Accostare il nome di Gerry Scotti a quello di Cristina D’Avena potrebbe sembrare un fulmine a ciel sereno, ma la realtà è meno sbalorditiva perché stiamo pur sempre parlando del più famoso conduttore Mediaset con la più famosa interprete di sigle di cartoni animati dello stesso gruppo, nonché un personaggio televisivo.
Lo spiazzamento deriva proprio dal personaggio mediatico di Cristina D’Avena, vista globalmente come la madre di qualunque nostalgico/nerd dei magici cartoni anni ’80-’90, un essere quasi soprannaturale che viene da un mondo fatto di colori, dolcezza e amicizia. Proprio per questa sua aura, trovarla invischiata in un qualcosa di così “normale” come una trasmissione televisiva qualunque fa un poco effetto.
Luna Party era la sigla del programma omonimo del 1991. Oltre alla cantante, anche il nostro Gerry Scotti ci mette del suo nel brano con il suo tipico stile parlato (ricordiamo che lui nelle sue canzoni non canta mai) qui con un tono particolarmente esaltato e felice, rendendo la sua presenza non solo assolutamente inutile, ma anche estremamente irritante.
Resta però l’altra faccia della medaglia, ovvero la nostra Cristina: Luna Party (inclusa poi nella compilation Fivelandia 9) ha tutti gli elementi tipici delle sigle dei cartoni animati, la voce squillante, il giro di tastiera accattivante che si memorizza in un attimo, l’arrangiamento dal fascino etereo e il classico ritornello corale, sempre lo stesso, che si tratti di Mila e Shiro o Il mistero della pietra azzurra non importa.



Purtroppo pur essendo orecchiabile diventa preda di immediato disinteresse, perché, superata la curiosità e l’effetto nostalgia, diciamocelo, non è poi questo granché. Il testo poi… La cosa più inconsistente e inutile del lotto, anche più dello stesso Gerry Scotti, perché oltre a ripetere fino alla sfinimento «luna park» e «luna party» si può sintetizzare con questa frase, che alla fine è il senso del brano: «andiamo al luna park e facciamo un luna party».
Un gioco di parole veramente infantile e neanche dei più felici su cui viene costruito alla meno peggio tutto un testo. Certo, che diavolo ci si poteva aspettare da un brano cantato da Cristina D’Avena e Gerry Scotti, direte voi? Però un pizzico di delusione ci può stare… D’altronde nel bellissimo mondo di Orrore a 33 Giri non si sa mai quali grandi tesori è possibile scoprire.