Al mondo ci sono tanti dischi brutti (per fortuna, altrimenti cosa staremmo qui a fare), ma quello di cui parleremo oggi è particolarmente brutto.
Eccovi qui gli ingredienti: una poco più che ventenne ragazza americana, bassa ma molto volonterosa, affamata di successo e con due tette gonfie come le zucche di Halloween, un mucchietto di basi rap-pop-dance da classificare sotto il genere “qualsiasi”, un’incapacità di rappare e cantare superata in bruttezza solo dalla totale mancanza di espressività della voce e un paio di titoli provocatori negli intenti, ma soporiferi nei risultati. Aggiungete un dettaglio fondamentale: la produzione di Prince, che all’epoca era l’amante della ragazza in questione.
Questi sono gli ingredienti del primo (ed unico) disco di Carmen Electra datato 1993 ed opportunamente auto intitolato. Credetemi, costa più fatica a noi che a voi, ma è giunto il momento di analizzare l’album più nel dettaglio.
Ci piacerebbe parlare di ogni singola traccia, ma è umanamente impossibile, in primis perché l’ascolto tutto d’un fiatodelle 14 tracce darebbe fastidio persino a un sordomuto, e poi perché sembra di ascoltare un’unica canzone lunga 45 minuti; ci limiteremo quindi a segnalare i brani con più appeal, o che quantomeno non seguano lo strettissimo assioma “playmate che prova a rappare con l’attitudine di una ragazza del ghetto, ma che sa fare solo degli pseudo-urletti orgasmici”.
L’album si apre in grande stile con “Go Go Dancer”, un pezzo rap-dance che più anni 90 non si può, con break e sample al sapore di sfortuna e cori femminili e urla d’incitazione di gangsta rapper come se piovessero. “Step To The Mic” è esattamente la stessa idea ripresa 13 anni dopo da John Cena, mentre “Fantasia Erotica” non ha assolutamente niente di erotico, ma va riconosciuta l’effettiva fantasia di Carmen nel pronunciare alla sua maniera il titolo del brano che più o meno suona come “fantésjia eròdika” e tanto basta ai maschietti arrapati.
“Fun” è il pezzo più incredibile del disco, non perché sia particolarmente divertente o altro, ma solo perché usa gli stessi usuratissimi accordi di “Louie Louie”; “All That” dovrebbe essere la ballad del disco, ma la sola differenza con gli altri brani è il fatto di essere più lenta, per il resto è indistinguibile. Con “This Is My House” Carmen Electra ci prova con il singalong social (“Stop building bombs and take that money, to build a school and teach the honeys!”), ovviamente con scarso successo e per finire “Everybody Get On Up” cerca di portarsi a casa (o a letto?) lo pseudo-funk alla James Brown ottenendo solo la presa in giro da parte di Beavis & Butt-Head che in una puntata del celebre cartoon dicono: “I’m already up!”.
https://www.youtube.com/watch?v=MhuHCuk3qaI
Sinceramente non vediamo alcun motivo al mondo per cui qualcuno debba acquistare questo disco, né ora né mai, però ci piace pensare che il fatto che la nostra Carmen abbia realizzato il disco più brutto nella storia della musica moderna l’abbia spinta a navigare verso altri lidi, e l’abbia portata a diventare la sexy star che tutti noi abbiamo imparato a conoscere e ad amare per le sue indubbie doti di… Beh, di ragazza molto bella.
Tracklist:
01. Go Go Dancer
02. Good Judy Girlfriend
03. Go On (Witcha Bad Self)
04. Step To The Mic
05. ST
06. Fantasia Erotica
07. Everybody Get On Up
08. Segue
09. Fun
10. Just A Little Lovin’
11. Segue
12. All That
13. Segue
14. This Is My House