A volte succede che le canzoni vadano alla ricerca del proprio ascoltatore e non viceversa. Esattamente così accadde con Cappuccetto Rosso in cui mi imbattei casualmente anni addietro e sin dal primi tre secondi divenne immediatamente una canzone da “mai più senza”.

Un Franco Franchi in grande spolvero (come quasi sempre, d’altronde) coinvolge in un duetto nientepopodimeno che Ilona Staller (o, se preferite Cicciolina) che d’abitudine sfoggia un’attitudine maliziosamente innocente che richiama alla mente il suo discreto esordio disco-sexy, piuttosto che le sonorità porno-kitsch del famigerato tormentone Muscolo rosso, sfoggiando, inaspettatamente, anche una decente prova vocale.
Il brano è uno stupendo divertissement che riprende in chiave comico-erotica la nota fiaba di Cappuccetto Rosso. In questo si tratta di un pezzo cabarettistico-musicale assolutamente spassoso, in cui l’irrefrenabile istrionicità del mai troppo compianto attore siciliano (che veste i panni del «lupo grosso, grosso grosso grosso grooo!») e l’apparente innocenza della maliziosa sexy diva («Cappuccetto Rosso rosso rosso rosso rooo!») creano un cocktail esplosivo.
Come ci racconta la stessa Ilona, la canzone fu scritta da Vito Tommaso per RCA (lo stesso autore, tra le altre della sigla di Gackeen Magnetico Robot) e incisa per partecipare al Festival di Sanremo del 1978 in un esplosivo quanto improbabile duetto ma ciò non si avverò per l’ostracismo dei dirigenti della Rai nei confronti della disinibita diva dell’Est Europa. Evidentemente a fine anni ’70 un pelo del pube femminile, oltre ad avere un’impressionante forza motrice nota soprattutto agli agricoltori, suscitava anche un malsano terrore.