enrico beruschi

Sarà un fiore? Enrico Beruschi ha sdoganato i doppi sensi al Festival di Sanremo

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Il Ragionier Enrico Beruschi (Beruscao per gli amici di Drive In), classe 1941, milanese DOC e comico di spicco nella TV dei primi anni ’80, si cimentò nell’arte canora a modo suo; prima con la sigla del programma Qua la zampa nel 1977, poi partecipando sontuosamente al festival dei fiori (finti) di Sanremo nel 1979 con una marcettina dal testo a doppio senso di cui si stenta a credere che non ci sia lo zampino di Arbore & Co.

Enrico Beruschi Sarà Un Fiore

Invece c’era voluta addirittura la triade di autori Corrado Conti, Mario Panzeri (quello di Come prima) e il prezzemolino Daniele Pace (già elemento fondamentale degli Squallor) per creare questa perla titolata Sarà un fiore (poetico calembour per alludere al sesso maschile) che, non dimentichiamocelo, arrivò quinta (!) alla finale sanremese e questo la dice lunga sulla qualità della musica italiana (e delle giurie) dell’epoca.

Sontuosamente dicevamo, perché il Ragioniere arrivò sul palco con una ventina di coristi ed attaccò a cantare, o meglio a filastroccare con quel suo simpatico faccione barbuto, una serie di strofe all’apparenza ingenue ma ovviamente riferite ad altro…

Se dovessi riassumere il senso di questa vaccata metaforica la spiegazione del testo sarebbe questa: Enrico invita la sua Marisa in casa offrendole una lauta cena a base di pere e formaggio, ma poi sul più bello della serata, l’espressione di ingenua meraviglia meneghina «Cusa l’è che’s’ chì?» alla vista del membro beruschiano fa sprofondare il Ragioniere nello sconforto più nero («Ma come!!!» ripete disperato all’inizio di ogni strofa).

Dopodiché, una volta sposati e passati ormai diversi anni la signora scopre la routine del talamo e le delizie dell’infedeltà coniugale grazie al postino «birichino birichino che bussava ogni mattino» per cui al povero Beruschi non resta che una mesta considerazione finale: «Ma la donna quando vuole dice sì!»come a dire: «le corna arrivano sempre, aspettale!» e via con l’accorato ritornello:

Sarà un fiore
Che cresce con la pioggia e con il sole
Se c’è la luna cambia di colore
Marisa, dai non chiedermi cos’è!

La canzone è ovviamente figlia dei cabaret milanesi (Il Derby in testa), ma anche discendente di quella leggerezza equivoca che ha nella Pansé di Gigi Pisano (1953) la sua capostipite musicarella più conosciuta fuori dai palchi dei tabarin.

L’unico problema è che il brano non aveva proprio un argomento adatto ai più piccoli pur avendo una struttura melodica decisamente banale per le orecchie adulte, il che lo fece scivolare presto nell’oblio delle italiche fetecchie. Beruschi continuò comunque a cimentarsi in altre due o tre prove canore di questo livello, tra cui Urca che bello!  del 1980, Volevano andare a Genova (1981) ed il singolo estivo Mira l’onda del mar (1985).

Dopodiché il piccolo schermo ebbe la meglio per sua (e nostra) fortuna, in fondo Beruscao lo ricordiamo più volentieri come il buffo marito angariato dalla moglie Margherita che come cantante, sebbene siamo genuinamente attratti dalla sua capacità di inserire sottili (ma neanche tanto) doppi sensi in banali canzoni apparentemente per il più piccoli.

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