco-boogie dal titolo Disco Shy.
La canzone è un inno ai cosiddetti wallflower, cioè quelle persone che in discoteca stanno soli in disparte come tappezzerie perché troppo timidi per ballare. La canzone esorta quindi i più schivi a lasciarsi andare, usando la propria timidezza come punto di forza per ballare e magari rimorchiare sul dancefloor accettandosi per quello che sono: «Anche un timido sorriso può risolvere i tuoi guai, prova adesso e vai, tanto prima o poi vedrai che tu ce la farai». Un concetto d’avanguardia per il mondo della disco italiana dell’epoca, basato a grandi linee sul machismo e sulla legge del più bravo a ballare.
Disco Shy è un caposaldo mai abbastanza celebrato del genere disco italiano, eppure la produzione è davvero impeccabile, merito del già citato Malavasi ma anche di Marco Tansini, co-autore del brano insieme a Malavasi e allo stesso Riso. Il groove è implacabile e il ritornello «Uh uh uh uh disco timidezza» è impossibile da dimenticare grazie agli strepitosi interventi delle coriste. La voce esperta di Gianni Riso, già rodata dopo anni di radio, completa il quadro di una killer tune da manuale.
Sul lato B troviamo Bo? che riprende il groove di Disco Shy semplificando l’arrangiamento per far spazio a uno dei primi rap della storia della musica italiana, sempre eseguito dalla voce impeccabile di Riso.
Grazie alla sua esperienza radiofonica Gianni Riso sembra aver assorbito perfettamente i trend musicali del momento, così dopo il disco-boogie e il rap, nel 1981 sforna un secondo singolo dal titolo Fumo per dimenticare, questa volta in stile ska. Se il brano vi suona stranamente familiare è probabilmente merito della scrittura e della produzione di Fulvio Muzio e Silvio Capeccia, due dei Decibel che, appena finita l’avventura con Enrico Ruggeri, provavano a scrivere per altri. In effetti lo stile Decibel è inequivocabile negli arrangiamenti, nel testo, nei cori e in quel gustosissimo special di piano elettrico.
Il testo, ancora una volta in totale controtendenza, affronta con ironia e senza moralismi il tema delle droghe leggere, popolarissime tra i giovani ieri come oggi: «Contestazione, il ’68 sembra già vecchio, tutto rotto, allora si fumava per libidine, adesso è un’incasinatissima abitudine».
Ricapitolando abbiamo la disco, abbiamo il rap, abbiamo lo ska; che cosa manca? Il punk. Ecco dunque Va bene così, no? un gioiellino guitar music di chiarissima matrice decibeliana, con basso e batteria veloci e appuntiti senza però perdere il gusto pop.
Pur non essendo un cantante, Gianni Riso è riuscito a proporre brani di grande qualità senza mai scivolare nel banale o nel forzato, anche nelle sue comparsate successive. Nel 1982 presta la sua voce per un gustosissimo spoken all’interno del disco di aerobica Dance Ginnastica con Sofia e nel 1983 interpreta insieme agli altri DJ di Studio 105 (tra cui i nostri amati Loredana Rancati e Federico l’Olandese Volante) la canzone estiva Vacanze, cover della strepitosa Vacances J’Oublie Tout dei francesi Elegance.
Sempre con il team di Studio 105 Riso incide la sua incursione nella musica latino-americana con la hit del 1984 EEEE… Vado a Rio, arrangiata dai mitici Turatti e Chieregato. Nella sua poliedrica carriera musicale rimane giusto il tempo per recitare una parte nell’adattamento discografico del libro Cuore di Edmondo De Amicis pubblicato dalla Baby Records, per non farsi mancare niente e per dimostrare l’incredibile versatilità della sua voce e del suo gusto.
Purtroppo l’algoritmo delle piattaforme di streaming musicale non sempre rende giustizia alla qualità e nel momento in cui scriviamo Gianni Riso ha su Spotify meno di 1000 ascoltatori mensili. Per questo abbiamo deciso di inserire Disco Shy nel primo episodio di NASCOSTIFY, un podcast nato per far scoprire le perle nascoste della musica italiana su Spotify. Potete ascoltarlo qui per rendere finalmente giustizia dopo 40 anni a un piccolo gioiellino della disco music italiana.