Qual è il valore aggiunto di andare a ravanare nei dischi che nessuno vuole? Trovare illustri sconosciuti che riescono a farti sobbalzare dalla sedia facendoti esclamare: “non può essere vero”!
Grazie al nostro amico netturbino del pentagramma F.C.N. siamo venuti in possesso di una superba delizia.
L’unico paragone possibile è quello con Occhio Fino e la sua “La ballata del finocchio”, anche se siamo ben lontani da tali picchi di creatività triviale; in ogni caso non c’è affatto da temere perché il disco in questione riesce ad assicurarci comunque momenti di altissimo lirismo omofobo.
https://www.youtube.com/watch?v=Q-SCZTVTv7g
Il brano “I Frocioni”, diviso in due parti per ovvi motivi di minutaggio, è uno stornello goliardico probabilmente suonato nei peggiori bar della capitale. Il nostro Culattini Fiorello con le sue liriche ci fornisce inizialmente un’analisi socio-antropologica dei suoi tempi:
In Italia e in tutto il mondo ci son tante strade e incroci
tanti quanti sono i froci.
Questi sono tempi brutti per sti poveri maschietti
già si sentono le voci che dicono che noi
diventeremo tutti froci.
E prosegue narrandoci come, per esperienza vissuta, ha scoperto che tutti quelli che gli stavano intorno nascondevano un “terribile” segreto, in ordine di apparizione un suo amico e socio in affari (“mi ricordo che mi disse: caro Franco tu sei bello, se mi piaci tu sei bello e comiciò a toccamme con la mano sur pisello”), il cugino (“mi ricordo che pioveva e nascosti in un palazzo per forza lui voleva che cacciassi fora el cazzo”), una serie di conoscenti e addirittura il fratello (“frocio Gigi, frocio Armando, frocio Beppe e co’ Rolando, frocio questo, frocio quello; poi seppi che era frocio pure Mario mio fratello”).
https://www.youtube.com/watch?v=ymGS6GmE_M0
Quasi inevitabilmente, dopo questo elenco di esempi di “frocioni”, il nostro mostra il suo disorientamento e in maniera infantile ci tiene a precisare la sua virilità (“io che sono maschio vero non ci stò a capì più niente, il pisello che c’ho io me lo cerca tanta gente”) sottolineando non solo il suo disappunto per la decadenza bizantina dei costumi (“in un monno de frocioni me so rotto li coglioni”) ma che sono tante le donne che lo desiderano.
A conferma del fatto che ci troviamo davanti ad un disco educativo, Culattini Fiorello chiude l’opera avvertendoci che questi “froci” sono ovunque e soprattutto pronti ad assalire i maschi veri (“pe’ la strada e in ogni incrocio io ce’ trovo sempre un frocio, strada a curva o strada dritta trovi chi te fa na pippa”), ma la cosa più sconvolgente è che pare di capire che questi “esseri” non solo sono affamati di carne eterosessuale, ma una volta completato l’amplesso fanno diventare il malcapitato uno di loro! Fortunatamente il nostro ci fornisce utili consigli per evitare tutto ciò:
Io mi sono premunito per non diventare frocio
e per stare più sicuro
mi sono ricoperto di lamiera dietro il culo
Insomma avete capito che razza di piccolo gioiello vi stiamo proponendo; un preziosissimo 45 giri di scuola romanesca che riuscirà a divertirvi, non importa quali siano le vostre preferenze sessuali e questo è per l’interprete lo smacco più grande.