Magari i giovani musicisti italiani avessero l’audacia e l’autoironia di Carla Boni! Signora della musica italiana, con alle spalle 60 anni di carriera condivisi assieme ad altri mostri sacri come il marito Gino Latilla o Nilla Pizzi.
A differenza della Nilla nazionale, affondata ormai da decenni in trasmissioni revivalistiche da casa di riposo, se non peggio in operazioni discutibili come il progetto Squadra Italia o il suo ultimo album in cui duetta con Valeria Marini, Maria Teresa Ruta, Patrizia Rossetti e Platinette, Carla Boni vuole stupire con l’ingenuità di chi non ha nulla da dimostrare e l’ironia di chi non ha paura di mettersi in gioco. Per fare questo assolda Alessandro Orlando Graziano, conosciuto all’epoca del tributo a Donatella Rettore “Tutti Pazzi Per Rettore” (nel quale la nostra ci ha deliziato con una cover alternative rock di “Kobra”), che recluta giovani autori come Marco Bellotti, Stefano Pais e la conturbante H.E.R. (oggi collaboratrice della Rettore) per confezionare un lotto di canzoni moderne, sarcastiche e libere da ogni costrizione commerciale visto che l’album è completamente autoprodotto e destinato alla sola distribuzione online.
La protagonista indiscussa del disco è la voce di Carla Boni, magnificamente classica e maestosa che soprendentemente riesce ad adattarsi con assoluta facilità alle sonorità moderne del disco. Il primo brano vero e proprio è la title track, sontuoso anello di congiuzione tra classico (Antonella Ruggiero, Alice, Patty Pravo) e moderno (Cristina Donà, Ginevra Di Marco), segue a ruota l’ironica “Troppo Giovane” che suona come se i Baustelle l’avessero scritta guardando “Blob” sotto effetto di funghi allucinogeni.
“Stupida Canzone”, cantata assieme allo stesso Graziano, è un’altra magnifica sintesi tra musicalità tipicamente indie tricolore e tradizione melodica italiana, mentre la poetica “Il Mio Nome” scrittale da H.E.R. è un sublime jazz-pop che ricorda la migliore Cristina Donà, marchiato a fuoco dalla voce di Carla Boni che seppur invecchiata si dimostra invidiabile.
Simpatico quanto inutile il rockettino di “Pistacchio e Smog”, così come la non indispensabile cover a cappella de “I Tre Porcellini”, mentre è ben più interessante “Portami In India” recitata su un tappeto mistico di synth e un piglio lirico tipicamente “made in Battiato”; chiude in bellezza la spiazzante “Sui Grattacieli del Piacere”, un outro dal sapore cyber, costruito interamente su loop di voci filtrate e sovrapposte.
Buttate nel cestino le vostre riserve, non fate caso al nome dell’interprete, ascoltate e scoprirete un disco fresco, frizzante e originale, arricchito da un gusto piacevolmente borderline che saprà sicuramente stuzzicare le orecchie più attente di chi sa distinguersi dalla massa.
Tracklist:
01. Vorrei Che Fosse Buio (intro)
02. Aeroplani e Angeli
03. Troppo Giovane
04. I Tre Porcellini
05. Stupida Canzone
06. Il Mio Nome
07. Pistacchio e Smog
08. Portami In India
09. Sui Grattacieli del Piacere