
Per chi non ha vissuto la seconda metà degli ani ’70 non può comprendere la portata del fenomeno. Immaginate il reggaetton e moltiplicatelo per 100. Tutto era disco: la musica (anche quella per bambini) e i locali da ballo ovviamente, la moda, il cinema (non solo il successo del Saturday Night Fever con John Travolta ma tutta l’ondata discoploitation) e società tutta con il culto del travoltismo
Tutto ciò andò a formare un rifiuto e rigetto di questa moda che trovò voce nel 1979 grazie a Steve Dahl, un ragazzone ventenne di professione speaker radiofonico presso la WDAI, popolare stazione rock’n’roll di Chicago che lo aveva da poco licenziato a causa del cambio di palinsesto verso, ovviamente, la più commerciale discomusic. Facile capire perché a Dahl tale battaglia ideologica stesse tanto a cuore.
Steve Dahl decise di combattere il suo nemico giurato, la discomusic, con un brano… discomusic! Più precisamente una versione stravolta e sarcastica di uno dei massimi successi disco dell’epoca, Do You Think I’m Sexy? di Rod Stewart (per altro un rockettaro traditore buttatosi a capofitto nella nuova moda musicale) trasformandola in una acida presa in gira della sottocultura disco e dei loro fan, rappresentati come persone superficiali che pensano solo all’apparenza estetica, agli abiti firmati e vistosi, in perfetta antitesi, a suo dire, con la scena rock.
Il singolo nonostante la sua visione impopolare (ma complice anche la decadenza della discomusic che iniziava a manifestarsi in quell’anno) ebbe un certo successo a livello nazionale sfondando la Top 60 di Billboard. Fu cosi che fiutando la popolarità del personaggio, la dirigenza dei White Sox, squadra di baseball di Chicago, per far accorrere più spettatori allo stadio in una stagione non proprio esaltante, decise di organizzare un evento speciale in collaborazione con Dahl: la Disco Demolition Night. Il trucchetto era semplice: per tutti quelli che si fossero presentati con un vinile di musica disco il biglietto era solo 98 centesimi e tra una partita e l’altra avrebbero fatto saltare in aria l’ammasso di dischi raccolti. Invece dei 20.000 previsti si presentarono in 50.000 spettatori che invasero lo stadio in barba al personale di sicurezza.
Addobbato di elmetto e divisa al grido di «disco sucks» Steve Dahl fece detonare l’esplosivo che creò un enorme buco in mezzo al terreno di gioco; la folla aizzata si riversò quindi sul campo devastando ogni cosa. Risultato: dovette intervenire la polizia antisommossa e i White Sox persero a tavolino, ma questi sono dettagli trascurabili.
La vera bomba esplose mediaticamente attirando
Fatto sta che, vuoi per l’inevitabile fine fisiologic, vuoi per questo evento che parve risvegliare
Domenico Francesco Cirillo e Vittorio “Vikk” Papa