Vedere e ascoltare Enzo Iacchetti in versione discotecara fa un po’ specie. Dimenticatevi il tranquillo menestrello del Maurizio Costanzo Show o l’esuberante presentatore di Striscia la notizia, qui lo showman per un attimo si reinventa con un brano comico su una base unz unz; insomma la stessa ricetta di Francesco Salvi negli anni ’80, solo molto meno surreale.
Dopo un periodo di dura gavetta prima tra i locali della provincia di Cremona e poi quelli della Milano da bere, con gli anni ’90 arriva il successo per Enzo Iacchetti: prima intonando le sue Canzoni bonsai tra un vaffanculo e l’altro di Vittorio Sgarbi in seconda serata su Canale 5 per poi approdare nel 1994 al TG satirico di Antonio Ricci al fianco di Ezio Greggio e diventando la coppia di presentatori più amata e popolare ancora oggi.
Oltre alla fama, ai soldi e a un contratto come testimonial per i grandi magazzini Standa (che all’epoca erano sempre di proprietà Fininvest, perché del biscione non si butta via niente) arriva anche la possiblità di un nuovo disco di conzoncine comiche (Il colore del miele). La musica lieve e ordinata di Enzo Iacchetti, né memorabile né particolarmente divertente è però difficilmente spendibile al di fuori del contesto televisivo. Come fare quindi per sfruttare la popolarità dell’anchorman più amato dalla casalinghe di Voghera?
Memore del successo al Festivalbar di un brano discotecaro “scoreggione” come Mandi Mandi (Sei bellissima, simpaticissima) intonato da un altro comico lanciato da Mai dire gol, ecco che la casa discografica (la WEA) ci riprova nel 1995 facendo remixare ad Albertino (vero vate della musica “da ballare” dell’epoca che pontificava successi dall’alto del suo Deejay Time) Pippa di meno, che risale ad almeno 4 anni prima, ma tanto non l’aveva ascoltata nessuno.
La scelta è assolutamente perfetta visto che tra gli anni ’80 e ’90 la combo discoteca e droga era argomento di discussioni continue, con genitori, vecchi giornalisti e professori tromboni (tutta gente che in discoteca non ci aveva mai messo piede) che rompevano i coglioni ai piu giovani additando questi luoghi ad ambienti di perdizione dove ti scioglievano la droga nel bicchiere. Insomma anni davvero bui in cui in radio passavano senza ritegno Perché lo fai di Marco Masini, per farvi capire come eravamo messi.
Pippa di meno rifatta con quella base maranza non solo sdrammatizza la faccenda, ma è anche un piacevole divertissement per i frequentatori delle discoteche che avevano indubbiamente bisogno di un aiutino in polvere per ballare sino alle prime ore dell’alba (checché ne dicessero gestori dei locali, DJ e avventori il massimo dello sballo non era certo un succo di tamarindo con una fetta di limone).
Il completo compimento del brano arriva però solo con l’esibizione di Enzo Iacchetti al Festivalbar del 1995 dove, con un completo rubato dal set di Miami Vice, si agita scomposto su un esuberante playback mentre canta di pippate imperiali, lamentandosi che il suo amico non gliene ha lasciata nemmeno un po’ da provare. Sfido chiunque a non ammettere che, alemeno per un secondo, non abbia pensato che si trattasse di una canzone autobiografica.
Nonostante quache passaggio in radio Pippa di meno non diventò quel tormentone estivo che tutti (Iacchetti e la WEA) speravano; poco male perché Enzo Iacchetti tornò alla più remunerativa cariera televisiva, lasciando ai posteri questa piccola perla grezza degli anni ’90.