Quando si parla di canzoni sulla pizza magari uno pensa subito a Giorgio Gaber e all’appiccicoso ritornello «Ma tu vuliv’a’pizza a’pizza a’pizza / ca pummarola n’coppa / a’pizza e niente cchiù», ma negli anni abbiamo scoperto tanti brani dedicati a questo cibo amato in tutto il mondo da grandi e piccini. Se cercate bene c’è quasi un sotto-filone discografico di produzioni dedicate alla pizza: addirittura la tedesca Dr. Oetker , in italia nota come Cameo, nel 1984 pubblicò la compilation Im Pizza-Markt Ist Musik – Dr.Oetker Knusperia Italo-Top-Hits in formato picture disc raffigurante una pizza dove il lato a raffigura la classica farcitura e il lato b la base. Tra questa pizza-music tante sono le canzoni piuttosto bizzarre e qui abbiamo voluto raccogliere le più folli e improbabili. Buon ascolto e buon appetito.
Joe Dolce – Pizza Pizza (1982)
Joe Dolce lo ricordiamo nel 1980 come l’autore stornello-tormentone finto-italiano Shaddap You Face, un singolo che racchiude in sé tutti gli stereotipi dell’italianità: mandolini, fisarmoniche e soprattutto un accento che al confronto Super Mario pare abbia studiato a Oxford. Visto il successo internazionale continuò a giocare la carta dell’immigrato italiano con il rock’n’roll scatenato di Pizza pizza, ma il sapore sa piuttosto di minestra riscaldata.
The Gaylords – Patzo For Pizza (1962)
i Gaylords furono un gruppo vocale pre-rock’n’roll di Detroit che inanellò una serie di fortunate hit nei primi anni ’50, poco prima che prima che Jerry Lewis, Chuck Berry, Little Richard, Elvis e compagnia bella diventassero i protagonisti assoluti delle classifiche e idoli dei giovani. Patzo For Pizza è un oscuro stornello cantato in un inglese stentato con un pesantissimo accento italiano con tanto di parti in dialetto napoletano e mandolini a profusione. Un gioiellino camp che sarebbe un peccato dimenticare.
The Wirtschaftswunder – Pizza (1984)
Trasferiamoci sul finire della stagione della Neue Deutsche Welle, la new wave tedesca da noi tanto amata. Parliamo dei Wirtschaftswunder, un collettivo internazionale con batterista tedesco, tastierista canadese, chitarrista ceco e cantante italiano (siciliano per la precisione). Il loro singolo Pizza è un pastiche tra tedesco e italiano che sulla carta potrebbe ricordarci i gloriosi Spliff con la loro Carbonara, ma qui purtroppo c’è meno goliardia anche se la base dal tiro funk farlocco, gli scratch campionati e i suoni di tastiera da cartone animato ci fanno capire che non si prendevano molto sul serio, come ci confermano passaggi tipo «Pizza siciliana, pepe del vulcano / la mia grossa mamma, lei dice dice dice / che devo prendere la farina e un poco d’olio» o «Pizza amore mio / per te, per me, per Dio».
Avenida 29 – It’s Pizza Time (1984)
Nome spagnolo, titolo inglese ed etichetta (la Thick Records) specializzata in italo disco. Combinazione perfetta per questa produzione italianissima, dimenticatissima e rarissima (basta vedere i prezzi di vendita su Discogs). In realtà la base sarebbe anche apprezzabile, se non fosse per la voce terribile e quel ritornello «eeehhh ooohhh it’s pizza time» che fa davvero passare l’appetito.
Blanco Panna – We Love Pizza (2000)
Nel nostro menu poteva mancare l’inconfondibile pizza maranza? Ovvimente no! Il nome Blanco Panna non è altro se non una delle tante produzioni dance made in Italy, questa volta alle prese con la bubblegum dance di Aqua e simili che andava tanto di moda tra la fine degli anni ’90 e i primi 2000. Quindi come da copione (già scritto) eccovi serviti lui con il vocione grosso che ripete ossessivamente «We like pizza» e lei con fare angelico che intona coretti zuccherosi «waaaooo waaaooo we love pizza». Messaggio poco elaborato ma piuttosto chiaro. Ah! dimenticavo: non mancano i mandolini sintetizzati.
