Nella galassia della musica italo-dance / italo-trance / italo-progressiva posto di rilievo trova la nicchia di produzione autoctona in lingua italiana. In un universo in cui l’inglese la fa da padrone, possiamo infatti apprezzare alcune digressioni cantate nella lingua di Dante, volute probabilmente per dare un tocco di varietà a un panorama piuttosto uniforme o, più prosaicamente, solo a causa delle capacità linguistiche limitate del vocalist di turno.
In voga principalmente agli inizi del XXI secolo, possiamo comunque rintracciarne alcuni esemplari anche nei ruggenti anni ’90, vera e propria epoca d’oro per il genere danzereccio e “unzettaro”. Un’altra bizzarra caratteristica che accomuna molte di queste produzioni è l’ambientazione epico-arcaica: non è difficile trovare infatti pezzi dalle melodie medievaleggianti, o riferimenti ad esseri sovrannaturali, ad arcani malefici o a strane pozioni magiche in grado di donare poteri sovrannaturali e visioni inusuali.
Consci che le uniche pozioni magiche disponibili nei club a quei tempi erano cocktail malfatti o alla peggio pasticche di ecstasy o di MDMA, non possiamo che interpretare come resoconto di trip allucinogeni il pezzo qua in recessione: Folletti.
Der Hammer (prosaicamente “il martello” in tedesco), al secolo Fabio Fumara, era ai tempi uno dei vocalist di spicco delle notti progressive e techno italiane. Habitué delle sale da ballo di mezzo paese e d’Europa, accompagnava la musica coi suoi vocalizzi a tema per scaldare la folla, proprio come andava in voga in quel decennio.
Forte di una longeva esperienza e di discrete capacità vocali, decise nel 1996 di dare il suo contributo alla musica di genere registrando per l’etichetta Sound Records questa Folletti in un 12” accoppiato con un doppio lato A di assoluto valore discotecaro come La musica che domina.
Folletti è una canzone a tratti inquietante a tratti interlocutoria con tema principale i folletti appunto, i piccoli esseri di celtica tradizione che vivono nei boschi a contatto con la natura, con cui hanno uno stretto legame.
Risulta strano credere che tali entità fossero interessate a prendere parte alle serate in cui il buon Der Hammer fungeva da Maestro di Cerimonia, ma a quanto pare l’idea piacque e, con il beneplacito di Max Briant alla produzione, altro caposaldo di genere, il pezzo vide la luce su album singolo.
Se la base è uno dei numerosi esempi di progressive italiana del periodo, molto più interesse va riposto invece nel testo: il vero e proprio resoconto di un trip post nottata e post acidi, in cui l’omino della storia, rinchiuso nella sua cameretta, risente ancora degli effetti dello stupefacente e non riesce a dormire perché convinto di essere circondato da miriadi di folletti; un’atmosfera a metà strada tra le infestazioni malefiche di Chucky ne La bambola assassina e gli gnomi con «gli orecchi lunghi e il naso appizzuto» evocati felicemente dal Mago Gabriel in uno dei suoi più famosi filmati di Mai dire TV.
Questi esserini con occhietti vispi e un po’ assassini gli si avvicinano e paiono volerlo ferire, rapire o, chessò, cazziare per l’eccessivo consumo di droga. Difficile dirlo: ciò che rimane è tuttavia la profonda tristezza insita nel pezzo, mischiata tuttavia a quella nostalgia per una musica che ha caratterizzato l’adolescenza di molti e che ancora ci fa piacere ricordare.
Folletti
Sarà stato qualche cosa che mi ha fatto male?
Sarà stato qualche cosa che mi ha fatto male?
che mi ha fatto male? boh
Che cosa succede? ma cosa succede?
Sento muovere, sotto il letto
Che cosa succede? ma cosa succede?
Dentro i cassetti, rumori sospetti
Si muovono si muovono, mi seguono mi seguono
mi cercano mi vogliano
mi prendono e mi tirano
Si muovono si muovono, mi seguono mi seguono
mi cercano mi vogliano
mi prendono e mi tirano
Dei passi che si muovono, ma cosa succederà?
Ho visto un ombra, laggiù nell’angolo
Fanno passi piccolini con gli occhietti un po’ assassini
Ora li vedo, mi stanno guardando
Eppure a me sembrano
Omini sospetti
Li ho visti a denti stretti
FOLLETTI!
Mio Dio
Mio Dio
Mio Dio
Mio Dio