Dopo un piccolo appannamento nelle prime edizioni degli anni ’90 San Pippo Baudo da Militello in Val di Catania torna alla guida del Festival di Sanremo, riportando a far sventolare alta in cima all’Auditel la bandiera della kermesse canora per eccellenza di casa nostra. Il presentatore inanella un incredibile filotto di ben cinque edizioni non solo ricche di pubblico, ma anche di bellissime co-presentatrici (tra cui ricordiamo Alba Parietti, Anna Falchi, Claudia Koll, Sabrina Ferilli, Valeria Mazza, Cannelle e Brigitte Nielsen) e tanti brani di successo (Non amarmi, La forza della vita, La solitudine, Ave Maria, Mistero, Strani amori, E poi, Signor Tenente, Come saprei, Con te partirò, Gente come noi, La terra dei cachi, nonché la sigla Perché Sanremo è Sanremo diventata un vero tormentone).
Se tutto questo non bastasse in quegli anni il mattatore dell’Ariston lancia anche la carriera di tanti futuri big della musica (Laura Pausini, Andrea Bocelli, Giorgia, Nek, Irene Grandi, Neri per Caso, Gianluca Grignani e Carmen Consoli) oltre a far esplodere (nel bene e nel male) il fenomeno Elio e le Storie Tese in tutti i salotti d’Italia.
Insomma una vera e propria corazzata inaffondabile contro cui apparentemente nulla potevano le reti berlusconiane se non vivere di luce riflessa, giocando la carta del revival con trasmissini come C’era una volta il Festival condotta dall’anti-Pippo Baudo per eccellenza: Mike Bongiorno. Un esiliato di lusso di mamma Rai alla corte del Re Sole Silvio.
Sull’onda del successo di queste trasmissiono d’antan, nel 1993 la direzione artistica di casa Fininvest (l’allora Mediaset) tentò un disperato tentativo di organizzare un festival tutto loro partorendo il Festival italiano. Una sorta di ritorno al passato, quando svariate competizioni canore si affiancavano per l’intero arco dell’anno al più celebrato Sanremo. Nonostante il nome altisonante l’operazione, oltre a un profilo mestamente basso, come a volersi scusare di star facendo qualcosa di brutto, sapeva davvero troppo di paraculata perché non spuntasse nello spettatore un senso di fastidio misto a commiserazione vista la palese e patetica scimmiottatura del Festival di Sanremo.

Ben due furono le edizioni del famigerato Festival italiano entrambe condotte (c’era da chiderlo?) da Mike Bongiorno. Non mancava davvero nulla: le vallette (Paola Barale e Antonella Elia), l’orchestra che accompagnava le esibizioni dal vivo condotta da Vince Tempera, gli ospiti stranieri (Paul Young, Lisa Stansfield e Céline Dion), la scalinata e ovviamente la competizione.
In realtà nella prima edizione la gara è solo di nome visto che i brani sono tutti già editi e dei 16 cantanti in gara nemmeno viene resa nota la classifica finale, salvo il primo posto: vincitrice annunciata fu il tormentone Come mai interpretata degli 883 in coppia con Fiorello (allora il re del Karaoke su Italia 1), probabilmente l’unica ragione per cui qualcuno potesse sintonizzarsi su Canale 5 per vedere il programma. In pratica una festa addobbata da simil-festival con una tappezzeria fatta di una manciata di nomi di alto livello che paiono scarti del vero Festival (Riccardo Cocciante, Al Bano e Romina Power, Pierangelo Bertoli, Tazenda, Amedeo Minghi, Stadio, Matia Bazar, Mietta, Gerardina Trovato, Drupi e Alessandro Canino) che nulla aggiungono e nulla tolgono a questa cena fredda consumata in piedi e pure in fretta.
Ma è nella seconda edizione che Canale 5, Mike Bongiorno e la Fininvest, senza alcuna vergogna, calano completamente le braghe impacchettando un vero e proprio tarocco televisivo. Il Festival italiano copia pari pari la struttura del Festival di Sanremo con tanto di sezione “Campioni” e “Nuove Proposte” che qui diventano “Big” e “Giovani”.
In realtà questa seconda edizione vinta dal misconosciuto Sal Da Vinci con Vera è ancora più mesta della prima, costellata da “Big” minori come Cristiano De Andrè, Riccardo Fogli in caduta libera, una disperata Mia Martini, Jo Squillo, Fausto Leali, Gianni Bella, Mietta e l’improbabile coppia formata da Alberto Castagna e Marco Columbro. Tra le giovani promesse segnaliamo Leandro Barsotti con l’appiccicosa Mi piaci che lo traghetterà all’Ariston nel 1997 dove canterà le doti del «culetto d’oro» di Fragolina. Un cast medio(cre) di artisti perlopiù già abitué del festival di Sanremo, con alcune eccellenze e molto niente.
Dopo le due edizioni, il caro Mike mollerà la presa non solo per gli ascolti (non certo esaltanti) né per l’esiguo riscontro per gli artisti in termini di vendite, ma anche perché (chissà) forse pregustava un inevitabile cambiamento alla guida del Festival e difatti l’edizione del 1997 lo vedrà finalmente tornare all’Ariston.
Come per ogni competizione che si rispetti giunge sempre il momento delle premiazioni, liberiamoci quindi di questo impiccio ed eccovi servita la nostra personale classifica.