Pizza Kids – We Like Pizza (2006)
Sfondiamo il taboo dello sfruttamento dei minori con questo one shot dei fantomatici Pizza Boys. Roboante produzione tedesca anni 2000, cassa dritta modello “autoscontro sagra di paese” e poveri bambini a cantarci ossessivamente «I like pizza pepperoni, mozzarella and anchovies / I like pizza with salami, and some cheese and oregano». Chi mai abbia ballato questa roba si faccia avanti perché merita un abbraccio.
Oliver Onions – Pizza (1984)
Forse qualcuno ricorderà Cenerentola ’80, una rivisitazione moderna della nota fiaba ambientata in una più moderna New York. Nel film la protagonista (Bonnie Bianco) si esibisce in una scena epica per tutti i paisà in giro per il mondo, cantando e ballando nella pizzeria del padre napoletano, sbraitando «I wanna tell you that this pizza is the bread of Napoli / Have a pizza wonderful pizza incredible pizza Napoli» e altre amenità simili. Il brano era farina (rigorosamente 00) del sacco degli Oliver Onions (che curarono tutta la colonna sonora e che compaiono brevemente nella pellicola nei panni dei due chitarristi-pizzaioli). La cosa davvero interessante è che i fratelli De Angelis devono aver creduto davvero in questa canzone decidendo di reinciderla, cantarsela e pubblicarla come singolo (ovviamente solo in Germania).
Pizza Boys – Oh Le Le (2000)
Rimaniamo in casa nostra questa volta con il produttore DJ Cavarra (anche se vive in Austria) e andiamo a ripescare un altra gemma per gli amanti della musica dance anni 2000. Qui abbiamo un testo notevole ripetuto fino allo spasmo; una specie di scioglilingua che sembra essere stato scritto da un bambino di 10 anni cresciuto nel ristorante italiano di un paesino sperduto nella Kleinwalsertal: «Tomato mozzarella, pizza bella, pizza bella. / Salami Margherita, pizza pazza dolce vita. / La pizza Capricciosa, sole mio, ma che cosa. / Madonna che ragazza, sole mio pizza pazza.» Come ciliegina sulla torta (o sarebbe meglio dire sulla pizza) il ritornello evergreen da gita delle medie «oh le le, oh la la, faccela vedé, faccela toccà» messo a caso. Non vi basta? C’è anche un «e vai così…!» piazzato a mo’ d’imboscata, che non può non riportarci alla mente Vasco del Jovanotti dei tempi che furono.
André van Duin – Pizza Lied (Effe Wachte…) (1993)
Che bello l’umorismo olandese! Se ne sentivate la mancanza nella nostra vita ecco che provvediamo noi. In questo caso abbiamo il famoso (in patria) comico canterino Hans van der Veen che a inizio anni ’90 interpreta la sua personale ode al disco di pasta ricoperto di pomodori e formaggio e dal fondo fatto di cartone (come canta lui) perché tanto nessuno se ne accorge (vabbé). Delirio e risate tra grandi e piccini con quel tipico retrogusto da Oktoberfest che non guasta mai e il tormentone dell’anno è sfornato.
Enge Buren – Pizza Calzone (Se bastasse una canzone) (2000)
In questo caso non si tratta di una presa per il culo dell’italiano visto dall’estero, né del racconto di qualche vacanza nel Belpaese, bensì di una canzone d’amore. Sì, una canzone d’amore ma non dedicata a qualche fanciulla, bensì al non plus ultra dell’italianità nel mondo dopo la Mafia: la pizza, ovviamente. Ma non una pizza qualsiasi: il calzone! Come ne parlammo tempo fa, ci pensano gli olandesi Enge Buren a svoltarci la giornata confezionando questa perfetta parodia sulle note della celeberrima Se bastasse una canzone di Eros Ramazzotti e il piccolo capolavoro dell’assurdo è servito. Buon appetito.
