Siamo nel 1984, i varietà tengono incollati allo schermo milioni di spettatori con lustrini, paillettes e grandi comici, l’Indice di Gradimento è ancora il sistema di valutazione più efficace per i programmi televisivi e l’AIDS è stata scoperta da poco e non ha ancora abbastanza risonanza per intimorire la coscienza collettiva; il 6, il 7 e l’8 Dicembre di quell’anno la seconda rete Rai trasmette in diretta in prima serata l’Ambrogino, festival di canzoni per bambini, ideale corrispettivo milanese al bolognese “Zecchino d’Oro”. In gara all’Ambrogino c’è una bambina vestita di rosso, Erika Mannelli, che si presenta con una canzone scritta per lei da Gianni Greco, autore e conduttore televisivo e radiofonico molto attento alle tematiche omosessuali, pur essendo egli eterosessuale. Ed è così che, un po’ per burla, un po’ per provocazione, un po’ perchè in effetti il pezzo funziona, la piccola Erika finisce a cantare in diretta nazionale una canzone dal titolo “L’Elefante Gay”. Col passare del tempo, il pezzo diventa un culto nell’ambiente gay (ma non solo), al punto che nel 2005 Platinette ne inserisce una cover in una compilation dal chiaro titolo “Pride Compilation”, non rendendo però piena giustizia al pezzo originale.
La canzone, che ovviamente non vinse quell’edizione dell’Ambrogino, è una perla rara sotto tutti gli aspetti, non solo per il testo delirante a metà strada tra il cabaret, il burlesque e la canzone per bambini, ma anche per la particolare struttura melodica e ritmica e per gli ottimi arrangiamenti, che richiamano, anche se con maggiore consapevolezza, le coraggiose scelte del brano-cult di Solange “Palline Colorate”, perlomeno nella scelta delle sonorità.
https://youtu.be/0C10C1QkA-w
Lasciando a voi eventuali riflessioni sulla genialità/sconsideratezza del far interpretare ad una bambina neanche adolescente un brano come questo, noi ci limitiamo a fare presente che un caso analogo nella discografia del nostro paese difficilmente si potrà mai più verificare. Tanto di cappello dunque alla lungimiranza (o all’incoscienza?) di coloro che decisero di proporre questa coraggiosa e ironica canzone.
Nel 2009 avviene l’incredibile ed Erika Mannelli si ritrova con l’autore della sua canzone e insieme, dopo 25 anni, ne eseguono una versione acustica.
Per sapere tutto, ma proprio tutto, sull’elefante più oltraggioso della musica italiana, vi rimandiamo a questo completissimo blog, contenente ogni tipo di informazione sulla canzone, sull’autore e sull’interprete di questa pietra miliare della cultura diversamente bella.
L’Elefante Gay
uaccadi uaccadu
unghie e smalto rosso
uaccadi uaccadu
zanne di lamè
uaccadi uaccadu
guarda com’è grosso
uaccadi uaccadu
sta arrivando
l’elefante gay con cinquanta nei
sparsi qua e la che arie che si da
le mutande blu a pois
ciglia finte in su si sa
non nasconde più la sua
vera identità
l’elefante gay non più lui ma lei
gli occhi dolci fa con ambiguità
il vizietto lui ce l’ha
con giudizio altrui ci fa
un gioiello per la sua
femminilità
elefante gay
elefante gay
elefante gay
che simpatico che sei
uaccadi uaccadu
unghie e smalto rosso
uaccadi uaccadu
zanne di lamè
uaccadi uaccadu
guarda com’è grosso
uaccadi uaccadu
sta arrivando
l’elefante gay ora è tutto ok
la virilità l’ha attaccata al tram
con le orecchie lui ci fa
deltaplani e poi si da
svolazzando a chi gli va
con avidità
elefante gay
elefante gay
elefante gay
che simpatico che sei
il vizietto lui ce l’ha
si distende sui lillà
se gli piaci poi ti fa
“bello vieni qua!”
elefante gay
elefante gay
elefante gay
che simpatico che sei
uaccadi uaccadu
unghie e smalto rosso
uaccadi uaccadu
zanne di lamè
uaccadi uaccadu
guarda com’è grosso
uaccadi uaccadu
l’elefante gay