In un paese come il Brasile c’è sempre stato un sottobosco di prodotti interessanti che andavano contro il comune pensare e i costumi perbenisti, anche in un momento buio come quello della dittatura reazionaria e repressiva durata dal 1964 al 1984.
Proprio per questo il grande paese sudamericano è sempre stato un grande centro controculturale con una cifra spesso ironica e con una solo apparente leggerezza. Un esempio è questo Erotíssima, semi-anonimo disco di lounge pruriginosa pubblicato nell’«année érotique» (1969) a opera di un fantomatico gruppo omonimo. Un progetto da studio che in questo caso vuole omaggiare la musica erotica francese di Serge Gainsbourg con tanto di chitarrine languide e un’atmosfera che sembra scimmiottare tutti gli stereotipi dell’erotismo musicale e non, che nell’immaginario collettivo hanno sempre fatto rima con “Francia”.

Il disco si apre con la title track dai toni leggermente funk accompagnata da gemiti maschili e soprattutto femminili su una base di chitarre wah-wah, percussioni frenetiche e organo elettrico pacchianissimo, che fanno da perfetto compendio al nome e alla copertina (successivamente censurata).
Il resto dei brani sono rifacimenti poco ispirati, per quanto d’atmosfera, di classici temi musicali come quello di Anonimo veneziano di Stelvio Cipriani reintitolato Love Story (rimaneggiato con una voce maschile sopra le righe che legge un testo poco ispirato e con chiaro accento brasiliano).
Ancora peggio La promenade, che sembra di nuovo fare riferimento alle colonne sonore italiane dell’epoca, ma irreversibilmente rovinata da un ulteriore monologo maschile senza senso pieno di «voulez-vous» e «oh là là» che tenta disperatamente di copiare i chansonnier francesi e di forzare un ipotetico accento francofono che non esiste. I brani peggiori del disco sono proprio quelli in spoken word come Le telefone, altro monologo insensato su una base sprecata di lounge. L’andamento lento viene spezzato da pezzi più vivaci come Chanson d’amour, una canzone che più gainsbourghiana non si può, dagli accordi di piano semplici e dal ritornello femminile accattivante e ossessivo ripetuto in continuazione.
Il lato B inizia con Le couple, un brano che sembra aprirsi con atmosfere finto-esotiche prima di esplodere in una sfrenata jam piena di chitarre fuzz e fiati degna delle migliori colonne sonore a luci rosse del decennio a venire. Tutto molto bello, ma cosa c’entra in questo contesto di canzoni erotiche finto-francesi?
Niente paura perché si torna immediatamente a fuoco con l’immancabile cover di Je t’aime… Moi non plus di Serge Gainsbourg in una versione poco originale, ma comunque non sgradevole. Anche se oggi appare decisamente stra-abusata, nel 1969 era decisamente sul pezzo visto che il “brano scandalo” stava facendo il giro del mondo con centinaia di cover di ogni tipo, dando il la a un piccolo sottogenere che abbiamo ribattezzato orgasmo music.
Tra i brani migliori indubbiamente un’ottima cover della colonna sonora di Un homme et une femme nonché una di Love Is Blue, altro brano di produzione francese di appena due anni prima che divenne un istantaneo standard della musica leggera, soprattutto strumentale, in cui predomina un soffuso organo elettrico romantico.
Prima di chiudere il sipario c’è il tempo per Les amants, in cui ritroviamo le fastidiose voci sussurranti che non faranno altro che ansimare e ripetere all’infinito «Je t’aime» e «Mon amour» con ogni possibile variante di fiato fino a che un’inquietante risata sardonica non interrompe il brano chiudendo così il disco su una nota stranamente sinistra. Presa in giro nei confronti dell’ascoltatore? Una voluta parodia? Forse una risata in faccia alla censura?
Non lo sapremo mai. Di sicuro in Brasile il governo militare si abbatté sul disco censurando, però, solo la copertina, nonostante la versione originale di Je t’aime… Moi non plus venne bandita. Ad aggiustare l’impaccio di una copertina scabrosa (ma anche graficamente piuttosto brutta e dozzinale) che riproduceva l’amplesso tra un satiro e una fanciulla, arriva provvidenziale l’adesivo «censurado» posizionato in maniera strategica (anche se, in realtà, nella versione originale non è alcuna rappresentazione grafica dell’effettiva penetrazione, ma vabbé, sono dettagli). Successivamente venne ristampato con una copertina completamente diversa e più casta (il disegno di una ragazza che balla).
Nonostante oggi possa sembrare un discaccio di poco valore, deve aver avuto un discreto successo visto che venne reimpacchettato con il titolo Super Erotico nel 1974 e successivamente anche in versione CD.
In merito agli autori non si è fatta totale chiarezza, sebbene molto probabilmente si tratta del gruppo brasiliano chiamato Os Carbonos che, guardacaso, erano specializzati principalmente in cover straniere. Un disco al 100% made in Brazil ma spacciato come francese, e carico di erotismo, in barba a ogni censura.