A meta anni ’90, in un periodo di estrema creatività del rock italiano, ecco che dalla capitale spuntano i Dhamm, una band dal look heavy metal metal, ma che in realtà nasconde un cuore di rassicurante pop-rock a tinte rosa confetto.
Alessio Ventura (voce), Dario Benedetti (chitarra), Massimo Conti (basso) e Mauro Munzi (batteria) fondano i Dhamm nel 1994 in quel di Roma e se ve lo state chiedendo il nome della band è formato dalle iniziali dei 4 componenti più una H per rendere il tutto più rock.
Dhamm (1995 – CD)
Non lasciatevi ingannare dalla dozzinale copertina da bootleg russo: a discapito del logo aggressivo i nostri salgono alla ribalta vincendo il Festival di Sanremo Giovani del 1994 dove il fascino del lungocrinito cantante Alessio Ventura (qualcuno dice un incrocio tra Sebastian Bach degli Skid Row e Sandy Marton) non passa inosservato tra le quindicenni dell’epoca che bagnandosi le mutandine sulle note della ballata Irene lanciano i Dhamm in classifica anche grazie al videoclip liberamente ispirato a I Remember You proprio degli Skid Row.
Grazie alla EMI arriva nei negozi il loro disco di debutto che conferma tutte le nostre non tanto recondite paure: testi che sembrano scritti con il canzoniere sanremese alla mano, melodie che inducono sonnolenza e sonorità che ricordano i Pooh.
Non serve certo un orecchio smaliziato per cogliere la totale assenza di originalità: l’iniziale Controvento è una versione sanremese dei peggiori Bon Jovi, Suoneremo ancora potrebbe tranqillamente essere una versione ipervitaminizzata di Facchinetti e compagnia cantante e la ballatona Ho bisogno di te è presa pari pari dal canovaccio di Always dei Bon Jovi con tanto di introduzione copiaincollata.
https://www.youtube.com/playlist?list=PLYVZwXG7nis2DDrysspMd04_ipy2YVvf_
Quando i quattro provano a creare qualcosa di proprio pugno non riescono ad andare oltre un poppettino rassicurante da cuoricini sul diario come la gia citata Irene.
Per avere una canzone rock bella tirata dobbiamo attendere la traccia numero 9 con Io non ci sto che è anche il pezzo migliore dell’album assieme a Ad un passo dal cielo dove la formula pop + hard rock di plastica funziona.
Tracce:
01. Controvento
02. Quando cambierà
03. Irene
04. Quello che non hai avuto mai
05. Suoneremo ancora
06. Ad un passo dal cielo
07. Ho bisogno di te
08. Johnny
09. Io non ci sto
10. Tunnel (strumentale)
11. Voglio stare bene
12. Atmosphere (strumentale)
13. Amico
14. Un posto anche per te (bonus track presente solo nella ristampa)
15. Irene (bonus track presente solo nella ristampa)
Tra cielo e terra (1996 – CD)
La gran parte delle canzoni segue gli stessi schemi compositivi da canzonetta melodica italiana irrobustita con arrangiamenti rockettari di facciata che già conoscevamo.
Per prima cosa la goffissima copertina (impreziosita da una confezione di plastica blu) dove i 4 rockettari alla camomilla vengono immortalati in pose ridicole con tanto di Alessandro Ventura che tenta di imitare malissimo la spaccata aerea del David Lee Roth che fu. Poi il suono, qui eccessivamente tirato a lucido, con una produzione filologicamente più vicina a Eros Ramazzotti che ai Bon Jovi (il che è tutto dire). Per finire i testi che rimangono poco più che pensierini adoloscenziali da scrivere sulla Smemoranda in terza liceo.
