andrea true connection

Andrea True, da reginetta dei film per adulti a star della disco music

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Una delle star di prima grandezza durante la Golden Age of Porn fu Andrea True, al secolo Andrea Marie Truden; nata e cresciuta a Nashville da una famiglia di emigranti sloveni, da giovane studiò pianoforte e canto, seguendo le orme della madre cantante di professione. Un piccolo prodigio dai capelli rossicci che a soli 15 anni già conduceva uno show televisivo per teenager in un canale televisivo locale.

Dopo un matrimonio fallito in giovanissima età, a 25 anni si trasferisce a New York per studiare recitazione e per cercare di entrare nel mondo dello spettacolo come ballerina-cantante-attrice. Nonostante l’aspetto piacente le occasioni non arrivano, se non come semplice comparsa. In contemporanea alla sua carriera di attrice si mette alla ricerca di un contratto discografico ma anche qui senza particolare successo. Così nel 1972, quasi per scherzo, accetta la proposta di un amico di partecipare a un film pornografico (che verrà distribuito con il titolo profetico di Meatball), pensando che comunque sarebbe stata una pellicola poco nota.

Alla fine girerà una quarantina di film sino ai primissimi anni ’80 diventando una delle maggiori star del genere e prendendo parte anche al noto Deep Throat Part II (Gola profonda) nel 1974.

Insoddisfatta della sua carriera di attrice a luci rosse e con il desiderio di seguire il suo sogno nel mondo dell’industria discografica, ebbe l’opportunità di registrare la sua prima canzone in modo fortuito e rocambolesco.

Nel 1975 si trovava in Giamaica a registrare una pubblicità per una società immobiliare del posto (un po’ come farà Amica Chips con Rocco Siffredi) e proprio mentre lavorava lì, il governo giamaicano vietò il trasferimento di qualsiasi tipo di bene all’estero, in risposta alle sanzioni imposte dagli Stati Uniti dopo l’elezione di Michael Manley come primo ministro, solo perché sostenitore di Fidel Castro. Qundi le opzioni erano due: tornare a casa senza essere pagata o spendere i soldi sul posto. Decise così di registrare una demo di More, More, More, brano su cui aveva lavorato con il suo compagno, nonché produttore discografico Gregg Diamond, dando così il via alla sua carriera discografica.

https://youtu.be/VFbj5brONaA

Tempo di mixare il brano e creare una vera e propria band chiamata The Andrea True Connection (i vari componenti varieranno da album in album) e More, More, More vide la luce. Inizialmente il singolo venne distribuito solo nelle discoteche diventando rapidamente uno dei brani disco music preferiti nei nightclub di tutti gli Stati Uniti nell’inverno 1975/1976.

andrea true connection more more more

Questo convinse la casa discografica Buddah Records (la stessa che pubblicò l’album di debutto di Captain Beefheart) a pubblicare il 45 giri nella primvera del 1976; il singolo raggiunse la posizione numero 4 della Billboard Hot 100 e da qui deflagrò in tutto il mondo, diventando uno dei brani disco più noti di tutti i tempi.

Un successo meritato per una canzone accattivante, ipnotica e sensuale, con un testo leggermente provocante e con non molto velati riferimenti alla sua carriera di attrice hard («If you want to know how I really feel / Get the cameras rollin’, get the action goin’»). La perfetta sorellina di Love To Love You Baby di Donna Summer, pubblicata esattamente nello stesso periodo.

https://youtube.com/playlist?list=PLYVZwXG7nis3tivO91kJcD4UnEyi2KVbv

Dopo un debutto del genere era davvero difficile fare di meglio e difatti non ci riuscì. Nonstante l’album d’esordio (pubblicato nel 1976 e intitolato senza fantasia More, More, More, per ovvie ragioni di marketing) e il successivo White Witch non mancassero di brani accattivanti come Party Line, N.Y. You Got Me Dancing, What’s Your Name, What’s Your Number e It’s All Up To You (coverizzata anche da una giovane Ilona Staller) nessuno riuscì ad avvicinarsi al successo di More, More, More.

andrea true connection white witch

Se il primo album era una perfetta liturgia di disco-funk che catturava perfettamente le sonorità dell’epoca, il secondo capitolo della saga musicale di Andrea True si allontana dalle atmosfere prettamente disco virando verso un suono più vario e multiforme o semplicemente confuso ed indeciso sulla reale direzione artistica da intraprendere.

