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10 musicisti che volevano fare i calciatori

Alle volte è davvero difficile scegliere tra musica e calcio e alcuni nostri idoli hanno anche provato la via del pallone per poi, volente o nolente, appendere le scarpette al chiodo

La passione per il calcio è forte anche nel mondo della musica. Sarebbe infinita la lista delle grandi star canterine fanatiche del mondo del pallone: Antonello Venditti (Roma), Robert Smith (Queen’s Park Rangers), Eros Ramazzotti (Juventus), Liam e Noel Gallagher (Manchester City), Max Pezzali (Inter), Mick Jagger (Arsenal), Nino D’Angelo (Napoli), Bob Marley (Santos e Tottenham Hotspur), Piero Pelù (Fiorentina) e via cantando. Alcuni musicisti, però, non si sono certo fermati sugli spalti, ma hanno anche provato la via del pallone per poi, volente o nolente, appendere le scarpette al chiodo (se non per una sgambata domenicale con gli amici) e trovare la strada (più remunerativa) del palcoscenico fatto di strumenti, luci e amplificatori. Ecco qui una rapida carrellata (non certo esaustiva) di 10 musicisti che volevano fare i calciatori.

Mark Owen (Take That)

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Prima dell’incontro con Gary Barlow e della nascita dei Take That Mark Owen era un piccolo ragazzino nato a Manchester con scarsissimo interesse per la musica preferendo di gran lunga il campo di calcio. Stranamente tifosissimo del Liverpool il nostro aveva velocità e buone gambe che fecero ben preso una potenziale giovane promessa nei capi di provincia del Chadderton. Provò ad entrare senza successo nelle giovanili di Manchester United, Huddersfield Town e Rochdale. Sfortunatamente, a causa di un infortunio, dovette abbandonare il sogno di una carriera da professionista consolandosi rapidamente come idolo per ragazzine.

Francesco Baccini

Francesco Baccini era un talento in erba ma dal cuore combattuto, un giovane portiere di belle speranze nella primavera della Sampdoria nonostante fosse un tifosissimo del Genoa. A soli sedici anni fu costretto ad abbandonare lo sport dopo un infortunio al femore dedicandosi a tempo pieno al suo amato pianoforte. I grandi match non mancheranno diventando il portiere insostituibile della Nazionale Cantanti per moltissimi anni. Per non farsi mancare proprio niente nel 1993 scrisse l’inno per il centenario del Genoa cantandolo con tutta la squadra.

Johnny Marr (The Smiths)

Prima d’incontrare Morrissey e di fondare gli Smiths, Johnny Marr coltivava un’intensa passione calcistica: oltre ad essere un fan sfegatato del Manchester City il suo desiderio era diventare un calciatore professionista. Prima un provino al Nottingham Forest e poi con la sua squadra del cuore. Nessuno dei due andò a buon fine, non certo per le qualità del ragazzo che impressionarono gli osservatori, ma per il suo look che non veniva visto di buon occhio dagli allenatori dell’epoca essendosi presentato con eyeliner nero che attirò indifferenza e calcioni da parte degli altri compagni di squadra.

Ligabue

Luciano Ligabue vesta la maglia della Dinamo Rock contro i Comedians con l’arbitro Aldo Baglio

Da buon ragazzotto della provincia emiliana fatta di nebbia, lambrusco e zanzare, un giovanissimo Luciano Ligabue sgambetta sui campetti di calcio tra Reggio Emilia e Modena. Un buon terzino che vestiva la maglia della Corregese in Promozione prima di appendere le scarpette al chiodo e imbracciare la chitarra a tempo pieno.

Rod Stewart

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Prima di entrare nei Faces a diventare una vera e propria icona del rock (e, in tarda età, del pop geriatrico) l’ambizione di Rod Stewart era quella di diventare un calciatore, guidato dal padre allenatore e sulle orme del fratello maggiore con aspirazioni da professionista. A 15 anni era già entrato a far parte del settore giovanile del Brentford, ma non sbocciò mai come vero talento sportivo.

Nicky Byrne (Westlife)

Prima di ritrovarsi davanti ad orde di ragazzine urlanti in età prepuberale, a metà anni ’90 il cantante Nicky Byrne della boyband irlandese dei Westlife era già un calciatore professionista vestendo la casacca di portiere nelle fila dei giovani del Leeds United. Di fatto la carriera agonistica, però, non decollò mai veramente passando rapidamente in club minori nella natia Irlanda, prima di cambiare mestiere e raggiungere la celebrità.

Julio Iglesias

Julio Iglesias era un ragazzo con la stoffa. Un portiere dalla carriera promettente: neppure ventenne faceva parte del AD Plus Ultra (oggi nota come Real Madrid Castilla), seconda squadra del Real Madrid, giocando nella Segunda División spagnola, quando rimase vittima di un terribile incidente stradale che stroncò sul nascere la sue ambizioni sportive rischiando di fargli perdere definitivamente l’uso delle gambe. Durante l’anno e mezzo di dolorosa riabilitazione imparò a suonare la chitarra e iniziò a scrivere i suoi primi testi autobiografici dai toni ovviamente malinconici e nacque così la leggenda di uno dei cantanti più famosi della storia della musica pop.

Enrico Ruggeri

Enrico Ruggeri con la maglia del Sona, in Serie D

Strana la storia calcistica di Enrico Ruggeri che da giovane correva sui campetti milanesi con in tasca il sogno di diventare un calciatore assieme all’ex (?) amico Luigi Schiavone: trequartista il primo e portiere il secondo. Entrambi trovarono presto la loro strada come un’affiatatissima coppia di autori di innumerevoli successi della musica italiana lasciando il pallone come passatempo. Tutto questo fino a quando il ragazzo sessantaquattrenne nell’aprile 2021 viene ingaggiato dal Sona, club veneto di Serie D nel quale gioca Maicon, ex stella dell’Inter, squadra di cui è tifoso sfegatato. Tempo un paio di mesi ed Enrico Ruggeri fa il suo esordio in campionato: 9 minuti, giusto il tempo di un’allegra corsetta diventando probabilmente il giocatore più anziano di sempre a giocare nella federazione italiana.

Steve Harris (Iron Maiden)

Steve Harris impegnato in una partita con l’Iron Maiden F.C.

Il bassista e fondatore degli Iron Maiden nei primi anni ’70 era sulla strada del calcio professionistico, un promettente attaccante nelle giovanili del suo amato West Ham. Decise di mollare per dedicarsi completamente al mondo del rock’n’roll ma oggi come ieri la passione resta intatta giocando tornei di beneficenza con l’Iron Maiden Football Club e con tanto di campo da calcio a grandezza regolare (con annesso pub, ovviamente) nel giardino di casa.

Franco Battiato

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Franco Battiato nel 1985 mentre veste la maglia della Nazionale Italiana Cantanti

Difficile immaginare il serafico Franco Battiato sgomitare su un campo di calcio. Da ragazzo giocava nel Riposto nel ruolo di mediano-libero, arrivando a conquistare la Promozione (non vi giocò mai perché la società rinunciò per motivi economici). A 17 anni decise di lasciare la Sicilia per Milano e dedicarsi alla musica e così finì anche la sua carriera calcistica che gli “regalò”, il suo famoso naso: a 12 o 13 anni durante una partita sbatté la faccia contro un palo della porta, ma venne portato in ospedale solo dopo una settimana e non fu più possibile ridurre la frattura che gli lasciò un naso particolarmente pronunciato. Ritornò in campo per una partita nel 1985 grazie alla Nazionale Cantanti per un incontro benefico con una rappresentativa di Lega femminile.

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