Due novembre 2023, una data storica per i fan dei Beatles. È appena uscita l’ultima canzone con i quattro al gran completo, o quasi. Se ne è parlato e se ne parlerà a lungo, e anche noi vogliamo dare il nostro piccolo contributo.
Sono diventato beatlesiano grazie a John Lennon, e ho fatto “a ritroso” la scoperta dei Beatles durante gli anni della mia adolescenza, partendo proprio da John. Sono un suo fan sfegatato da circa trent’anni e nel corso di questo tempo ho cercato tutto di lui: libri, interviste, video, fino ad arrivare alla scoperta di Napster, un programma che permetteva di scaricare file non proprio legalmente a una velocità che definire bassa è un complimento, aprendomi il mondo dei suoi brani inediti: versioni alternative, canzoni più o meno complete, semplici abbozzi, demo voce e chitarra o pianoforte su un registratore quattro piste (John non sa scrivere la musica e per il suo processo di composizione questo sistema si è rivelato a dir poco fondamentale già dai tempi dei Beatles). Registrazioni perlopiù tratte dalla trasmissione radiofonica The Lost Lennon Tapes in onda fra il 1988 e il 1992, e parzialmente pubblicate nel corso degli anni con le varie compilation di Lennon fra le quali spicca la John Lennon Anthology, operazione simile alla Beatles Anthology ma dedicata alla sua carriera solista.
Proprio la monumentale antologia beatlesiana composta da tre doppi CD e quattro DVD di film documentario (assolutamente imperdibile per qualsiasi appassionato di musica) scaturì accese polemiche all’epoca per i due nuovi brani inediti dei Beatles presi dai demo di John: Free As a Bird e Real Love. Operazione commerciale, truffa legalizzata o semplicemente un omaggio?
Free As a Bird tratta dalla prima parte della Anthology uscita nel 1995 è una classica ballata in stile Lennon, potente e maestosa, ma il demo era purtroppo incompleto: Paul e George scrissero per l’occasione parte del testo e crearono la canzone-omaggio perfetta, grazie anche alla produzione di Jeff Lynne, fan sfegatato dei Fab Four ma anche frontman degli Electric Light Orchestra, nonché ideatore e componente del supermegagruppo Traveling Wilburys in compagnia di Bob Dylan, Tom Petty, Roy Orbison e George Harrison.
Real Love uscita a inizio 1996 con la Anthology 2 è una canzone d’amore, già sentita grazie alla colonna sonora del film documentario Imagine: John Lennon del 1988 con una demo voce e chitarra differente da quella usata per il brano dei Beatles. John evidentemente non era soddisfatto del brano e in rete si possono trovare diverse versioni, più lente o più veloci, suonate al piano o alla chitarra; l’effetto sorpresa per noi fans in questo caso non c’è stato così come non ci sono stati interventi nel testo da parte degli altri componenti della band.
La Anthology 3 si apre senza brani inediti: che è successo? Per anni se ne discusse e si scoprì che Yoko Ono, vedova di Lennon, diede una musicassetta a Paul con quattro canzoni; le prime due furono usate e le rimanenti erono Grow Old With Me e Now And Then. Se la prima venne pubblicata nel postumo Milk And Honey nel 1984 come demo e successivamente nel 1988 arricchita da una sezione di archi curata da George Martin, storico produttore dei Beatles, per la Lennon Anthology e infine incisa anche da Ringo Starr nell’album What’s My Name del 2019. Now And Then è, invece, rimasta dormiente fino a oggi.
Diciamolo subito: per i fan accaniti dei Beatles non è nulla di nuovo, visto che versioni più o meno ripulite di questo demo del 1978 girano da anni su YouTube.
Nel 1994 i tre Beatles e Jeff Lynne ci lavorarono, registrarono alcune parti, ma George definì il demo «fucking rubbish» (fottuta spazzatura), e non avendo la tecnologia per ripulire decentemente il brano il lavoro si fermò fino al 2021, anno di uscita del documentario Let It Be, rimasterizzato in digitale nel quale venne applicata l’intelligenza artificiale per isolare le voci di sottofondo per carpire pure la più insignificanti conversazioni dei Beatles in studio. Lo stesso processo è stato applicato a Now And Then (e recentemente anche ai live dei Nirvana presenti nel cofanetto per il trentennale di In Utero).
Nel mini-documentario pubblicato come anteprima del brano vediamo tutto l’amore della grande famiglia Beatles, con contributi audio di Paul, George, Ringo e del figlio minore di John, Sean che narrano nel dettaglio la (ri)costruzione del brano, arricchito da scene inedite della reunion del 1994: emozionante e suggestivo allo stesso tempo.
Dopo averne fatto una scorpacciata di ascolti doverosa (almeno per chi scrive) c’è davvero qualcosa che non torna. L’impressione è che non suoni come una canzone dei Beatles: la batteria iniziale sembra quasi arrabattata e la prima parte del brano con ola voce di John in primo piano mi ha dato l’impressione di essere fredda e distaccata, quasi che il processo di pulitura abbia sterilizzato l’interpretazione. Difetto ancora piu grande è la mancanza di una parte del brano originale, forse la mia preferita, nella quale John canta «I don’t wanna lose you, oh no, no abuse you or confuse you, Oh no, no, sweet darlin’». Troppo personale? Troppi riferimenti a John e Yoko e troppo poco Beatles? Forse, ma con John in vita pubblicarono una certa The Ballad of John and Yoko, decisamente più personale di questi riferimenti, ma nel 2023 le decisioni le prende solo Paul.
Tale omissione si spiega se analizziamo il testo: nel demo originale la canzone parla chiaramente di un amore agli sgoccioli, mentre la versione Beatles con l’eliminazione di quella sezione e opportune aggiustatine al testo («I want you to return from me / I know return to me» diventa prima «I want you to be there for me / aways to return to me») apre a un’interpretazione del rapporto di amicizia fra Paul, Ringo e gli scomparsi John e George assolutamente posticcia (ipotesi confermata dal videoclip).
Tecnicamente tutto è impeccabile (produce il figlio d’arte Giles Martin) e ci riporta decisamente alle sonorità di Free As a Bird, ma in questo caso il contributo vocale degli altri Beatles e le loro celebri armonie sono praticamente impalpabili. L’assolo di chitarra, se possiamo così definirlo, è semplicemente un accenno senza struttura e con poca fantasia suonato da Paul con una slide guitar a omaggiare George (siamo sicuri apprezzerebbe una prova cosi dozzinale?). Il crescendo finale e le trame orchestrali non salvano il brano e la chiusa, mccartiana al 110%, è la cosa che mi ha più convinto.
Magari fra vent’anni Now And Then sarà considerata un classico o quasi come Free As a Bird e Real Love, ma senz’altro è la più apocrifa dei tre brani postumi e, personalmente, è po’ troppo triste per essere una canzone targata Beatles. A malincuore, con infinito amore per John Lennon e soci dico senza vergogna che questa operazione recupero dal fondo del barile non mi ha convinto per nulla.