Eva Mango S'Alza Il Vento Seminando Amore

Eva Mango – S’Alza Il Vento / Seminando Amore (1984 – 12″)

Ultimo aggiornamento:
Eva Mango S'Alza Il Vento Seminando AmoreInutile negarlo, a noi piace rovistare nelle cantine di vecchi negozi di dischi tra scatoloni impolverati per scavare tra montagne di dischi perlopiù sconosciuti selezionando i vinili con il solo sesto senso, arte affinata negli anni e che non si può improvvisare.

È davvero indescrivibile l’emozione che si prova a spulciare tra vecchi album cercando di ricordare dove abbiamo già visto quella faccia o letto quel nome; ognuno di noi ha almeno un paio di titoli in cui spera sempre di imbattersi, ma che paiono inevitabilmente sfuggenti.

Uno di questi titoli è il 12” “S’alza Il Vento / Seminando Amore” del 1984 interpretato dalla sconosciuta Eva Mango e pubblicato dall’etichetta ultraunderground Out (che nel suo roster di illustri sconosciuti può vantare una serie di 12” pubblicati da Fanny Cadeo, indimenticata ex velina), il tutto sotto distribuzione Discomagic di Mr. Lombardoni.

Perché tanto entusiasmo? Perché Eva Mango aveva tutte le carte in regola per diventare un’interprete di primo piano della musica pop italiana, ma il fato beffardo ha voluto trasformarla in un’icona dell’underground. Immaginate di mettere insieme Loredana Bertè, Rettore e Isabella Bolognesi D’Emey delle Lipstick, aggiungete un pizzico di Gianna Nannini dei bei tempi, la voglia di osare della grande Giuni Russo e la teatralità di Anna Oxa, giusto per rendere il piatto più speziato. Esageriamo? Forse, ma prima ascoltatevi le canzoni.

Prima di cominciare, chi è Eva Mango? Si tratta di uno dei tanti pseudonimi di Loretta Ferrarato, voce del duo dei Samoa Park e successivamente nota come Eva Mango, Evada, Barbarella e recentemente parte del duo Blues Sisters. Pur essendo purtroppo il suo unico prodotto discografico a nome Eva Mango, la nostra mostra gran parte del suo potenziale affidandosi a una sorta di disco-rock-wave quasi fuori tempo massimo in “S’alza il vento”, scritta da Pino D’Angiò (!), che richiama alla memoria i Triangolo, ma in versione maschia. Il testo poi sembra una versione minore dell’Enrico Ruggeri più metropolitano a cavallo degli anni ’80 innestato da ardite allegorie come “nel mio castello dei miei tacchi a spillo / non sono prigioniera / c’è troppo sesso, infezione morbillo / sono una donna vera” e irrobustito da cattiveria femminile da donna emancipata. Quello che colpisce è la splendida voce possente e cristallina.

Il lato B “Seminando amore” non ha nulla da invidiare al brano principale; la base costruita su una cassa bella dritta e grassa e un giro di piano accattivante serve da sottofondo per la voce di Eva/Loretta ancora una volta protagonista assoluta: sempre aggressiva e spesso urlata, ma qui con maggiore teatralità. Un brano che ha il solo difetto di essere troppo duro per le discoteche e troppo danzereccio per i rockettari; insomma un gioiello.

https://www.youtube.com/watch?v=4TiRaTETzaU&feature=youtu.be

Eva Mango non mancava neppure il look giusto, aggressivo, sexy e in full leather, perfettamente in linea con la musica. La copertina, anche se graficamente poco accattivante, è un altro piccolo capolavoro nascosto con la cantante ritratta in posa sexy-masculina a cosce semiaperte, vestita solo di un giubbotto in pelle palesemente di un paio di taglie più grande e una cintura; fin qui nulla di male sen non per il fatto che se guardate attentamente la nostra pare non indossare la biancheria intima! Probabilmente si tratta solo di un collant color carne,ma noivogliamo pensare che sia vero.

La brava e intrigante Loretta si è poi buttata nel mondo della produzione musicale e del suo pseudonimo Eva Mango ci rimane solo questo raro e gracchiante vinile rubato all’incedere del tempo che conserva dentro di noi la sua immagine di eterna giovinezza che soli i veri miti possiedono. Resta un grosso rammarico per quello che avrebbe potuto regalarci se affiancata ad un autore come Enrico Ruggeri o Ivano Fossati, ma per noi questi due brani bastano per collocarla sull’altare delle grandissime di quella decade e il fatto che sia un’illustre sconosciuta non può che renderci ancora più orgogliosi.

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