Höhner – Pizza Wundaba (1987)
Nella zona di Colonia il carnevale non è affatto uno scherzo. È una cosa serissima e gli Höhner ci hanno praticamente costruito sopra una carriera cantando canzoncine e canzonacce principalmente nel dialetto locale, iniziando negli anni ’70 e proseguendo indefessi ancora oggi (nel 2007 raggiunsero addirittura il primo posto nella classifica dei singoli in Germania). Ma torniamo ai favolosi anni ’80 quando vide la luce Pizza Wundaba e come avrete intuito la buttano in vacca. Su una marcetta sciorinano il solito pasticcio di italiano “crucchizzato” e coloniese, usando espressioni e parole italiane quasi a caso: mamma mia, grande sinfonia, prosciutto, espresso, grappa, Carabinieri, buon appetito e il tragico un tomata bella. L’esplosione arriva nel ritornello con un coro che è un vero e proprio tripudio da carnevale germanico «Oh la la willse do eine Pizza? / Oh la la pizza wundaba!». Magia e pubblico impazzito. Hanno vinto loro.
Granny Turtleman – Pizza From Italia (1983)
Dalla Germania ci trasferiamo in Austria e… sorpresa, sorpresa, le cose non cambiano di molto. Qui l’inno alla pizza si trasforma in una sorta di disco-schlager da ciucciarsi le dita. La nostra conoscenza Granny Turtleman confeziona un perfetto singalong per i turisti austriaci durante i viaggi in autobus verso le spiagge della Riviera Romagnola grazie a un ritornello assassino.
Andy Luotto – Pizza fritt (1982)
Andy Luotto è una delle tante creature di Renzo Arbore che lo lanciò nel programma televisivo L’altra domenica nel 1976. Grazie alla combriccola che girava intorno al mondo di Arbore nel 1982 incide in singolo Giarrettiere & Rock’n Roll sul cui lato B compare la magica Pizza fritt scritta da Luotto assieme al duo Antonio & Marcello e arrangiata dal Maestro Mazza. Un torrido funk napoletano dal groove incredibile che gioca con gli stereotipi americani (concettualmente simile a quello che fece Adriano Celentano con la sua altrettanto incredibile Prisencolinensinainciusol, anche se in maniera diversa) e che potrebbe stare in qualsiasi selecta di groove italiano d’annata. «Everybody say… pizza fritt!».
Lasse Holm – Cannelloni Macaroni (Pizzeria Fantasia) (1986)
Qui abbiamo quasi barato, perché l’icona del pop svedese Lasse Holm, come abbiamo già raccontato, nella sua iconica Cannelloni Macaroni (Pizzeria Fantasia) decanta non solo la pizza ma anche un po’ tutta la cucina italiana (più che altro qualsiasi piatto a base di carboidrati pare andargli bene). Che diavolo di pizze siano la fiuggirola o la bussola ancora non lo abbiamo scoperto, ma poco importa perché questo è un assoluto capolavoro e atto d’amore verso la cucina italiana con spericolata sfacciataggine e senso del ridicolo.
Andy Luotto – Eat la Pizza Pie (1985)
Il Gioca Jouer è un po’ come aver gettato plastica in mare, nonostante le maree l’allontanino dal nostro sguardo prima o poi ce la troviamo tra i piedi. Questa volta è ancora Andy Luotto che nel suo primo album recupera il motivetto facendone un canovaccio per Eat la Pizza Pie, ennesima goliardata questa volta cantata in un siparietto indimenticabile a Quelli della notte… (e dove altrimenti?). Anche qui gioca la carta dell’inglese-napoletano ma questa andando direttamente sul nonsense (perfettamente in linea con la trasmissione) che serve a riempire la musichetta in sottofondo con inviti a mangiare la pizza perché… «è buona, è buona, eat la pizza pie / e mangiala qua, e mangiala là / e mangiala su e mangiala giù / e basta che mangi perché… / perché è buona, è buona», fino ad arrivare al ritornellone da cantare tutti insieme senza farsi troppe domande «oh papaya, I like la pizza pie-a». Difficile fare di meglio.