Arriva dalla provincia di Avellino Gerardo Carmine Gargiulo, misconosciuto cantautore italiano che mosse i suoi primi passi discografici con l’etichetta Ariston, dove lavorò come autore per tutti gli anni ’70, scrivendo soprattutto per interpreti femminili come Ornella Vanoni, Dalida, Irene Fargo e anche per la meno nota Giovanna (quella del «baffo diabolico») ma anche per Peppino di Capri, Cristiano Malgioglio oltre ad alcuni brani italiani di Julio Iglesias.
Nei primissii anni ’80 sembrava che la sua carriera dovesse decollare quando ottenne un discreto successo partecipando all’edizione del 1982 di Discoverde (una specie di sezione nuove proposte all’interno del Festivalbar) con il brano Una gita sul Po («Una gita sul Po, popopopo, una gita sul Po, non è andare in America, né in Unione Sovietica, costa poco però, popopo, popopo», dopo 30 anni trasformato dal cantautore in Una gita all’Expo popò popò) tratta dal suo primo e unico album Avellino Express pubblicato l’anno precedente.
A causa del fallimento della casa discografica, la sua attività nel mondo musicale subisce uno stop e Gargiulo ne approfitta per concludere gli studi e iniziare la professione di avvocato, ma la sua passione per la musica (per fortuna) è irrefrenabile, così a fine anni ’80 ritorna sulle scene con un brano-capolavoro intitolato A Silvio, edito dalla Fonola (il disco non riporta la data di pubblicazione, ma con buona approssimazione dovrebbe essere il 1988).
Il 7” è incredibile sin dalla copertina, dove vediamo il nostro con un look rubato al Tenente Colombo immortalato sotto un cartello con il logo del biscione Fininvest: una palese dichiarazione d’intenti.
Non ci sono quindi dubbi su chi fosse il destinatario di quel «a Silvio», ma prima di ascoltare il brano vale la pena girare il disco dove possiamo ammirare Gargiulo mostrare con orgoglio una maglietta del Milan sotto i suoi “abiti civili”, come un novello Clark Kent di Milano 2 in perfetto stile “terrunciello eigrato al nord che si vuole spacciare per milanese”. E’ chiaro che più che l’espresso per Avellino il nostro prese un biglietto di sola andata per Milano Centrale
La magia si avvera quando la puntina del giradischi tocca il vinile e si apre davanti a noi un mondo nuovo. Difficile descrivere l’energia e la magnificenza del brano in questione che inizia con un programmatico coro da stadio «Hey Silvio! Te sei grande, te fa grande anca Milan! Grazie Silvio Berlusconi!» per proseguire risalendo all’inizio della sua carriera imprenditoriale quando ancora il povero Silvio non aveva il becco di un quattrino e poi magicamente «la grande intuizione, quando comprasti la tua prima televisione» (Gargiulo si dimentica di dirci come ha fatto a comprarsi una rete televisiva se non aveva disponibilità finanziaria, ma Silvio è come una religione: non si può/deve capire, ma solo credere dogmaticamente in lui).
La canzone raggiunge il suo climax quando il cantante dice che Silvio è, non solo il suo idolo, ma anche il modello da imitare, invitandolo infine a suonare a casa sua in una jam session assieme a Ruud Gullit!
Inspiegabilmente il Cavaliere non prese mai in considerazione questo piccolo capolavoro senza tempo che incredibilmente a tutt’oggi è ancora sconosciuto ai più e difficile da recuperare. Forse il buon Cristiano Malgioglio si ispirò proprio a questa canzone quando alcuni anni dopo anche lui decise di tessere le lodi dell’imprenditore lombardo, anche se in quel caso lo scopo del suo Caro Berlusconi era smaccatamente leccaculistico per finalità di carriera.
Nel 2012 Gerardo Carmine Gargiulo ritorna sul tema presentandoci, esattamente 30 anni dopo, il seguito ideale di A Silvio: questa volta la canzone si chiama Quando c’era (quando torna) Berlusconi in Italy. Anche questa volta non capiamo se questi omaggi a Silvio Berlusconi siano una presa per il culo travestita da tributo o una disperata ruffianata mascherata da satira di regime. Ma non importa, perché come diceva Roberto “Freak” Antoni, «L’arte esige novità».