A parte l’iniziale “Ricomincerò” che non è male, il disco è la sagra della noia dove abbondano episodi imperdonabili come “Ama” (presentata senza successo al Festival di Sanremo dello stesso anno) e “Non ci lasceremo mai”, deprecabile melassa pop che paiono brai scartati di Laura Pausini. Per ascoltare un altro pezzo decente dobbiamo attendere la seconda metà del disco con “Tra cielo e terra” passata alla storia (vabbè) solo perché utilizzata come sigla italiana per l’anime Street Fighter II, cui segue a ruota la canzone più dura dell’album, “Ora che ci sei”, l’unico momento che richiama le sonorità pseudo AOR dell’esordio.
L’album si chiude con una nuova versione acustica di “Un posto anche per me” (originariamente inclusa nella seconda stampa del disco del 1995) e l’immancabile ballatona fuori tempo massimo in pieno stile hard rock anni ’80 “Perché non hai pensato a me”.



A seguito dello scarso successo di vendite e della minima affluenza di pubblico ai loro concerti la band si sciolse per un breve periodo, tornando però puntualmente l’anno successivo per giocarsi l’ultima chance.
Tracklist:
01. Ricomincerò
02. Voglia di Vivere
03. Ama
04. Signore Padrone
05. Anno 2000
06. Ho Scelto Me
07. Non Ci Lasceremo Mai
08. Tra Cielo e Terra
09. Ora Che Ci Sei
10. Un Posto Anche Per Me (unplugged)
11. Perchè Non Hai Pensato a Me
12. E Pace Sarà
Disorient Express (1997 – CD)
Per quanto abbiamo disprezzato i loro primi due lavori questo “Disorient Express” è senza ombra di dubbio il loro miglior album. Peccato che non lo abbia ascoltato nessuno.
A differenza dei precedenti il disco si fa ascoltare senza che ci prenda l’istinto compulsivo di scaraventare il CD fuori dalla finestra. le buone intuizioni non mancano: vedi la title track, “Zona nera”, “Apatiapatiapatia” e soprattutto il magnifico singolo “L’Uomo di cartone”, vero opus creativo del gruppo.
Nulla che faccia scapocciare ma in generale le cose funzionano con un songwriting robusto e con Alessio Ventura che non è più solo un bambolotto bagna-mutandine ma che si dimostra un buon cantante. Avessero sforbiciato tre o quattro brani (“Il cielo sotto”, “Sono qui”, “Liberalizzatemi” o “Ballo da solo”) le cose sarebbero andate ancora meglio.
La domanda che ci poniamo è se questi siano i “veri” Dhamm liberi dalle pressioni discografiche o se sia l’ennesima mossa da paraculi professionisti. Per non correre rischi il pubblico schifò completamente questo “Disorient Express” privo di zuccherosi ammiccamenti alla schiera di giovanissime e senza la minima street cred di rock band.



Il gruppo decise così di tagliarsi i capelli (per andare a lavorare o per non essere riconosciuti?) e continuare con il (brutto) nome di Sautiva tornando su un rassicurante pop-rock scialbo e senza pretese, ma con risultati ancora più modesti , anche per assenza di promozione.
Alessio Ventura tornerà per un brevissimo periodo con gli orrendi DB Boulevard qualche anno dopo, raggiungendo un timidissimo successo e poi entrando come vocalist nei DB Boulevard con cui tornò a Sanremo nel 2004 senza raccogliere molti consensi, prima di ritrovarsi con i suoi ex compagni per la classica reunion tra vecchi amici, che a quanto pare è ancora in corso. In ogni caso se vagabondando in un Autogrill abbandonato vi doveste imbattete in questo album in un cestone “tutto a 99 centesimi” prendetelo senza indugio e non vi pentirete del vostro piccolo investimento.
Tracklist:
01. Disorient Express
02. Zona Nera
03. Il Cielo Sotto
04. Apatiapatiapatia
05. La Clessidra
06. Matteo 18 21
07. Sono Qui
08. L’Uomo di Cartone
09. L’Incubo di Alice
10. Spazio Libero
11. AAA Visibilità Cercasi
12. Liberalizzatemi
13. Ballo Da Solo