#5: Alberto Castagna e Marco Columbro – Le voci del cuore
https://www.youtube.com/watch?v=gPXCTeDkqhY
Come ogni festival che si rispetti, non si sfugge alla partecipazione di qualche personaggio televisivo all’occorrenza tramutatosi in cantante. Qui la bacchetta magica della Fata Turchina tocca la testa di Marco Columbro e Alberto Castagna, allora volti quotatissimi sulle reti Mediaset, che su testo e musica di Antonio Amato e Depsa (autore di centinaia di brani, sigle, motivetti, tricche e ballacche… Quasi tutti sempre sulle reti Mediaset ovviamente), cercano di promuovere a modo loro una delle novità del palinsesto televisivo (sempre Mediaset) di allora: la messa.
Cercando di rubare ascolti alla più celebre e seguita celebrazione eucaristica su Rai 1 infatti, i due conduttori si cimentano in un brano opportunamente intitolato Le voci del cuore: una canzone di quelle che s’intonano al momento della comunione, col solista che fa la sua parte, l’assemblea che risponde in coro e va a tempo (purtroppo mancano le signore anziane che non vanno a tempo e tutto sarebbe perfetto).
#4: Antonio Decimo e Amedeo Minghi – L’inverno non è qui
Visto che i duetti sono da sempre una costante del Festival di Sanremo anche il Festival Italiano non può certo esimersi dal proporre in gara qualche abbinamento giusto per l’occasione ed ecco a voi il maestro Amedeo Minghi (in giacca giallo tuorlo e al tempo autore delle colonne sonore dei vari Edera e Fantaghirò, casualmente tutti in onda sulle reti Mediaset) con tale Antonio Decimo, sua scoperta di allora.
La canzone si intitola L’inverno non è qui e non basta l’enfasi ad assemblare due voci troppo diverse né la pomposità dell’arrangiamento per celare la debolezza dell’insieme: anche qui, pertanto, coerenti con tutti o quasi i duetti sanremesi, perché non basta essere in cricca per aver consenso.
#3: Mia Martini – Viva l’amore
Mimì prende parte all’edizione 1993 e sicuramente era ben felice di parteciparvi sapendo che l’anno dopo le sarebbe stato precluso il Festival, restia com’era al solo pensiero di esser etichettata come cantante sanremese.
Viva l’amore è opera di Mimmo Cavallo (quello della mitica Siamo meridionali) e anche se oggettivamente inferiore a molti brani del suo repertorio, quando la si ascolta e vede cantare, con quel suo pazzesco modo di arrampicarsi sulle note, è capace di generare meraviglia anche se cantasse le ricette di Suor Germana.
#2: Angelo Messini – T’amo
https://www.youtube.com/watch?v=9hD4wcnc6jY
Il premio alla più tremenda delle Nuove Proposte, ops… Volevo dire Giovani del Festival Italiano spetta di diritto a tale Angelo Messini: sguardo da cucciolo bagnato, capigliatura da rocker ultracinquantenne e look da boscaiolo. Già l’incipit è pura poesia «T’amo, forse adesso ci siamo» e via andando, tenendo una nota una (finché non inizia a calare paurosamente…) e riciclando tutto quel che fa o potrebbe fare rima con «amo»: chiamo, piano… Terribile.
#1: Jo Squillo – Potresti essere tu
Può una cantante tirare a campare grazie a una mancata partecipazione al Festival di Sanremo? Oh, si che può, se si chiama Jo Squillo e continua spudoratamente a scrivere e cantare le stesse robe. La nostra Jo, intrepida e frizzante come sempre, s’imbuca anche nell’edizione del 1994 del Festival italiano con una cosa delle sue, dedicata al suo maschio che è (ma tu guarda) la ragione e unico motivo che la butta giù dal letto e via coi suoi terribili luoghi comuni.
Di lì a poco si dedicherà anima e corpo alla televisione e alle sfilate di moda (forse perché i successi musicali erano solo un ricordo e quindi era ora di finirla), però è sempre figa, fosse anche perché almeno lei ci crede davvero e noi con lei, contenti di tributarle un primo posto… Per la prima volta nella sua lunga carriera.
Giuseppe Sanna e Vittorio “Vikk” Papa
1994 – Festival Italiano ’94 (RTI Music – RTI 1072-2, 2CD)
Tracce:
1-01. Fausto Leali – Niente Di Te
1-02. Leandro Barsotti – Mi Piace
1-03. Alberto Castagna e Marco Columbro – Le Voci Del Cuore
1-04. Marcello Pieri – Il Capitano
1-05. Luca Madonia – Moto Perpetuo
1-06. Silvia Cecchetti – Come Un Leopardo
1-07. Jo Squillo – Potresti Essere Tu
1-08. XXL – Professore
1-09. Enrico Boccadoro – Stanno Amandosi
1-10. Gianni Bella – Non Rubare
1-11. Dionira – Voglio Te
2-01. Mia Martini – Viva L’Amore
2-02. Daniele Fossati – Liberi
2-03. Mariella Nava – Esco Di Scena
2-04. Nek – Angeli Nel Ghetto
2-05. Franco Fasano – Anch’Io
2-06. Sal Da Vinci – Vera
2-07. Riccardo Fogli – Quando Sei Sola
2-08. Farinei Dla Brigna – Porti Sfiga
2-09. Mietta È Di Nuovo Gennaio 4:24
2-10. Bungaro Tutto D’Un Fiato 3:44
2-11. Angelo Messini T’Amo