White Witch vede la luce nel 1977 ed è un mix spesso convincente tra rhythm & blues, soul, disco music e accenti rock (c’e anche una cover neanche troppo malvagia di Sally Can’t Dance di Lou Reed). Il brano più bizzarro è però la tittle track, un esperimento reggae con un testo senza senso che non lesina stereotipi sulla Giamaica, la marijuana e vaghi riferimenti all’amore universale.

Nonostante il piccolo grande capolavoro What’s Your Name, What’s Your Number il disco non ebbe il successo sperato e Andrea True fu costretta a tornare (suo malgrado) a calcare nuovamente i set a luci rosse, anche perché sarebbe riuscita a ottenere il pagamento delle royalty sui suoi dischi venduti solo in tarda età e dopo una lunga battaglia legale.

Nel 1980 arriva il colpo di scena: l’etichetta italiana Ricordi (tramite la sua sotto-etichetta Ricordi International) decide di scommettere nuovamente sulla pornostar canterina facendole incidere un nuovo disco, questa volta come solista.

andrea true war machine

Questo terzo album intitolato War Machine, oggi dimenticato da tutti, per ragioni ignote venne distribuito solamente in Italia e Austria, ma la vera novità è il nuovo cambio di passo o il segno di un ultimo disperato tentativo di tornare al successo.

Con la musica disco ormai morta Andrea True cerca di reciclarsi come rocker femminile in equilibrio tra new wave, scorie punk rock e hard rock.

Venne persino realizzato un videoclip piuttosto dozzinale per la title track con tanto di spade, vestiti in pelle e motociclette, ma tutto ciò non servì a non far affondare nell’anonimato.

La fase finale di una creatura affascinante e anomala in un mondo probabilmente non suo. Nonostante questo con grande tenerezza le note di copertina dedicano l’album alla pace nel mondo e alla ricerca di soluzioni alternative a problemi energetici e guerre.

Visti gli scarsissimi risultati commerciali e ormai prossima alla quarantina Andrea True decise definitivamente di chiudere prima la sua carriera musicale e poi quella del cinema per adulti ormai surclassata dalle giovani leve.

La pietra tombale sulle sue ambizioni musicali arrivò a causa di un gozzo che si formò attorno alle sue corde vocali e che fu rimosso chirurgicamente ponendo fine alla sua capacità di cantare in modo professionale.

https://youtube.com/playlist?list=PLYVZwXG7nis17_MNlr2OA1i5OX1fuBSby

Successivamente si dedicò a mille cose: dall’attività in campo immobiliare al telemarketing, fino a fornire supporto a persone con problemi di droga e alcol, diventando infine una consulente astrologica! Una volta ottenuti i compensi per i suoi brani si ritirò a vita privata nella sua casa in campagna a Woodstock dove condusse una vita semplice, riservata e tranquilla, sfumacchiando marijuana e cucinando (Andrea True era un’ottima cuoca) fino alla sua morte nel 2011 a 68 anni per complicazioni cardiache.

Nonostante la sua fama musicale durò giusto il tempo di qualche mese questa tenace ragazza dai capelli rossicci avrà sempre un positcino nel nostro cuore.

Vitorio “Vikk” Papa e Domenico Francesco Cirillo

Discografia

  • More, More, More (1976, Buddah Records)
    • A1. Party Line
    • A2. Keep It Up Longer
    • A3. More, More, More
    • B1. Fill Me Up (Heart To Heart)
    • B2. Call Me
  • White Witch (1977, Buddah Records)
    • A1. What’s Your Name, What’s Your Number
    • A2. You Make Love Worthwhile
    • A3. Life Is What You Make It
    • A4. It’s All Up To You
    • B1. N.Y. You Got Me Dancing
    • B2. White Witch
    • B3. Sally Can’t Dance (Lou Reed cover)
  • War Machine (1980, Ricordi International)
    • A1. Open Up Baby
    • A2. Hootchie Kootchie Floozies
    • A3. The Unkindest Cut
    • A4. Whatever Happened To Love?
    • B1. Makin’ Music For Money
    • B2. But Is That Love?
    • B3. Still Goin’ Down
    • B4. War Machine
    • B5. Rock ‘N Roll-Let It Go

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